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Enterprise 4.0. Innovation club, il network di imprenditori che traccia la via italiana all’industria 4.0

Dalla quarta rivoluzione industriale nasce il concetto di “Industria 4.0” e rappresenta la tendenza attuale di automazione dei processi e lo scambio di dati nel settore delle tecnologie di produzione.

Temi al centro del workshop “Industria 4.0 – dalla teoria alla pratica”, che ha visto le testimonianze dei soci fondatori di Innovation Club, un network di imprenditori che si focalizza sui più evoluti trend dell’innovazione: Matteo Linotto di Neosperience, Massimiliano Pasini, AD dei Poliambulatori Fleming Tecna, Davide Corna di Valeo Studio, Daniele Radici di Innovation Lab, Dario Longobardi di Neos Consulting, e Paolo La Torre AD di Financial Clab al Point di Dalmine, Polo per l’Innovazione Tecnologica della Provincia di Bergamo.

“Bisogna distinguere – ha chiarito Matteo Linotto – tra Industria 4.0 come strumento finanziario legato all’iperammortamento di beni fisici e il concetto di Industria 4.0 come impatto delle tecnologie digitali sui processi interni collaborativi e di vendita e sul modello di business dove c’è un focus sul tema della sottoscrizione”.

Nell’ottica di industria 4.0, vettore di sviluppo è l’interazione tra uomo e macchina, che coinvolge l’utilizzo di strumenti “touch”, sempre più diffusi, e la realtà aumentata: per fare un esempio la possibilità di migliorare le proprie prestazioni sul lavoro utilizzando strumenti come gli Smart Glasses.

C’è un ambito che si occupa del passaggio dal digitale al “reale”, e che comprende la stampa 3D, la robotica, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato, razionalizzando i costi e ottimizzando le prestazioni. Ma il modello Industria 4.0 non è focalizzato solo sul recupero dell’efficienza in processi produttivi perché realizza il più importante impatto nell’evoluzione, dalla fornitura di prodotti a servizi estesi.

“Fleming Tecna – ha spiegato Massimiliano Pasini – innova non solo sulle tecniche di archiviazione digitale ma anche sulle strumentazioni diagnostiche. Essendo stati nel 1981 i pionieri del mercato (non esistevano all’epoca aziende private di medicina del lavoro) siamo stati anche i primi ad implementare tra le nostre dotazioni quello che oggi chiamiamo “mezzo mobile” che non è altro che un “furgone” allestito ad ambulatorio, dotato di cabina silente per le audiometrie, cabina per l’effettuazione delle lastre RX e tutto ciò che occorre per andare nelle aziende ns clienti ed effettuare la sorveglianza sanitaria in loco. Molto stiamo facendo negli ultimi anni per integrare le strumentazioni diagnostiche con i sistemi digitali, al fine di permettere ai nostri collaboratori medici specialisti di refertare gli esami a distanza ed ottimizzare così i costi”.

L’impatto del digitale sta cambiando anche il comportamento dei clienti, spostando sempre più i modelli di consumo da una logica di prodotto (singolo acquisto) ad una di servizio (sottoscrizione). Lo dimostrano ecosistemi innovativi come iTunes di Apple, Kindle di Amazon. Spostarsi verso un business dei servizi dovrebbe ormai rappresentare una priorità per ogni azienda, di qualsiasi dimensione, qualunque sia il core business di cui si occupa: l’evoluzione dell’offerta appare infatti ormai chiaramente orientata in questa direzione. Un simile adeguamento ha un forte impatto su tutti i processi aziendali.

“A febbraio – ha continuato Pasini -, abbiamo inaugurato un ambulatorio vulnologico innovativo, per la cura della ulcere cutanee che sfrutta la tele diagnostica per contenere i costi. Dopo una prima visita con il Chirurgo responsabile, le medicazioni potranno essere effettuate a domicilio del paziente da personale infermieristico (e quindi senza coinvolgere fisicamente il medico) ad un costo maggiormente contenuto pur mantenendo gli stessi standard di controllo e sicurezza per il paziente stesso”.

Saranno proprio le nuove tecnologie digitali ad avere un impatto profondo nell’ambito di quattro vettori di sviluppo: la prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in Big Data, Internet of Things e Cloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione.

“Valeo Studio – ha detto Davide Corna – nasce come web agency 19 anni fa. Quattro anni fa abbiamo iniziato a sviluppare, non solo siti internet tradizionali, ma abbiamo iniziato a sviluppare anche siti internet e portali ad alto contenuto tecnologico. Da un anno ci siamo focalizzati sull’industria 4.0, o meglio su quello che è la nostra visione di industria 4.0. Riscontro che in molte aziende ci sono ancora forti limiti. Digitalizzare significa iniziare, gradualmente, ad eliminare la carta, evitare qualsiasi possibilità di perdere dati o non tenere sotto controllo le informazioni, anche quelle digitali. Scrivere un TO DO sull’agenda di gmail e lasciarlo lì non significa digitalizzare”.

