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#eJournalism, i robot (a volte) meglio dei giornalisti

Robot

I robot sono sempre più usati nelle redazioni dei giornali. Ma un algoritmo può far meglio di un redattore in carne e ossa? L’esperto di media Alan D. Mutter ne è convinto e spiega anche perché.

I robot potrebbero fare meglio di alcuni giornalisti. Parola di Alan D. Mutter, noto e seguito analista dei media, che sul suo Reflections of a Newsosaur, lo scrive senza nessuna remora: “Robots could do better than some journalists‘’.

Quando l’Associated Press ha annunciato l’intenzione di usare un sistema automatico per scrivere notizie sull’ andamento delle aziende, spiega Mutter, “alcuni giornalisti mi hanno chiesto se ero inorridito dalla prospettiva come lo erano loro. Invece io credo che i robot potrebbero fare meglio di alcuni giornalisti’’.

“Con tutto il rispetto e l’affetto per i miei colleghi giornalisti – continua – penso che un insieme ben programmato di algoritmi possa essere molto più analitico e preciso” rispetto al modo spesso tortuoso e tormentato che usano gli umani quando trattano questioni economiche molto complesse.

Mutter fa un esempio: Poynter.Org ha pubblicato un articolo sui ricavi (relativi al secondo trimestre 2014) del gruppo Gannett col titolo “Circulation Revenue Rises at Gannett Local Papers” (Crescono i ricavi dalla diffusione dei giornali locali del gruppo Gannett). Il problema è nel titolo perché, al contrario, le tabelle finanziarie allegate fornite dalla società dimostrano in modo inequivocabile che i ricavi dalla diffusione sono scesi sia nel primo che nel secondo trimestre dell’anno.

Per la cronaca, come riportato nel comunicato stampa, nel primo semestre i giornali del gruppo hanno registrato un calo dei ricavi diffusionali dell’1%, mentre quelli pubblicitari sono scesi del 5,3% e quelli da altre attività editoriali sono calati del 2,4%.

Ma come ha fatto il redattore di Poynter a sbagliare? Perché nella fretta di sfornare un articolo, l’autore si è affidato al gergo del comunicato stampa di Gannett invece di analizzare le varie tabelle finanziarie dettagliate allegate.

Il comunicato diceva: “I ricavi diffusionali sono stati 277,9 milioni dollari, in calo solo dello 0,6% rispetto ai 279,7 milioni dollari del secondo trimestre 2013. L’aumento delle entrate da diffusione del Newsquest [divisione del gruppo nel Regno Unito] ha compensato il calo dei ricavi diffusionali dei giornali Usa. Mentre sono cresciuti i ricavi dei siti web, a causa, in parte, di azioni di pricing strategiche associate a contenuti avanzati”.

Ora, osserva Mutter, “non si può accusare Gannett di aver cercato di far buon viso di fronte a un ulteriore trimestre debole sul piano delle vendite”. E il giornalista è caduto nella trappola dei PR del gruppo utilizzando un frammento di un paragrafo. Mentre un robot ben programmato avrebbe sicuramente fatto di meglio.

Un motore linguistico mediamente decente avrebbe potuto assimilare, organizzare e analizzare i fatti e le cifre fornite dalla società in molto meno tempo di quello che servirebbe a un normale essere umano per fare la stessa cosa.

Il robot – secondo Mutter – potrebbe organizzare i dati in tabelle normalizzate per la pubblicazione immediata e quindi inserire le informazioni chiave in modelli progettati per produrre dei ‘’racconti’’ concisi e comprensibili. Conoscendo il consenso di Wall Street sugli utili di una società, il robot sarebbe in grado di determinare se essa è riuscita o meno a soddisfare le aspettative degli investitori. E si potrebbero programmare dei modelli linguistici che potrebbero descrivere un eventuale calo dei ricavi 2013-2104 a seconda del grado di calo, come un declino, una scivolata, una caduta o un tuffo.

Poiché le variabili nel campo dell’informazione finanziaria e sportiva sono in gran parte standardizzate e prevedibili, i robot – sostiene Mutter – potrebbero essere in generale ‘’più veloci e più precisi degli esseri umani, lasciando ai giornalisti più tempo per scavare più a fondo e più analiticamente nelle vicende’’. Certo è altamente improbabile che un robot potesse afferrare la grande frode contabile della Enron, e c’è voluto un po’ di tempo prima che un essere umano intelligente, Bethany McLean, la scoprisse.

Mutter, quindi, conclude vai col ‘’robo-giornalismo’’. Come il brodo di pollo, male non farà. E probabilmente potrà essere di aiuto.

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