I numeri

Eutanasia in Olanda, in 19 anni concessa a 75.342 persone

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L’Olanda, in contemporanea al Belgio, è stato il primo Paese dell’Unione Europea ad ammettere nel proprio ordinamento una legge sul fine vita e sul suicidio assistito. E da quell’anno, in cui le morti ammontarono a 1.882, l’incremento dei casi è stato del 268%.

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Più 268% da quando c’è la legge (2002). Tolta la vita a 170 persone per demenza

In Olanda, a quasi 20 anni dall’introduzione della legge sull’eutanasia legale, sono morte 75.342 persone. In Italia, invece, l’omicidio consenziente è ancora reato. Dopo che la Corte Costituzionale italiana, presieduta da Giuliano Amato, ha respinto il quesito referendario sulla depenalizzazione dell’omicidio consenziente, guardiamo ai numeri di uno dei Paesi europei che prima di tutti ha legiferato in merito. L’Olanda, in contemporanea al Belgio, è stato il primo Paese dell’Unione Europea ad ammettere nel proprio ordinamento una legge sul fine vita e sul suicidio assistito. E da quell’anno, in cui le morti ammontarono a 1.882, l’incremento dei casi è stato del 268%, arrivando a 6.938 nel 2020. Questi i primi dati del rapporto 2021 delle Commissioni di controllo sulla eutanasia in Olanda.

Le leggi sull’eutanasia in Europa

Per fare una fotografia dello stato in cui versano le leggi sull’eutanasia in Europa non si può non partire dalla Svizzera. La Confederazione elvetica, infatti, è stata la prima realtà statale a depenalizzare il suicidio assistito. Nel “lontano” 1942 ci fu una vera e propria rivoluzione. Mentre il resto del continente combatteva la Seconda guerra mondiale, in Svizzera oltre alla depenalizzazione del suicidio assistito vennero redatte le prime depenalizzazioni sulle relazioni omosessuali. Bisognerà aspettare il 2002 per vedere altri due Stati procedere in tale direzione. L’eutanasia in Olanda e in Belgio diventa legale proprio in quell’anno mentre nel 2009 fu la volta del Lussemburgo, nel 2005 della Colombia e un anno dopo del Canada.

La regolamentazione negli Stati Uniti e negli altri Paesi europei

Per gli Stati Uniti occorrerebbe fare un discorso a parte, siccome ogni Stato della repubblica federale legifera a sé: dal 1997 al 2019 solo 10 Stati hanno promulgato leggi sul fine vita e sul suicidio assistito. E ognuno di questi con sfumature e depenalizzazioni differenti. Nel 2017 è stata l’Australia legiferare sull’eutanasia, nel 2020 la Germania e nel 2021 la Spagna. In Francia esiste solo il concetto di “lasciar morire”, contrario quindi all’accanimento terapeutico. In Gran Bretagna stanno diminuendo le sanzioni e solo in casi molto particolari le cure possono essere interrotte. Insomma, quel che si può dire è che le leggi sull’eutanasia sono nuove per la maggior parte degli Stati e sono ancora tanti quelli che non hanno preso posizione in merito.

Come funziona l’eutanasia in Italia

Proprio per il fatto che solo da pochi anni si è iniziato a parlare di eutanasia e diritto alla morte, il discorso è più complicato di quello che può sembrare. Un conto è la depenalizzazione dell’omicidio consenziente, un conto è l’accanimento terapeutico e un altro ancora il suicidio assistito. Ecco perché ogni Paese si muove in maniera diversa: il diritto è più complesso di una bandiera politica, a prescindere che essa sia favorevole o contraria a quello che generalmente viene definito come eutanasia, ossia “buona morta”. In Italia, infatti, ci sono state più sentenze della Corte costituzionale, apparentemente anche in contrasto, e una sola legge del Parlamento. Ma andiamo con ordine.

Il caso di Dj Fabo e di “Mario”, il paziente marchigiano per cui è già stato scelto il farmaco

Dopo il caso Englaro e di Piergiorgio Welby, i primi di rilevanza mediatica, c’è stato quello di Dj Fabo, accompagnato da Marco Cappato in una clinica svizzera a morire. Cappato, invece che essere perseguito, fu assolto perché fu dichiarata, dalla stessa Corte Costituzionale, l’impunibilità per chi procura la morte a un “paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

E’ proprio su questa sentenza che si sta fondando la possibilità di “Mario” – nome di fastasia – il paziente tetraplegico marchigiano a cui verrà somministrato un farmaco per far valere la sua volontà di morire. Il fatto che la Corte Costituzionale sul quesito referendario si sia posta in tutt’altra posizione evidenzia le possibili sfaccettature del problema. Inoltre, in Italia di fatto c’è una legge che regolamenta l’eutanasia, anche se non liberalizzandola pienamente come vorrebbero i Radicali. Stiamo parlando della Legge 219 del 2017, per cui “ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere può esprimere la propria volontà in materia di trattamenti sanitari, indicando un fiduciario che lo rappresenti”. Insomma, ok l’eutanasia ma con testamento biologico e passando da un iter medico-legale che certifichi volontà e circostanze.

