eSport: in Francia i giocatori di videogiochi presto equiparati a veri sportivi

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Oltre a proteggere i giocatori, le misura proposte serviranno anche ad attirare investimenti in un settore in forte crescita e dominato da Stati Uniti e Corea.

La notizia che presto, in Francia, chi partecipa a competizioni di videogiochi sarà equiparato a uno sportivo ‘vero’ potrà far sorridere e prestarsi a battute di vario genere, ma tant’è.

I cugini d’oltralpe hanno preso la questione molto sul serio. La misura è nata, è proprio il caso di dirlo, a furor di popolo: grazie, cioè, alla creazione di una piattaforma online per avanzare proposte nell’ambito della stesura della legge battezzata “per una repubblica digitale” che sarà esaminata dal Senato ad aprile.

“E’ la misura di gran lunga più popolare tra gli internauti”, ha affermato Axelle Lemaire, Segretario di Stato per il digitale, che ha appena ricevuto un rapporto parlamentare sull’eSport.

Undici le proposte avanzate nel rapporto, di cui le tre principali puntano sostanzialmente a: garantire giuridicamente l’organizzazione di queste competizioni; a chiarire lo status sociale dei giocatori professionisti e a incoraggiare lo sviluppo del settore in Francia.

Il documento, redatto dal deputato Rudy Salles e dal senatore Jérôme Durain sottolinea la necessità di inquadrare in un articolo della nuova legge le competizioni di videogiochi, che in Francia contano 850 mila ‘praticanti’ e circa 4,5 milioni di spettatori occasionali, ma che attualmente sono considerate come le lotterie, quindi teoricamente illegali ma ‘tollerate’.

Oltre a proteggere i giocatori, ha spiegato Salles, le misure proposte serviranno anche ad attirare investimenti in un settore in forte crescita e dominato da Stati Uniti e Corea, “già molto avanzati su questo fronte”. La Francia, insomma, vuole porsi come pioniere in Europa, anche per tutelare i tantissimi minori che partecipano a queste seguitissime competizioni.

Lo stesso Salles ha ammesso di aver storto il naso al pensiero di dover lavorare a delle proposte sull’eSport, ma di aver capito, dopo aver mosso i primi passi in questo mondo, che l’eSport “non è una questione che riguarda due tipi stesi su un divano con un joystick in mano: questo è semplicemente un grosso equivoco”.

Allo studio, ha anticipato Lamaire, anche la possibilità di equiparare le regole per la trasmissione delle competizioni di eSport a quelle delle partite vere e proprie, così da permettere ai canali che le trasmettono di sfuggire divieto di pubblicità occulta, che impone loro di offuscare le magliette dei giocatori con gli sponsor, o addirittura a non citare il nome del gioco a cui si sta giocando.