Il caso

eJournalism, che fine ha fatto il Dossier sulla spending review?

di Andrea Fama, Foia.it |

Il Dossier sulla spending review dell’ex Commissario Cottarelli sembra ‘smarrito’. Che fine ha fatto?

“Chigi, abbiamo un problema”. C’è il rischio che i 25 documenti che compongono il Dossier dell’ex commissario Cottarelli alla spending review siano andati ‘smarriti’. Con i conti pubblici in dissesto, la Presidenza del Consiglio (PdC) e il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) si rimbalzano la responsabilità in materia, complice il dichiarato trasferimento di competenze – ma anche quello fisico del Commissario, il suo staff e la relativa documentazione – da Via XX settembre a Palazzo Chigi.

#eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e LSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione).

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Ma facciamo un passo indietro per provare a inquadrare meglio la situazione.

A dicembre l’Iniziativa per un Freedom of Information Act in Italia (www.foia.it/) ha lanciato una campagna per accedere al cosiddetto Dossier Cottarelli, indirizzando alla Presidenza del Consiglio una formale richiesta di accesso a quei “documenti prima annunciati come salvifici, ora declassati a semplici slide – tuttavia gelosamente riposti in qualche cassetto di Palazzo Chigi. Non conoscibili. Inaccessibili”.

La campagna ha avuto un’eco nazionale, portando il tema in prima serata Tv, e la deludente risposta della Presidenza non si è lasciata attendere: “Questo Dipartimento (per la Programmazione e il Coordinamento delle Politiche Economiche, NdR), contrariamente a quanto affermato nella istanza, non possiede gli atti richiesti, non avendo peraltro competenza in materia”, poiché “il Commissario straordinario si avvale delle risorse umane e strumentali del Ministero dell’economia e delle finanze”.

Una risposta burocratica e pretestuosa, specie per una premiership che sbandiera una vision aperta se non rivoluzionaria.

Ma tant’è, tocca rivolgersi al Ministero.

In Via XX settembre la trafila passa dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico all’Ufficio Stampa, fino ad arrivare al Portavoce del Ministro, la cui segreteria informa che: “Non ci è possibile procedere a quanto da lei richiesto in quanto la documentazione alla quale richiede l’accesso non è in nostro possesso, non facendo parte il Commissario alla Spending Review di questo Ministero”.

Due risposte secche e decise, da parte di due tra le massime istituzioni italiane, che tradiscono due aspetti tanto paradossali quanto allarmanti: nessuna delle istituzioni apparentemente competenti è in possesso dei 25 documenti frutto di un anno di lavoro da parte del Commissario straordinario Cottarelli e del suo gruppo di collaboratori; nessuno pare volersi accollare l’aver avuto Cottarelli insediato presso i propri uffici.

Un Commissario senza fissa dimora.

Una risposta, seppur informale, a questo quadro imbarazzante la fornisce a voce una funzionaria del Ministero, secondo la cui ricostruzione Cottarelli effettivamente era inquadrato al MEF, ma solo inizialmente, per poi passare in carico alla Presidenza del Consiglio; era pertanto corretto aver originariamente inoltrato a quest’ultima l’istanza di accesso.

Tu chiamale, se vuoi, speculazioni …

Ma al di là di questo italianissimo percorso a ostacoli burocratico-amministrativi, le due istituzioni in questione avrebbero comunque la facoltà di soddisfare la richiesta di conoscenza che monta da addetti ai lavori e società civile, divulgando opportunamente il Dossier sulla spending review.

Manca però la volontà politica di farlo (la stessa necessaria per adottare il tanto promesso FOIA).

Duole constatare che l’unica svolta finora impressa dal Premier plenipotenziario sia il passaggio dal “vorrei ma non posso” al “potrei ma non voglio”.

* * *

La Iniziativa per l’adozione di un Freedom of Information Act in Italia (www.foia.it) ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio una formale richiesta di accesso al dossier Cottarelli.

I modelli utilizzati, già compilati in ogni loro parte, sono: uno per le associazioni con finalità analoghe a quelle di FOIA.it; uno per i giornalisti, in virtù del loro diritto di cronaca (già minacciato da una recente decisione del Consiglio di Stato).

L’invito è a scaricare e inoltrare quante più richieste possibile alla Presidenza del Consiglio. E coinvolgere altri a fare altrettanto.