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Energia elettrica, alle imprese italiane costa il 40% in più che in Francia e Germania

L’elettricità costa tantissimo agli italiani

Ad agosto i prezzi dell’elettricità in Europa hanno registrato una flessione generalizzata, spinti dal calo della domanda e dal prezzo del gas TTF sceso ai minimi degli ultimi dodici mesi. Tuttavia, l’Italia si conferma al vertice della classifica europea per il costo dell’energia elettrica: secondo i dati di Ember aggiornati al 2 settembre, il prezzo medio all’ingrosso del mercato del giorno prima è stato pari a 109,07 €/MWh, nonostante un calo del 3,7% su base mensile.

Il confronto con i principali partner europei mette in luce un divario crescente: in Francia il prezzo medio è stato di 78,01 €/MWh (-1,7%), in Germania di 77,67 €/MWh (-13,7%), in Spagna di 69,09 €/MWh (-6,5%). La Svezia, pur avendo segnato un balzo del 44,8%, rimane la più competitiva con soli 42,4 €/MWh. Anche nei Paesi dell’Europa centro-orientale i prezzi si attestano sotto la soglia italiana: Polonia 89,64 €/MWh, Slovacchia 78,9 €/MWh, Ungheria 80,29 €/MWh.

Paghiamo come italiani il 40% in più rispetto ai francesi e ai tedeschi, ancora di più rispetto agli spagnoli.

La dinamica continentale è stata favorita dal prezzo del gas TTF che, secondo i dati ICE, ad agosto si è attestato in un range tra 34 e 35 €/MWh, con un minimo di 31,6 €/MWh negli ultimi giorni del mese: il livello più basso dall’agosto 2024.

Essere il Paese con i prezzi più alti dell’elettricità non è un titolo di merito. Anzi, rappresenta un fattore di debolezza sistemica che si riflette sulla competitività dell’industria nazionale. L’elevato costo dell’energia, che grava su manifattura, acciaio, chimica e comparto tecnologico, erode i margini e riduce la capacità di competere con i player europei e globali.

Draghi: “Domanda di elettricità aumenterà del 40% per i centri dati entro 2030”

Non è un caso che Mario Draghi, nel suo Rapporto sulla competitività industriale commissionato dall’Unione europea, abbia posto l’accento proprio sul differenziale dei costi energetici. Draghi ha sottolineato come l’Europa, e in particolare Paesi come l’Italia, rischino di perdere terreno nei confronti di Stati Uniti e Cina, dove l’energia costa sensibilmente meno e l’industria può programmare investimenti di lungo termine con maggiore stabilità.

Un anno dopo, a Bruxelles, l’ex Premier italiano ha avuto modo di tornare sull’argomento, sottolineando che l’Europa finora ha allentato le norme sugli aiuti di Stato “in modo che gli Stati membri possano sovvenzionare i prezzi. Ciò potrebbe offrire un sollievo temporaneo. Non risolve però le ragioni strutturali per cui l’energia in Europa è così costosa. Tra queste vi sono i prezzi del gas che, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, sono ancora circa il doppio rispetto ai livelli pre-Covid; un sistema di determinazione dei prezzi in cui il gas continua a fissare il prezzo di mercato dell’elettricità nella maggior parte dei casi, anche con l’espansione delle energie rinnovabili; e oneri e tasse elevati”.

Costo che ha un peso enorme anche sui data center e quindi sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni nei Paesi dell’Unione: “I prezzi del gas naturale nell’UE sono ancora quasi quattro volte superiori a quelli degli Stati Uniti. I prezzi dell’energia industriale sono in media più che raddoppiati. Se questo divario non si ridurrà, la transizione verso un’economia high-tech subirà una battuta d’arresto. L’energia è fondamentale quanto la tecnologia per promuovere l’IA. La domanda di elettricità dei centri dati in Europa aumenterà del 70 per cento entro il 2030. L’energia rappresenta già fino al 40 per cento dei loro costi operativi”.

Le conseguenze per l’Europa

Il quadro continentale resta fragile. Al 1° settembre 2025, secondo la piattaforma AGSI, gli stoccaggi europei di gas erano pieni al 78,1%, contro il 92,36% dello stesso periodo 2024. La riduzione delle forniture norvegesi per manutenzioni stagionali e la concorrenza asiatica per il GNL hanno reso più complesso il riempimento degli stoccaggi estivi. Tuttavia, la prospettiva di un rallentamento della domanda asiatica apre spiragli per maggiori flussi di GNL verso l’Europa nei prossimi mesi.

Nonostante ciò, la struttura dei prezzi rimane fragile e soggetta a shock esterni. Per economie come quella italiana, altamente energivore e dipendenti dalle importazioni, la volatilità resta un fattore di rischio.

La sfida e le priorità per l’Italia

Per l’Italia, prima in Europa nel costo dell’energia, la priorità è ridurre il gap strutturale attraverso:

Il caro energia non è un’emergenza passeggera, ma una questione strategica che mette in discussione la capacità del Paese di restare un polo industriale attrattivo in Europa. Senza un intervento deciso, l’Italia rischia di trasformare questo involontario primato nel prezzo dell’elettricità in un ostacolo permanente allo sviluppo.

Dalla metà degli anni Novanta, secondo il Rapporto sulla produttività 2025 del CNEL, l’Italia ha iniziato ad accumulare un ritardo nella crescita della produttività, mostrando una dinamica più debole rispetto ai principali partner europei: nel periodo 1995-2024, vale a dire gli ultimi tre decenni, l’incremento medio annuo si è attestato attorno allo 0,2%, a fronte dell’1,2% registrato nell’UE27 (1,0% in Germania, 0,8% in Francia, 0,6% in Spagna).
Sono diversi i fattori critici che incidono su questo risultato (ricerca e sviluppo; competenze e investimenti; struttura del sistema produttivo; divari territoriali), ma certamente l’energia ha avuto in questi ultimi anni un peso non indifferente.

Paghiamo l’energia fino a 5 volte più che gli USA

Il costo dell’energia in questo Paese è insostenibile, perché quando lo paghiamo 4-5 volte in più verso gli Stati Uniti e lo paghiamo il 30-60% in più di alcuni Paesi europei è ovvio che diventa un problema per le aziende energivore”, ha dichiarato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in occasione dell’assemblea pubblica di Confindustria Emilia Area Centro.

Le microimprese italiane, che costituiscono il 95% del totale delle attività economiche presenti nel Paese e il 42% circa degli addetti, nel primo semestre del 2024 hanno pagato l’energia elettrica oltre due volte e mezzo in più delle grandi imprese (+164,7%), secondo stime dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

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