l'intervista

F. De Leo: “Il PNRR sia l’occasione per voltare pagina col passato. Occorre andare incontro al futuro”

a cura di Raffaele Barberio |

Occorre avviare un progetto di ricostruzione del Paese che passi attraverso il lancio di nuovi campioni nazionali, in grado di essere da subito competitivi su scala globale nei settori che guidano il cambiamento.

Consueto appuntamento del lunedì con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kaufmann & Partners (Madrid), per ragionare su alcuni aspetti generali del PNRR e in particolare sulle opportunità di sostenere processi di creazione e sviluppo di nuove imprese capaci di competere sin da subito sui mercati globali. Parliamo degli Unicorni, un ambito in cui l’Italia è praticamente assente e distanziata dai Paesi avanzati.

Key4Biz. Da più parti si segnala una sorta di “arenamento” dell’azione di governo in ambito di PNRR. È davvero così?

Francesco De Leo. Si ha la sensazione che l’azione del Governo stia accusando un deciso affaticamento e che il PNRR, come pure molti dei temi che affollano le pagine dei principali organi di stampa, ci ricordi puntualmente il progressivo arretramento del Paese sul fronte dell’innovazione.

Key4Biz. A che si riferisce?

Francesco De Leo. A molti elementi. Gliene indico uno su tutti, che può sembrare marginale, ma che marginale non è. Come è possibile pensare di essere ancora rilevanti da qui al 2030, se nel PNRR non viene fatta menzione della necessità di entrare, su scala globale, nella classifica dei cosiddetti “Unicorni” (ovvero le start-up innovative che superano il miliardo di euro di capitalizzazione)? Ricordo che Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo e, ancor di più, dell’ACRI, ha rivolto a più riprese un monito che è uno sprone a fare meglio e fare di più, quando ci ha ricordato: “Occorre fare qualcosa di grande e farlo per primi”. Questo è la via maestra per cercare di agganciare la ripresa e rimanere competitivi nel contesto dell’economia globale. Purtroppo, il rischio del PNRR è quello di riconsegnare tra qualche anno un Paese ingessato in una visione provinciale del mondo, peraltro riassunta oggi in una lista di obiettivi che mancano di un punto di sintesi comune.

Key4Biz. È un atto di accusa pesante, nel suo complesso. Ma può spiegarci meglio il contesto degli Unicorni?

Francesco De Leo. L’anno che si è appena concluso è stato in tutto il mondo quello di maggiore successo per gli Unicorni. Se ne contano 1.058 quasi il doppio dei 586 del 2020. Soltanto negli Stati Uniti se ne sono registrati 254 in più rispetto al 2020, per un totale di 487. In Cina trovano sede 301 Unicorni, ovvero 74 in più di quelli registrati nell’anno precedente. Se guardiamo da noi in Europa, la Gran Bretagna è ancora al top con 34 Unicorni, seguita da Francia con 22, e Germania con 16. L’Italia, se escludiamo Yoox e Depop (il social network per abiti vintage creato da italiani, ma con sede a Londra e ceduto a Etsy per 1,6 miliardi di euro), non rientra in classifica. Di questo passo, si rischia di diventare irrilevanti, più velocemente di quanto ci sia dato di immaginare, anche perché nei settori chiave, quelli che hanno saputo esprimere la maggiore accelerazione su scala globale, dell’Italia non vi è traccia. parliamo di settori precisi: il Fintech [139], Software as a Service (Saas) [122], eCommerce [122], Intelligenza artificiale [84] e Cyber-security [40]. Al contrario, si direbbe che in merito alle risorse dedicate all’eco-bonus siamo “campioni del mondo”.

Key4Biz. Lei cosa consiglierebbe?