I casi di eutanasia in Olanda rappresentano il 4% dei decessi

Una situazione completamente diversa, come dicevamo, è quella olandese. Qui la regolamentazione è davvero minima. Lo dimostrano, senza entrare nel merito delle leggi, i dati delle Commissioni di controllo sull’Eutanasia. A partire dal 2002, cioè da quando è stata approvata la legge che consente la “dolce morte”, il numero di episodi è aumentato del 268%. Gli ultimi dati sono quelli del report del 2021 e parlano di 6.938 persone che hanno chiesto e ottenuto di morire. In totale, quindi, in quasi 20 anni di leggi sono morte 75.342 persone. Un numero altissimo in confronto agli altri Paesi europei. Basta pensare che i morti da Covid-19 in Olanda sono “appena” 21mila. I dati più aggiornati evidenziano che le morti per eutanasia in Olanda rappresentano il 4,1% (nel 2019 il 4,2%) del numero totale di decessi nel 2020, quantificabili a 168.566 persone.

Le motivazioni che permettono il diritto alla morte in Olanda

I dati della Commissione sono molto dettagliati e ci permettono di comprendere anche l’iter e le motivazioni per cui viene concessa l’eutanasia in Olanda. Il primo dato interessante è che i casi dove un medico ha applicato l’eutanasia di un paziente incapace, basandosi sulla dichiarazione di volontà scritta, sono veramente pochi: su 6.938 casi nel 2020 solo due. Non è quindi il testamento biologico la via preferita per arrivare all’addio definitivo tramite eutanasia.

Ma quali sono le ragioni principali? Su 6.938 casi nel 2020, 4.480 erano affette da tumore e 458 da malattie al sistema nervoso come SLA o Parkinson. Per “malanni di vecchiaia” hanno ottenuto la morte 235 persone, per malattie psichiatriche 88  e per demenza ben 170. Nell’ultimo anno, sono 23 i ragazzi sotto i 30 anni per cui si è applicata la legge sull’eutanasia, mentre la fascia d’età che coinvolge più persone è quella tra i 60 e gli 80 anni: 3.772 persone. Un dato che differenzia particolarmente l’Olanda con la Svizzera è quella del luogo del decesso. Se nel primo caso l’81% delle morti avviene nella propria abitazione, in Svizzera avviene per lo più in cliniche private. Infine, sempre sul totale del 2020, per 26 casi si trattava di doppia eutanasia (13 coppie).

Il caso di Noa Pothoven

Un caso che fece particolarmente discutere fu quello di Noa Pothoven. La 17enne, che ha subìto diverse violenze sessuali sin dall’età di 11 anni e che per questo soffriva di depressione, stress post-traumatico e anoressia, è morta domenica scorsa con il consenso dei familiari ma senza ricorrere a eutanasia o suicidio assistito. In base alle ultime informazioni diffuse dai media olandesi, infatti, la giovane si è lasciata morire smettendo di bere e di mangiare. La decisione è maturata dopo che le autorità del Paese avevano rifiutato la sua richiesta di morire, posticipandola al compimento dei suoi 21 anni.

I numeri reali sull’eutanasia: potrebbero essere di più

Ma non è finita qui, perché è probabile che i casi di eutanasia in Olanda siano di più rispetto a quelli dichiarati dalle autorità. Ogni volta che un medico esegue l’eutanasia su una persona, infatti, non è obbligato a comunicarlo. Lo fa solo volontariamente. Quindi i casi ufficiali sono solo quelli che i medici decidono spontaneamente di comunicare e rendere pubblici. E quanti sono quelli dei quali non c’è notizia? Molto difficile da dire. In un articolo pubblicato nel 2017 dal New England Journal of Medicine si afferma che, per esempio, nel 2015 i casi di eutanasia furono 7.254 e non 5.561. Ciò significa che, in media, il 23% delle operazioni non verrebbe dichiarato: se così fosse, in 19 anni di legge i morti non sarebbero 75.342, ma 92.670.

I dati si riferiscono al: 2002-2021

Fonte: Governo olandese