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ENEL non punta sul bitcoin, nessuna vendita di energia per il mining

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Fare mining nel 2018 ci costerà oltre 125 terawattora, che è quanto consumeranno tutte le auto elettriche al mondo solo nel 2025. Un’attività che non rientra nel percorso di decarbonizzazione scelto da ENEL.

Quest’anno il fabbisogno di energia elettrica per la creazione di valute virtuali in tutto il mondo potrebbe superare la domanda di elettricità prevista per i veicoli elettrici nel 2025. Inizia così il nuovo Rapporto di Morgan Stanley Research (MSR), dedicato al calcolo dell’impatto economico ed energetico che le criptovalute avranno sulle utilities globali.

Attualmente, la domanda mondiale di energia per il mining di criptovalute si aggira attorno ai 36 terawattora (TWh), ma alla fine del 2018 è stimata aumentare fino a 125-140 TWh, qualcosa come lo 0,7% del consumo globale che, per capirci, è pari a quanto consuma mediamente l’intera Argentina in un anno.

Entro la fine del 2018, quindi, è atteso un consumo medio di energia delle mining farm a partire da circa 125 tWh, un livello che le auto elettriche non raggiungeranno prima del 2025.

Tanto per farci un’idea dei livelli energetici in gioco, tutte le ecars Tesla in circolazione al momento, più o meno 280 mila, hanno bisogno di circa 1,3 tWh di elettricità secondo stime Fortune.

Fare mining di bitcoin costa 30 volte l’energia necessaria per muovere tutte le auto elettriche Tesla.

Il Rapporto calcola che per produrre un solo bitcoin ci vuole una spesa compresa tra i 3 mila ed i 7 mila dollari. Attualmente, un bitcoin vale intorno ai 10.000 dollari (a dicembre 2017 sfiorava i 20 mila dollari).

In relazione all’argomento, stamattina, una nota stampa ENEL informava che il Gruppo non è interessato, “in alcun modo”, alla vendita di energia destinata ad attività di mining di criptovalute”.

ENEL, è precisato nel testo, ha avviato “un chiaro percorso di decarbonizzazione e di sviluppo sostenibile” e ritiene che “l’uso intensivo di energia per il mining di criptovalute sia da considerare pratica non sostenibile e non in linea con il modello di business che il Gruppo sta realizzando”.

Ovviamente, come suggerito anche dallo studio MSR, una situazione del genere potrebbe chiamare maggiormente in causa le fonti energetiche rinnovabili. Visto il calo dei prezzi dei pannelli fotovoltaici, anche del 50% negli ultimi due anni, e dell’eolico, è chiaro che il mix delle clean energies aumenterà sempre più anche nel comparto fintech e potrà soddisfare in maniera progressiva la domanda energetica del mining di criptovalute.