Francesco De Leo. C’è da augurarsi che il Governo Draghi sappia porre rimedio alla spaccatura che si sta producendo fra l’Italia ed il resto dell’Europa, perché se così non fosse, è possibile che l’unico risultato atteso, dovuto all’eco-bonus nell’edilizia, sarebbe quello di…una spirale inflazionistica sui prezzi di ponteggi e materiali da costruzione. Non mi sembra, francamente, un risultato di cui andare orgogliosi e non sarebbe di certo all’altezza delle legittime ambizioni che il nostro Paese dovrebbe avere per giocare un ruolo decisivo sulla frontiera dell’innovazione. Prima si invertirà questa tendenza e maggiori probabilità avremo di arrivare al 2030, ma senza avere l’amara sensazione di avere perso l’appuntamento più importante con il nostro futuro. Va detto che non partiamo battuti in partenza, ma occorre che si riprenda a correre veloci verso il futuro. C’è ancora troppo attendismo e poco coraggio nel prendersi responsabilità delle scelte chiave per portare il Paese fuori dalle paludi di un passato che non tornerà. Napoleone Bonaparte diceva che: “Chi ha paura di essere battuto sia certo della sconfitta”. Si sente l’irrinunciabile bisogno di un cambio di mentalità e di orientamento nella politica degli investimenti.

Key4Biz. Si direbbe che il mondo corra molto più veloce di quanto siamo disponibili ad accettare. Il PNRR dovrebbe essere l’occasione che stavamo aspettando: o non è così?

Francesco De Leo. Per agganciare la ripresa, occorre stare dalla parte giusta del cambiamento. Per farlo occorre tenere presente alcuni requisiti chiave. Occorre puntare su quei settori che saranno i settori guida nel prossimo futuro, quelli che promettono tassi di crescita superiori alla media, per intendersi, e impegnarsi per quanto possibile a pensare in chiave globale. Se una di queste condizioni non fosse presente, meglio lasciare perdere. Non si deve evitare di sprecare inutilmente tempo e risorse, incorrendo in nuovo debito a livello Paese. Nelle condizioni in cui ci si trova non ce lo possiamo permettere. Ma per fare questo, occorre archiviare definitivamente il passato. Ogni minuto e ogni ora persa a tamponare situazioni pregresse ormai ampiamente compromesse (e avremmo l’imbarazzo della scelta nel citarle), ci allontana dall’obiettivo di farci trovare pronti all’appuntamento con il 2030.

Key4Biz. Perché pesa così tanto il passato?

Francesco De Leo. Se negli ultimi 20 anni non si è stati in grado di risolvere i problemi strutturali che hanno affossato il Paese, meglio voltare pagina e puntare dritto verso il futuro. Anche perché, per quello che ci è dato sapere dalle fonti pubblicamente disponibili, molte delle soluzioni proposte a livello di PNRR non sono al passo con i tempi. Mirano in larga misura alla conservazione dello status-quo, anziché promuovere un ricambio generazionale in grado di liberare nuove risorse e creare valore per gli investitori. Occorre avviare un progetto di ricostruzione del Paese che passi attraverso il lancio di nuovi campioni nazionali, in grado di essere da subito competitivi su scala globale nei settori che guidano il cambiamento.

Key4Biz. Vedo che batte sempre sullo stesso chiodo…

Francesco De Leo. Ma non si può non farlo. Meglio rilanciare con risorse fresche e su progetti di frontiera, che illudersi che chi non ha dato prova di essere competitivo in passato, si riscopra all’improvviso al passo con i tempi. Non si possono rispolverare, ad ogni cambio di maggioranza politica, ricette vecchie di generazioni e ripresentarle come se fossero la novità del momento, anche perché così facendo si arricchiscono solo i consulenti che continuano a riproporle, ossessivamente sempre le stesse, da più di 20 anni. Perché, se siamo arrivati fin qui, vuole dire che negli ultimi 20 anni non si è fatto alcun passo avanti. Si faccia allora uno sforzo collettivo per cercare di stare al passo con i tempi e le sfide che ci troviamo difronte. Indietro non si può tornare, “never throw good money, after bad money”.

Key4Biz.  Si direbbe che la liquidità, al tempo del PNRR, non manchi. Ma allora cosa ci manca per diventare un target più interessante per gli investitori internazionali?

