Le misure

Efficienza energetica, parte il Fondo nazionale ma critiche alla bozza del decreto rinnovabili

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Il Ministero dello Sviluppo annuncia la nascita del Fondo per l’efficienza energetica, a cui andranno 250 milioni di risorse inziali. Dubbi sull’utilità della bozza del decreto rinnovabili: “azione di fine legislatura, ritarderà l’arrivo degli investimenti”

Fa qualche passo in avanti l’Italia dell’energia pulita, dell’ottimizzazione delle risorse, della lotta ai cambiamenti climatici e dell’impegno per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Qualche giorno fa è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale del 6 marzo 2018 il decreto attuativo del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) per il Fondo nazionale per l’efficienza energetica. Grazie a questa misura, da molti criticata perché troppo tardiva, di fine mandato e mancante di lungimiranza, sarà possibile secondo il Governo, agire in maniera più efficace per ridurre i consumi di energia nei processi industriali, nonché realizzare e ampliare le reti per il teleriscaldamento, migliorare l’efficienza dei servizi e delle infrastrutture pubbliche, inclusa l’illuminazione pubblica e la riqualificazione energetica degli edifici.

Riguardo al capitolo risorse, il Mise ha annunciato che per l’avvio della fase operativa il Fondo potrà contare su 250 milioni di euro: “150 milioni di euro già resi disponibili dal Ministero dello Sviluppo economico”, “ulteriori 100 milioni di euro saranno destinati nel triennio 2018-2020”.

Grazie alle risorse messe a disposizione del Ministero dell’Ambiente, inoltre, si stima che “il Fondo potrà disporre complessivamente su un monte investimenti pari a 800 milioni di euro.

In questi giorni, sempre in tema di efficienza energetica, il Mise ha inviato al Ministero dell’Ambiente la bozza del decreto Rinnovabili. Al suo interno, tra le diverse indicazioni, si parla di 7 bandi da lanciare a partire da novembre 2018 (gli altri tra il 2019 ed il 2020) e, soprattutto, si dispone di incentivi per il fotovoltaico, con focus sulla razionalizzazione degli interventi, che dovranno veder sorgere infrastrutture solo lì dove se ne ha un effettivo bisogno, evitando aree già sature.

Sull’argomento, come anticipato, sono diverse le critiche che sono apparse sui media nazionali. Un provvedimento che per Legambiente “arriva con un anno di ritardo” e comunque avrà il compito di “spingere la diffusione delle fonti rinnovabili in Italia, dando seguito a quanto previsto dalla Strategia energetica nazionale e dalle direttive europee”.

Al Mise è chiesto “di aprire finalmente le porte all’autoproduzione e distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili, ancora bloccata da assurde barriere, indispensabile per permettere a famiglie e imprese di beneficiare appieno di un modello distribuito da fonti pulite”, ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

È grave che si sia arrivati solo a fine legislatura all’approvazione di un provvedimento che dovrebbe spingere interventi già nel 2018, ma che invece vedrà solo a novembre di quest’anno aprirà le aste e i registri previsti, ritardando quindi molto quegli investimenti necessari a far ripartire le installazioni nel nostro Paese”.

Per quanto riguarda il fotovoltaico, Zanchini ha lanciato un vero e proprio allarme: “Sono previsti incentivi anche in siti contaminati, discariche e cave esaurite senza che vi sia alcun obbligo di bonifica o di recupero delle aree”.

L’iter del provvedimento sarà comunque lungo e non aiuta certo la situazione politica italiana, decisamente instabile dopo l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo, esso infatti “dovrà essere approvato, con i passaggi dell’Autorità per l’Energia e della Conferenza Stato Regioni, prima dell’ok definitivo da parte della Commissione Europea”.