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Enel diventerà azienda “platform-based”, il 50% degli investimenti nella decarbonizzazione

Più di 14 miliardi di euro per accelerare i processi di decarbonizzazione degli impianti del Gruppo Enel, con l’obiettivo di aumentare la capacità delle rinnovabili e continuare sulla strada della sostituzione del carbone con fonti pulite. Questi i dati contenuti nel “Piano Strategico 2020–2022” presentato stamattina: “massimizzare il valore attraverso la sostenibilità”.

Gli investimenti in decarbonizzazione del parco impianti a livello globale, si legge nel prospetto del Piano, ammonteranno al 50% del capex totale, con 14,4 miliardi di euro per accelerare la realizzazione di nuova capacità rinnovabile e sostituire progressivamente la generazione da carbone.

l Piano 2020-2022 si basa sul modello di business sostenibile che abbiamo costruito ed è in linea con i due trend globali che stanno cambiando il settore energetico: decarbonizzazione ed elettrificazione. La digitalizzazione del nostro vasto business di rete e l’adozione di piattaforme per tutte le attività relative ai nostri clienti sono fattori chiave di questo piano, promuovendo la realizzazione di efficienze e l’introduzione di servizi aggiuntivi”, ha affermato Francesco Starace, AD e Direttore generale di Enel, nel commento ai dati.
Il nostro nuovo piano prevede maggiori investimenti rispetto a quello precedente – ha aggiunto Starace – finalizzati direttamente al perseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”.
Stiamo preparando le nostre infrastrutture di rete e i processi di gestione clienti per il futuro, investendo nella digitalizzazione delle reti e nella progressiva trasformazione di Enel in un gruppo platform-based. Queste azioni sono fondamentali per sostenere l’elettrificazione dei consumi, dare impulso alla lotta contro il cambiamento climatico e assicurare la fornitura di energia accessibile e pulita”, ha concluso l’AD del Gruppo.

Entro il 2022, il Gruppo pianifica di sviluppare 14,1 GW di nuova capacità rinnovabile (+22% rispetto al piano precedente) e soprattutto ha annunciato la volontà di ridurre la capacità e la produzione da carbone del 61% e del 74%, rispettivamente, dai livelli del 2018.

La percentuale di rinnovabili sulla capacità totale dovrebbe raggiungere il 60% in tre anni, guidando l’aumento della redditività del parco impianti e aumentando la produzione a zero emissioni di CO2 fino al 68% nel 2022. Il contributo atteso degli investimenti di Enel in decarbonizzazione alla crescita dell’EBITDA di Gruppo ammonta a 1,4 miliardi di euro.
Alla voce elettrificazione dei consumi, gli investimenti stimati superano gli 1,2 miliardi di euro.

Altri 13 miliardi di euro saranno investiti nei fattori abilitanti della transizione energetica, basati sui due trend principali della decarbonizzazione e dell’elettrificazione, che offrono grandi opportunità sul mercato:
infrastrutture come fattore abilitante”, con 11,8 miliardi di euro che saranno investiti nella continua digitalizzazione e automazione delle reti;
ecosistemi e piattaforme“, con 1,1 miliardi di euro che saranno destinati alla continua realizzazione di servizi ed infrastrutture a sostegno della decarbonizzazione e dell’elettrificazione.

Secondo molte organizzazioni ambientaliste e associazioni civiche attive sui territori più inquinati del nostro Paese, il Gruppo Enel ha fatto molti passi in avanti rispetto ai decenni passati, quando carbone e petrolio erano gli asset principali della sua crescita, spostando progressivamente gli obiettivi industriali dai combustibili fossili alle fonti energetiche pulite.

Secondo Re:Common, Fondazione Finanza Etica (Banca Etica) e Greenpeace Italia, però, bisogna anche essere in grado di entrare in profondità di questi piani.
Ad esempio, è vero che Enel sta sostituendo il carbone nei suoi impianti, ma con il gas naturale, che inquina in maniera differente rispetto al carbone, ma non di meno (il metano ad esempio è un insidiosissimo gas serra, incide pericolosamente nell’aumento della temperatura media globale).

Bisogna ricordare, inoltre, che il Gruppo Enel è una realtà globale, con grandi interessi in Europa e Sud America, nonché negli USA.
Non stupisce infatti che sia ancora stabilmente nella lista nera dell’autorevole Global Coal Exit List per il consumo annuo di carbone superiore a 10 milioni di tonnellate.
Enel, infine, secondo il Report di Transport & Environment di quest’anno, rientra nei trenta impianti che hanno emesso più CO2 in atmosfera in Europa nel 2018, con le centrali a carbone di Civitavecchia, As Pontes e Litoral (le ultime due gestite dalla controllata spagnola Endesa) rispettivamente al 14°, 17° e 27° posto.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, ancora nel 2017 le fonti fossili hanno ricevuto nel mondo almeno 300 miliardi di dollari di sussidi ed esenzioni varie, in Italia 18,8 miliardi di dollari.

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