Francesco De Leo. A livello globale, nell’anno 2020 in piena pandemia, nel mondo del Venture Capital si registravano picchi di investimento di circa 100 miliardi di dollari al trimestre. Nell’anno che si è appena concluso si sono superati i 160 miliardi di dollari a trimestre. Segno che gli investitori sono i primi ad essere consapevoli che siamo entrati in nuovo ciclo di innovazione, senza precedenti nella Storia. Nel 64% dei casi, stiamo parlando di ticket superiori ai 100 milioni di dollari per round di investimento: il ticket medio di ingresso sta crescendo, come mai si era registrato in passato e non solo negli Stati Uniti, ma anche qui in Europa. Da noi si ha la sensazione che le modalità di investimenti in innovazione abbiano un ticket significativamente inferiore alla media e dovuto a investimenti a pioggia, frammentazione, infine assenza di focus. Difficile, se non impossibile, così facendo, ottenere risultati degni di nota.

Key4Biz. Lei cosa suggerisce?

Francesco De Leo. Quando arrivai in Telecom Italia nel febbraio 1998, all’epoca ero Direttore Generale dell’azienda, chiesi di passare in rassegna tutti gli investimenti in Ricerca & Sviluppo dello CSELT a Torino (che in seguito sarebbe diventato Telecom Italia Labs). Su 980 miliardi di lire di vecchio conio, il ticket medio era di 2,8 miliardi lire, più o meno 1 milione e 400 mila euro di oggi, troppo poco e con troppe ed innumerevoli dispersioni di risorse. Si direbbe che non si sia imparato molto da allora. Ci vuole altro per attirare gli investitori. Occorrono focus e massa critica, perché altrimenti si rischia di dare l’impressione di “giocare a dadi con il mondo”. È un po’ come se ci mancasse il coraggio di fare una scommessa sul futuro. Sembriamo troppo presi a cullarci nell’illusione che “piccolo è bello”. Purtroppo è un errore di impostazione già commesso in passato e che oggi non possiamo ripetere.

Key4Biz. Insomma, cosa possiamo aspettarci allora da questo PNRR?

Francesco De Leo. Dobbiamo impegnarci affinché a fine ciclo del più grande programma di investimenti, dal Piano Marshall ad oggi, anche l’Italia abbia un numero crescente di società tecnologiche di punta, con una capitalizzazione superiore ai 50 miliardi di euro. Ad oggi alla Borsa di Milano ne abbiamo solo tre: ENEL, Ferrari e Stellantis. Per farsi un’idea, solo nell’ultimo anno si sono registrati a livello globale più IPO che negli anni precedenti, con casi come Rinvian e Coinbase che hanno superato rispettivamente i 100 e i 64 miliardi di dollari di capitalizzazione. Le nostre società quotate in larga parte si assestano in una fascia in media più bassa rispetto ai propri “comparable” in Europa, e per questo siamo finiti per essere fra i Paesi più vulnerabili alle scorribande di fondi esteri speculativi.

Key4Biz. E come il PNRR ci potrà aiutare a invertire la tendenza?

Francesco De Leo. È di fondamentale importanza che il PNRR sia l’occasione per colmare il gap che ci separa dai nostri competitori in Europa e che fra qui e il 2030 ci siano nuovi protagonisti in grado di superare le soglia psicologica dei 100 miliardi di capitalizzazione. ENEL sarà sicuramente uno di questi. Ma se non sarà così, vuole dire che in molti settori saremo diventati del tutto marginali. Andiamo verso una progressiva polarizzazione dei mercati finanziari, con la contemporanea presenza di pressioni inflazionistiche e di deflazione a macchia di leopardo, per effetto di un’accelerazione pervasiva dell’innovazione in più settori fra loro interconnessi, come nel caso dell’energia, delle telecomunicazioni e dell’automobile. Non possiamo prevedere come sarà il futuro, ma possiamo immaginare che se vincerà la logica che ha portato all’eco-bonus nell’edilizia, assisteremo ad una spirale inflazionistica, che condannerà il Paese ad una posizione di fragilità strutturale.

Key4Biz. Allora saremo condannati senza possibilità di appello?

Francesco De Leo. No. Sono convinto che il Governo Draghi abbia ancora i margini di recupero e saprà correggere il tiro. Dobbiamo tenere presente che il governo si è insediato da solo 10 mesi e che occorre tempo per rimettere in corsa un Paese che da troppo tempo sembra abbia perso la voglia di riprendersi il proprio futuro. Winston Churchill diceva che: “A volte fare del proprio meglio non è abbastanza: dobbiamo fare ciò che è necessario”. Credo che questo insegnamento possa rivelarsi utile per noi e ai nostri giorni.