Altro aspetto fondamentale riguarda gli strumenti di analitica: una volta raccolti i dati, bisogna trasformarli in informazioni.

“Abbiamo analizzato il caso di un’azienda con clienti che richiedevano quotazioni o preventivi tramite il sito internet aziendale o via mail. Ogni giorno venivano redatte manualmente una cinquantina di offerte personalizzate e poi spedite singolarmente ai singoli clienti. Spesso con diversi scambi di mail tra i diversi tecnici nei diversi uffici. Grazie ad un software web based creato da noi è stata automatizzata e facilitata la creazione dell’offerta, con l’utilizzo di diversi strumenti di collaboration interna. Oggi l’invio al cliente è automatico. A cadenza periodica il sistema invia automaticamente anche un questionario di soddisfazione, atto al miglioramento aziendale sia commerciale che operativo”.

Ma oggi solo l’1% dei dati raccolti viene utilizzato dalle aziende. Un altro esempio concreto di digitalizzazione? “Una importante azienda bergamasca – ha continuato Corna – nel settore produzione plastica costruisce bellissimi e moderni impianti, anche robot di assemblaggio, ma il controllo qualità per ogni singolo lotto viene effettuato su carta su moduli prestampati. Noi abbiamo realizzato un’applicazione che dialoga in tempo reale con il gestionale aziendale. A bordo macchina è stato montato un tablet che richiede all’operatore un fleg per ogni step di controllo qualità, il gestionale aziendale riceve in tempo reale lo stato di controllo per ogni singolo lotto di produzione con vantaggi su tempi e costi di gestione e l’abbattimento di possibili errori”.

Abbracciare un business di servizi significa orientare la vendita, la produzione, la ricerca di ogni reparto aziendale: perché cambia il posizionamento sul mercato, cambia il marketing e il modo in cui l’azienda si propone, innovando anche produzione, progettazione e prototipazione. Strumento utile è il Business Model Canvas.

“Uno strumento – ha spiegato Daniele Radici – attraverso il quale si effettua un design strategico. Dal 2008 ad oggi, è lo strumento che ha saputo generare un nuovo approccio “progettuale” al business. Grazie ad Alexander Osterwalder, dal suo lancio (avvenuto prevalentemente nel mondo delle startup) ad oggi il Business Model Canvas (BMC) è infatti entrato sempre di più nelle Università e nelle aziende di tutto il mondo. Uno strumento costruito sulla logica del “visual thinking” che consente di condividere concetti complessi in maniera semplice, creando un linguaggio universale, comprensibile a tutti: su un foglio di carta, diviso in nove spazi, vengono elencate le voci principali del business. La validità sta nel fatto che rende visiva un’idea e la pone sotto stress. L’imprenditore deve così farsi delle domande, considerare delle ipotesi e poi validarle “uscendo dall’ufficio” e confrontandosi con ciò che fino ad un minuto prima aveva su carta”.

Tra le misure cardine del Piano Industria 4.0 c’è anche l’”Iper ammortamento” e la “Nuova Sabatini”, volte ad incentivare gli investimenti in tecnologie rivolte alla trasformazione digitale delle aziende. L’iper ammortamento è un’agevolazione che consente di incrementare del 150% il valore del bene strumentale da portare in ammortamento, riducendo così la base imponibile che rileva in sede di determinazione IRES e IRAP.

“Sono iper ammortizzabili – ha chiarito Paolo La Torre – gli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2017, termine prorogabile al 31 giugno 2018 qualora il relativo ordine risulti accettato dal venditore entro la data del 31 dicembre 2017 e, entro la medesima data, sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. È indispensabile per poter accedere a quest’agevolazione, una perizia tecnica giurata che attesti l’esistenza dei requisiti tecnici, tali da includerlo negli elenchi ai predetti allegati, e l’esistenza dell’interconnessione al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura. Per gli acquisti inferiori a 500mila euro è sufficiente una dichiarazione del legale rappresentante, ma pare comunque opportuno munirsi della perizia tecnica vista la responsabilità penale della dichiarazione”.

Gli investimenti agevolabili sono: beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori, sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità, dispositivi per l’interazione uomo-macchina e per il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza, software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni connessi ad investimenti in beni materiali “Industria 4.0”.

Sono iperammortizzabili sia i beni acquisiti in proprietà sia quelli acquisiti con contratto di locazione finanziaria (leasing).

“La Nuova Sabatini – ha concluso La Torre – è una misura che prevede un finanziamento agevolato alle PMI, per massimo 5 anni, di importo compreso tra 20mila e 2 milioni di euro a fronte di investimenti nell’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica, compresi big data, cloud computing, banda ultralarga, cybersecurity, robotica avanzata e meccatronica, realtà aumentata, manifattura 4D, RFID (radio frequency identification), sistemi di tracciamento e pesatura rifiuti. Il finanziamento copre il 100% dell’investimento e il ministero concede un contributo che copre parte degli interessi sul finanziamento pari al 2,75% annuo per gli investimenti ordinari e al 3,575% per gli investimenti in tecnologie digitali e sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti”.

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