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Elezioni a Roma, la smart city nei programmi dei candidati: le idee di Virginia Raggi

Il prossimo 5 giugno si terranno a Roma le elezioni amministrative per la scelta del nuovo sindaco. Tra i diversi schieramenti emerge un punto in comune: la maggiore attenzione ai temi della smart city.

Un argomento che non è richiamato esplicitamente nei programmi (le parole ‘smart city’ o ‘città intelligente’ non sono rintracciabili in nessun documento), ma che trova posto in diversi ‘punti’, tra cui: mobilità/trasporti, rifiuti, cultura, periferie, casa. In alcuni casi sono utilizzati anche i termini ‘startup’ e ‘digitale’.

Di politici che parlano in mezzo alla gente al mercato rionale, che vanno in bicicletta o in motorino, che vestono sportivi e si fanno riprendere mentre preparano due spaghetti in piazza, ne abbiamo visti tanti negli ultimi anni. Per capire meglio gli eventuali contenuti ‘smart’ di questi programmi elettorali, ogni settimana ne approfondiremo uno, evidenziandone gli spunti migliori. Si parte oggi con Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle.

Nel suo programma ’11 passi per Roma’ ci sono diversi elementi ‘smart’ e al primo posto c’è la mobilità sostenibile, dai trasporti pubblici locali (Tpl) alle piste ciclabili, fino all’uso di tecnologie digitali per rendere gli spostamenti in città più rapidi e intermodali: “I mezzi pubblici devono avere la priorità, subito corsie preferenziali protette e semafori intelligenti; la bicicletta deve diventare un mezzo sicuro ed efficace attraverso la realizzazione di corsie ciclabili leggere e stalli di sosta. Nuovi investimenti soprattutto sul ferro leggero di superficie e per la manutenzione dell’esistente. Tutte le nuove opere dovranno essere sicure, accessibili ed intelligenti”.

Qui c’è da aggiungere l’annuncio della Raggi sull’opportunità di usare anche a Roma (come Barcellona, Hannover e Londra) la funivia urbana per collegare le aree congestionate di Boccea e Casalotti (realizzazione 18-24 mesi).

Perché mobilità vuol dire crescita, qualità della vita, sviluppo economico ed efficienza. Strade come punto di incontro della cittadinanza, non solo spazio condiviso di ‘tensioni’ e ‘rabbia’. Strade sicure e accessibili a bambini, anziani e disabili. Strade come luoghi di innovazione sociale e di creatività diffusa.

Ma anche mobilità elettrica, car sharing, di riduzione di auto in circolazione, si più zone a traffico limitato, di smart working, più spazio alla mobilità alternativa: dai percorsi pedonali alle ciclovie.

Al secondo posto troviamo il capitolo ‘Rifiuti’ e il concetto abbozzato di economia circolare: “Ridurre i rifiuti, riusare e riciclare significa far risparmiare soldi ai cittadini e creare posti di lavoro”. Seguono, tra gli altri, i capitoli ‘Ambiente’ e ‘Casa’.

Per l’ambiente e il verde in città, i ‘grillini romani’ parlano di “16.000 ettari di natura protetta, biodiversità, reperti, monumenti, ville e casali” da difendere e della necessità di “Regole chiare sulle aree verdi e sulle modalità di gestione coinvolgendo la cittadinanza”.

Sul tema scottante dell’abitare, si propone di fare “manutenzione per le case pubbliche inagibili” e favorire “l’auto-recupero degli immobili coinvolgendo la cittadinanza attiva. Migliaia di cantieri aperti alle piccole imprese per il recupero degli alloggi perduti”.

Sullo sviluppo urbano sostenibile ll’M5S propone “Una città senza periferie” e una nuova urbanistica per Roma: “blocco dell’espansione urbana, salvaguardia di quel che resta della campagna romana e nuove regole per recuperare gli abitanti perduti. Un nuovo Piano che permetta a Roma di avere una rete diffusa di servizi ed agli abitanti dia la possibilità di sentirsi al “centro” in ogni parte del territorio urbano”.

Interessante anche il richiamo alla “messa in sicurezza delle scuole”, “a cui ci si possa iscrivere in modo semplice, e in cui ci siano mense sostenibili, orti scolastici e nuovi percorsi educativi”.

C’è da chiedersi, e questo varrà per ognuno dei candidati a sindaco di Roma, che ruolo avranno i cittadini in questa idea generale di cambiamento nella governance della città. Tutti chiamano i cittadini alla partecipazione, ma quanto realmente questi cittadini sono motivati e preparati (soprattutto in ambito di democrazia partecipata, senza contare il nascente ecosistema digitale)? Come e dove trovare le risorse finanziarie al netto di un buco nelle casse del Campidoglio che sembra essere due volte più grande il suo bilancio? Che tipo di modello di partnership pubblico-privato si propone? E le domande sarebbero tante…

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