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Ericsson: in vista 3 mila licenziamenti e outsourcing delle attività

Ancora un piano di ristrutturazione lacrime e sangue per un nome storico dell’ICT mondiale. Ericsson ha confermato il prossimo taglio di circa 3 mila posti di lavoro in Svezia e la chiusura delle ultime attività di produzione ancora operative nel paese.

La notizia non arriva certo a sorpresa: dopo i conti del secondo trimestre – chiuso con un calo dell’utile netto del 24% a causa della continua debolezza della domanda – la società,  fra i maggiori fornitori di apparati di rete globali, ha avviato un nuovo programma di contenimento dei costi da 9 miliardi di corone.

Il piano di ristrutturazione mira a ridurre i costi, aumentare il focus sulla ricerca e sviluppo, a virare dall’hardware al software e a raggiungere maggiore flessibilità nella produzione.

A luglio, subissato dalle critiche dei maggiori azionisti della società, la famiglia Wallenberg e la holding Industrivarden, il Ceo Hans Vestberg ha rassegnato le dimissioni dopo 28 anni in azienda di cui gli ultimi 7 al comando, lasciando ilo timone al Chief financial officer Jan Frykhammar.

I tagli toccheranno sia la produzione (1.000 posizioni) che la Ricerca e Sviluppo (800) e altre attività dislocate in Svezia presso i siti di Boras, Goteborg, Karlskrona, Kumla, Linkoping e Stoccolma. Le riduzioni di personale saranno ottenute tramite una combinazione di riduzioni volontarie e forzate, ma anche facendo ricorso all’esternalizzazione di attività.

Per ottenere ulteriori risparmi, Ericsson cercherà anche di tagliare i costi esterni, in primo luogo riducendo il numero di consulenti in Svezia e, più in generale, tagliando i costi operativi.

Per quanto riguarda l’apparente controsenso di puntare sulla R&S annunciando al contempo il taglio di 800 posti di lavoro, la società ha annunciato che queste posizioni in uscita riguardano principalmente i ruoli amministrativi e che nel corso dei prossimi tre anni saranno assunti un migliaio di ingegneri in Svezia.

Il piano di ristrutturazione dovrebbe essere completato nel primo trimestre 2017. Solo per la chiusura dei siti di  Boras e Kumla – quelli maggiormente interessati dai tagli – il processo sarà più lungo e dovrebbe concludersi nella seconda metà del prossimo anno.

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