Sicurezza

ePrivacy, Europarlamento contro le backdoors dei Governi per decrittare contenuti a scopi investigativi

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Un emendamento alla direttiva ePrivacy del Comitato Libertà civili dell’Europarlamento chiede di vietare ai Governi l’accesso alle comunicazioni elettroniche a scopi di indagine antiterrorismo.

Alcuni membri del Comitato Libertà civili, Giustizia e Affari Interni (Libe) del Parlamento Europeo hanno avanzato un emendamento alla direttiva ePrivacy sulle comunicazioni elettroniche per garantire maggior garanzia di protezione da parte degli Isp rispetto agli accessi non autorizzati da parte delle autorità alle comunicazioni elettroniche. L’emendamento, il numero 116 della direttiva ePrivacy, chiede inoltre maggiori garanzie tecnologiche per la riservatezza e sicurezza della trasmissione dati, con sistemi di encryption per i dati.

Di fatto, l’emendamento chiede di vietare sistemi di decrittazione dei dati a tutti gli stati membri, “che non devono imporre obblighi ai provider di servizi di comunicazione elettronicia che rendano più deboli i sistemi di sicurezza e crittografici di reti e servizi”.

Dopo i recenti e ripetuti attacchi terroristici nel Regno Unito

Le proposte della Commissione Libe arrivano pochi giorni dopo che il primo ministro britannico Teresa May e il presidente francese Emmanuel Macron hanno promesso l’introduzione di misure più forti nei confronti delle piattaforme di messaggistica come WhatsApp e Telegram, che usano sistemi di crittografia, e una settimana dopo che il ministro degli Interni Thomas de Maizière ha dichiarato che sta lavorando ad una legge per dare a se stesso il diritto di decrittare i messaggi.

Se adottato, l’emendamento proposto dalla Commissione Libe dell’Europarlamento metterebbe la legislazione sulla privacy europea in contrasto con con quella del Regno Unito, degli Usa e dell’Australia e di alcuni governi degli stati membri, che hanno chiesto a gran voce l’utilizzo di backdoors per aiutare le autorità nella lotta al terrorismo.

In particolare, l’emendamento in questione creerebbe non pochi grattacapi al Governo di Londra, che vuole mantenere le norme su privacy e data protection in linea con quelle della Ue, per garantire il libero flusso dei dati anche dopo la Brexit.

Il Governo britannico potrebbe quindi fare un passo indietro rispetto al giro di vite contro il terrorismo anche online, promesso dai Conservatori prima delle elezioni.

Se approvato, l’emendamento 116 metterebbe la normativa Ue in contrasto con i piani dei Conservatori britannici che vorrebbero imporre agli operatori di fornire in tempo reale accesso ai dati individuali di chiunque grazie a tecnologie ad hoc approvate nel controverso Investigatory Powers Act (IP Act). Tecnologie particolari, che consentirebbero alle autorità di ordinare alle aziende con più di 10mila utenti di adattare le loro tecnologie per consentire l’intercettazione e la raccolta di metadati.

L’Investigatory Powers Act in vigore nel Regno Unito impone alle aziende di rimuovere “le protezioni elettroniche”, dove possibile, su richiesta del governo.