Da Leonardo a Spielberg

EntARTainment, effetti speciali per rilanciare il cinema made in Italy

di Bruno Zambardino, Armando Maria Trotta |

Se il nostro settore cinematografico non fosse in crisi, se i soldi per fare i film ci fossero anche dalle nostre parti, potremmo contare su professionisti degli effetti speciali in grado di surclassare persino i cugini d’oltreoceano.

C’è stato un tempo nel quale trasferirsi da Firenze a Roma era considerato emigrare all’estero ed in quel tempo lì, un giovane di belle speranze intraprese un lungo viaggio alla ricerca di un posto fisso. Visto che nessuno ci aveva pensato prima e il problema del collocamento era cosa seria e urgente, il giovane, per facilitarsi il compito, decise di inventare il curriculum vitae e sopra vi scrisse un po’ di tutto, tutto quello che era in grado di fare, tutto ciò che avrebbe voluto fare.

La rubrica EntARTainment, ovvero libere riflessioni sull’economia dei media e della creatività tra nuovi linguaggi, mercati globali e moderne fruizioni. A cura di Bruno Zambardino Docente di Economia del Cinema e dello Spettacolo alla Sapienza e Direttore Osservatorio Media I-Com, in collaborazione con Armando Maria Trotta, autore cinematografico. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.
Questo cervello in fuga, una volta giunto a Roma, non riuscì ad ottenere nemmeno un incontro con il Papa, poiché il vicario di Cristo era troppo impegnato a favoleggiare su un revival in grande stile delle crociate medievali che tanto lo avevano emozionato nei racconti che gli facevano gli zii da bambino. E allora, il povero emigrante, si rivolse alla famiglia Sforza, a Milano, visto che all’epoca il capoluogo Lombardo era una città più aperta all’innovazione ed aveva una vocazione internazionale più pronunciata rispetto alla nepotistica e decadente Roma.

Le cose andarono bene ed ottenne l’ingaggio, ma lui ambiva a fare il pittore di corte e invece, visto che i posti erano già tutti presi, dovette dedicarsi alla scenotecnica: fu così che, in assenza di essi, il giovane inventò i primi effetti speciali per il teatro, tra tutti, il più spettacolare, quello che passò alla storia, fu quello del leone robotizzato con più di trenta movimenti automatici che semino il panico in tutta la sala, sia tra le dame che tra gli audaci cavalieri. Il nome di quel giovane era Leonardo; semplicemente Leonardo, e veniva da Vinci. Un cervello in fuga che ebbe il merito di gettare le basi di una tecnica e di una poetica dell’intrattenimento che, nel corso dei secoli, ha saputo donarci momenti di autentico divertimento.

La palla passa ai francesi e abbandoniamo il rinascimento: è il momento di Méliès (quello del Cabret di Spielberg, per intenderci!) e del suo viaggio sulla luna.

Un viaggio indimenticabile e pionieristico. Un viaggio che ha suscitato emozioni per più di un secolo e che ha creato una vera e propria setta di epigoni del “cinemago”. I più illustri sono Peter Jackson e la sua Weta (Leggi: EntARTainment: miracolo del digitale, così resuscita gli attori defunti) e George Lucas con la Industrial Light and Magic, ma un po’ ovunque si contano grossi studi di effettistica e piccoli sgabuzzini attrezzati di soli monitor e bibite gassate (e i risultati, molto spesso, ne risentono).

Gli effetti speciali, dalla loro invenzione, hanno stimolato l’occhio del fruitore e l’ingegno dell’inventore, servono a farci immedesimare meglio nel mondo magico che è fuoriuscito dalla penna di qualche (troppo) audace sceneggiatore, servono a rendere reale ciò che non esiste e non potrà mai. Chi di noi non ha volato assieme a Superman, chi non ha schivato i proiettili assieme a Neo, chi non è rimasto a bocca aperta come Alan Grant nel vedere i branchi di dinosauri scorrazzare liberi nel parco divertimenti più pericoloso al mondo?

Nulla di nuovo sotto al sole, le major americane possono contare su studi fantasmagorici in grado di far rivivere virtualmente qualsiasi cosa, ma l’Italia di Leonardo come è messa?

Un altro Leonardo (Leonardo Cruciano) è uno dei soci fondatori della Makinarium, una società tutta made in Italy di effetti speciali che riunisce sotto il proprio brand il meglio delle maestranze nostrane. Con quel pizzico di italianità che non guasta mai, questa società si è aggiudicata importanti commesse, come ad esempio quella del nostro primo vero film di fantascienza “Il racconto dei racconti” o ancora come il maxi Colossal “Ben-Hur” e ancora “Zoolander 2”. Insomma, se il nostro settore cinematografico non fosse in crisi, se i soldi per fare i film ci fossero anche dalle nostre parti, potremmo contare su professionisti in grado di surclassare persino i cugini d’oltreoceano.

Che il rilancio del cinema italiano consista proprio in questo?

Ovvero, che serva dare battaglia al mondo a suon di sogni realizzati su grande schermo per poter riavviare un indotto economico che ci permetta di guadagnare con i blockbuster e di reinvestire in progetti più autoriali?

E poi, chi ha detto che i film pieni zeppi di effetti speciali non possano essere colmati anche di contenuti e visioni interessanti?

Sperando che presto ci accorgeremo del potenziale dei nostri maestri, è bene ricordare che non bisogna mai lasciarsi trarre in inganno dalla realtà!