Il Rapporto

Euipo: in Italia il 24% dei giovani accede ancora a contenuti pirata, ma cresce la paura per le cyber minacce

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Un terzo (33%) degli europei intervistati di età compresa tra i 15 e i 24 anni ha effettuato l’accesso a contenuti digitali pirata, ma sale al 60% la quota di chi ha scelto l’offerta legale. Bagnoli Rossi (FAPAV): “I rischi per gli utenti di imbattersi in frodi informatiche o compromettere i propri dati personali sono sempre maggiori”.

Il nuovo Rapporto Euipo sui comportamenti giovanili e la proprietà intellettuale

La pandemia da Covid-19 ha favorito in tutta Europa un’accelerazione della transizione digitale a livello sociale, con un gran numero di nuovi utenti di rete, soprattutto di nuovi consumatori di servizi e contenuti digitali, tra cui l’offerta legale di film, serie, eventi sportivi e spettacoli live, ma anche l’acquisto di prodotti informatici e device di connessione.

Se da una parte l’accesso all’offerta legale è cresciuto tantissimo, dall’altra si registra ancora una certa tendenza al consumo di contenuti piratati, cioè offerti da siti e piattaforme che non rispettano nessun vincolo di copyright.

Secondo la terza edizione della “Scheda di valutazione sui giovani e la proprietà intellettuale”, pubblicata dall’EUIPO, l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, più della metà (52%) degli europei intervistati (di età compresa tra i 15 e i 24 anni) ha riferito di aver acquistato almeno un prodotto contraffatto online nell’ultimo anno, intenzionalmente o accidentalmente, e un terzo (33%) ha riferito di aver effettuato l’accesso a contenuti digitali da fonti illegali.

Per quel che riguarda lo streaming o il download di film, serie, eventi sportivi e spettacoli live, solo per citare le categorie più popolari, il 60% dei giovani europei ha riferito di preferire l’accesso a contenuti digitali provenienti da fonti legali, rispetto al 50 % del 2019.

La pirateria online non diminuisce

Questa terza edizione della scheda di valutazione del rapporto tra i giovani e la proprietà intellettuale conferma le tendenze rilevate nelle edizioni precedenti e offre approfondimenti più dettagliati sulle percezioni e sull’atteggiamento dei giovani. In un momento in cui il commercio elettronico e il consumo digitale registrano una crescita significativa, l’aumento di acquisti intenzionali e involontari di prodotti contraffatti costituisce una tendenza preoccupante”, ha dichiarato il Direttore esecutivo dell’EUIPO, Christian Archambeau.

“La pirateria non diminuisce – ha affermato Archambeau – anche se i giovani consumatori preferiscono sempre più contenuti provenienti da fonti legali. Questa nuova analisi fornisce un prezioso strumento per aiutare parti interessate, responsabili politici, educatori e organizzazioni della società civile a elaborare iniziative di sensibilizzazione per sostenere le scelte informate dei nostri giovani cittadini e consumatori”.

Federico Bagnoli Rossi

I dati europei rivelati da EUIPO, soprattutto in riferimento al consumo di contenuti pirata tra i più giovani, confermano la necessità di non abbassare la guardia soprattutto in questo momento storico di ripartenza dell’industria audiovisiva dopo l’emergenza sanitaria”, ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV.

Anche per questo è fondamentale affiancare alle attività di contrasto specifiche azioni di comunicazione e sensibilizzazione e la recente campagna FAPAV “We Are Stories” si muove proprio in questa direzione – ha precisato il Segretario Generale – è bene ricordare, inoltre, che dietro la pirateria si nascondono realtà criminali complesse che operano a livello nazionale ed internazionale. I rischi per gli utenti di imbattersi in frodi informatiche o compromettere i propri dati personali, come sottolineato dalla ricerca EUIPO, sono sempre maggiori e non vanno sottovalutati”.

La fruizione illecita dei contenuti online, i dati in Europa e in Italia

In Italia, questa percentuale sale 61%, anche se il 24% dei giovani ha dichiarato di aver preferito “consapevolmente” il consumo di contenuti pirata.

Nel complesso, in Europa il 33% degli intervistati ha affermato di aver fruito di questi contenuti digitali in violazione del diritto d’autore, di questi il 21% lo ha fatto in maniera consapevole ed intenzionale.

L’uso intenzionale di fonti illegali è rimasto superiore alla media tra gli uomini e i giovani con un elevato livello di istruzione. Allo stesso tempo, la prevalenza di tale comportamento è variata in misura significativa per paese, dal 29 % in Belgio al 12 % in Germania.

I principali tipi di contenuti digitali reperiti da fonti illegali sono stati film (61%), serie/programmi televisivi (52%) e, in misura minore, musica (36%), software (35 %), giochi (33%), eventi sportivi dal vivo (35%) e libri elettronici (32%).

Motivazioni e timori dei più giovani

I motivi alla base di questi comportamenti sbagliati sono sempre gli stessi, il prezzo, la disponibilità, la facilità di accesso, le influenze sociali di famigliari e amici, a cui si aggiungono anche altre considerazioni, come il disinteresse rispetto alla legalità, la mancanza di percezione di qualsivoglia differenza tra i prodotti originali e quelli contraffatti nonché la facilità di reperire od ordinare prodotti contraffatti online. Un intervistato su 10 ha fatto riferimento a consigli da parte di influencer o persone famose.

Per la maggior parte dei tipi di contenuti provenienti da fonti illegali, i siti web dedicati hanno costituito il canale di accesso privilegiato, in particolare per i film (63 %) e le serie televisive (59 %). Per quanto riguarda la musica, le applicazioni sono il canale più utilizzato per accedere a contenuti piratati (39 %), mentre per le foto tale canale è rappresentato dai social media (36 %).

Tra colo che scelgono l’offerta legale, invece, un ruolo chiave sembra l’abbia avuto il rischio crescente di attacchi informatici, la minaccia di frodi online e di sottrazione di informazioni personali sensibili, ma anche l’impatto negativo che certe pratiche hanno sulla società, l’economia e anche l’ambiente nel loro insieme.

Circa la metà di coloro che hanno dichiarato di avere fruito di contenuti da fonti illegali ha affermato che cesserebbe di farlo se fosse vittima di una minaccia informatica (41 %) o una frode informatica (40 %), mentre il 24 % ha affermato che desisterebbe qualora si imbattesse in contenuti di scarsa qualità.