Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, è entrato a gamba tesa in uno dei dibattiti climatici più controversi del nostro tempo, ossia provare a raffreddare la Terra attenuando la luce solare.
Come? Con le costellazioni satellitari ovviamente. Inutile dire che per il magnate americano, ogni soluzione, ormai, passa dallo Spazio.
Il Solar Radiation Management
Musk ha usato X per condividere il suo punto di vista sul solar radiation management (SRM), una tecnica di geoingegneria impensabile solo fino a pochi anni fa: permette infatti di riflettere una parte dei raggi solari lontano dalla Terra.
Eppure, sebbene abbia del fantascientifico, con l’innalzamento delle temperature globali e le difficoltà nel trovare una quadra sulla riduzione delle emissioni di gas serra, l’SRM inizia ad attirare l’attenzione ed essere considerato come soluzione estrema dell’ultima ora, il piano B della crisi climatica.
Più nel dettaglio, Musk ha affermato che i satelliti possono essere usati per controllare la quantità di luce solare che raggiunge il pianeta.
Il concetto, noto come gestione della radiazione solare basata nello spazio, consiste teoricamente nell’utilizzare specchi o materiali riflettenti in orbita per deviare i raggi.
Si tratta di un’idea che unisce scienza del clima ed ingegneria aerospaziale, e che divide profondamente la comunità scientifica. Tuutavia, quando a parlare è il CEO del più grande operatore satellitare al mondo, le speculazioni su un potenziale coinvolgimento di SpaceX diventano inevitabili.
Grandi ambizioni, rischi ancora più grandi
Musk non è l’unico a pensare di “oscurare” il Sole. Una nuova ondata di startup sta testando tecnologie per raffreddare il pianeta: aerosol riflettenti nella stratosfera, sciami di specchi in orbita. Progetti che hanno già attirato milioni di investimenti, scommettendo su quella che potrebbe diventare la prossima frontiera della tecnologia climatica.
Ma secondo gli esperti, siamo lontanissimi dalla realtà: le incognite tecniche, etiche e ambientali sono immense. Modificare la radiazione solare potrebbe alterare i sistemi climatici globali, spostare le precipitazioni o causare raffreddamenti regionali imprevedibili. Anche con l’impressionante infrastruttura spaziale di Musk, portare un sistema SRM su scala planetaria resta un’impresa colossale. Molto più facile a dirsi che a farsi.
Per cominciare, nessuno sa davvero come la modifica della radiazione solare possa influenzare i sistemi climatici globali. Una sola valutazione errata potrebbe alterare i regimi delle precipitazioni o causare un raffreddamento regionale imprevedibile.
Le influenze della geopolitica
Oltre alla scienza, ci sarebbe poi il nodo geopolitico. Chi decide quando e come ombreggiare il pianeta? E cosa succede se gli sforzi di raffreddamento di una nazione provocano siccità in un’altra?
Domande irrisolte che hanno mantenuto l’SRM ai margini delle politiche climatiche ufficiali, nonostante l’interesse crescente da parte del settore privato.
La nuova frontiera di un miliardario?
Per ora, il commento di Musk sembrerebbe più un’ipotesi che una vera strategia aziendale. C’è però da considerare che se SpaceX entrasse davvero nel mondo dell’SRM, oscurerebbe le piccole startup che oggi sperimentano queste tecnologie. Con oltre 6.000 satelliti Starlink già in orbita e la capacità di lanciarne migliaia di altri, qualunque accenno di Musk è impossibile da ignorare.
Anche il tempismo non è casuale: con la lotta al cambiamento climatico in stallo, persino le idee più radicali iniziano a sembrare meno improbabili.
