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Energia elettrica: Svezia prima per export nell’Ue, Italia principale Paese importatore

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L’Italia Paese super importatore di energia elettrica

L’Italia non è un Paese energeticamente autosufficiente. Lo abbiamo capito in quest’ultimo anno di emergenza energetica, che ora è diventata una vera e propria crisi. Lo conferma ulteriormente uno studio sul mercato dell’energia elettrica in Europa di EnAppSys.

Nei primi sei mesi del 2022, l’Italia ha mantenuto il podio più alto di maggior Paese importatore di energia elettrica, 22TWh complessivi, di cui 9,6TWh dalla Svizzera e 6,7TWh dalla Francia, due nostri fornitori di vecchia data.

Niente di nuovo, direbbe qualcuno, visto che nel 2020 più di una società di analisi di mercato aveva piazzato il nostro Paese ai primi posti non solo d’Europa, ma del mondo intero, in termini importazioni nette di energia elettrica.

Eurostat posizionava l’Italia al vertice della classifica globale dei Paesi importatori con 44TWh di energia elettrica per il 2019 (seguiti dalla Germania con 40TWh). Un dato confermato dall’Agenzia internazionale dell’energia, che per lo stesso anno posizionava l’Italia al primo posto per importazioni nette alla pari degli Stati Uniti.

Nel 2019 abbiamo ricevuto 22,2 TWh dalla Svizzera, 15,2 TWh dalla Francia, 5,2 TWh dalla Slovenia, 1,2 TWh dall’Austria e oltre 1oo GWh da Grecia, Montenegro e Malta.

La classifica Ue dei Paesi esportatori e l’impatto del climate change

Al contrario, secondo EnAppSys, la Svezia per il momento conquista il podio più alto di maggior Paese esportatore netto di energia in Europa, con 16TWh, seguito dalla Germania, con 15,4 TWh, e dalla Bulgaria, con 6,6TWh.

Il dato svedese è risultato, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, dalla generazione delle centrali nucleari, dagli impianti idroelettrici e dai biocarburanti, con l’offerta eolica in crescita e la produzione di petrolio in diminuzione.

La Francia perde così il primato tradizionale di grande esportatore di energia al mondo (63 TWh nel 2019, contro i 49 della Germania e i soli 17 della Svezia), con un dimezzamento della sua capacità media in questi sei mesi del 2022. Un dato che è risultato diretto dei problemi relativi alla generazione nucleare (in cui hanno inciso la siccità e le temperature medie più alte del normale delle acque dei fiumi) che risulta in crisi da tempo.

I francesi hanno dovuto importare energia dalla Gran Bretagna, che a sua volta ha visto calare le forniture dalla Norvegia, generalmente grande Paese esportatore, ma che quest’anno ha dovuto fare i conti con una riduzione di capacità degli impianti idroelettrici (anche qui a causa della siccità).

Una situazione che se dovesse persistere minaccerebbe direttamente la domanda di energia britannica, fortemente interconnessa alla Norvegia. Secondo lo studio, infatti, il livello di riempimento delle riserve idriche disponibili per la generazione idroelettrica sono scese dal 74,4% a 49,3%.

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