il piano di Crimi

Editoria, la ‘riforma’ del Governo per porre fine al finanziamento pubblico

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Vito Crimi, sottosegretario con delega all'Informazione e all'Editoria: ‘L’obiettivo è abolire gradualmente il finanziamento pubblico, perché non fa bene all’informazione. Nel frattempo il Governo prevede una ‘riforma’: non più fondi diretti agli editori, ma al cittadino che vuole acquistare un abbonamento cartaceo e/o digitale’. Il dibattito in corso.

Avvenire, Libero, Italia Oggi, Il Manifesto ed il Foglio assorbono circa il 31% dell’intero stanziamento diretto che, secondo i dati del 2016, si attestava intorno ai 63 milioni’. Ha fatto i nomi dei cinque quotidiani nazionali che ricevono più fondi statali diretti Vito Crimi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Informazione e all’Editoria nel Governo Conte, nel presentare il suo piano con cui vuole dare vita a una nuova modalità di contributi e agevolazioni all’editoria.
“L’obiettivo è abolirli gradualmente, perché il finanziamento pubblico non fa bene all’informazione”, ha dichiarato Crimi davanti alla Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dove ha presentato la sua dichiarazione programmatica.

Dopo aver ricordato che i “fasti” del passato sono ormai un mero ricordo (vedi grafico), perché “anche grazie al costante impegno moralizzatore del Movimento 5 stelle sono difatti scomparsi i finanziamenti ai fogli di partito ed a quelli specializzati”, il sottosegretario Crimi ha presentato la ‘riforma’ che il Governo M5S-Lega intende attuare per iniziare a cambiare la modalità di erogazione dei fondi all’editoria: “È comunque mia intenzione proporre a codesta Commissione parlamentare e alla analoga in Senato, una riflessione sul trasferimento del contributo dall’editore al sistema editoria, nel suo complesso, privilegiando la domanda anziché l’offerta, immaginando interventi volti a sostenere la ricerca di informazione di qualità”.

Crimi ha poi spiegato la sua idea: “Spostare i contributi dal sostegno diretto agli editori, al cittadino che decide di acquistare un abbonamento ad un quotidiano, cartaceo e online. È possibile modulare tale intervento, individuando un target di fruitori/utilizzatori (giovani, studenti, anziani) oppure un target di prodotti editoriali (ad esempio quelli che soddisfano i già rigidi requisiti per l’accesso alla contribuzione diretta) e nelle modalità (sconto applicato dall’editore, contributo diretto, voucher, detrazione d’imposta).

Questo è il nuovo meccanismo, secondo il Governo Conte, in grado di iniziare ad alimentare in Italia la cultura dell’acquisto dell’informazione di qualità e a trainare le vendite dei giornali, “che vivono una perdurante perdita di peso economico (nell’ultimo decennio il calo dei ricavi complessivi si attesta intorno al 50%), decrescita che mette in gioco un comparto che produce un bene di valore strategico e sociale cruciale per il buon funzionamento del sistema democratico e che vale circa 4 miliardi di fatturato all’anno”, ha fatto notare il sottosegretario con delega all’Informazione e all’Editoria.

La riforma non piace, evidentemente, al Manifesto

Il Manifesto, tirato in ballo da Crimi nella sua audizione alla Camera perché è tra i cinque quotidiani italiani a ricevere più fondi pubblici diretti, etichetta come fake news alcuni passaggi della relazione di Crimi alla Camera. Il seguente dato fornito dal sottosegretario “In Italia il sistema industriale che ha ricevuto più finanziamenti pubblici è l’editoria, dal 2003 a oggi tra diretti e indiretti ci sono stati contributi per 3,5 miliardi di euro”, è bollato come “bufala totale” dal quotidiano, perché si legge “Basti un dato: i sussidi pubblici alle fonti energetiche fossili (gas, carbone, petrolio, ecoballe, etc.) sono pari a 11,5 miliardi all’anno. 52 volte più dell’editoria tutta, dalle agenzie alle radiotv. Sono dati ufficiali del ministero dell’Ambiente (Catalogo dei sussidi ambientali 2016)”.

Il Manifesto, evidentemente, critica anche il cambio di paradigma che il Governo intende realizzare per l’erogazione dei finanziamenti pubblici: “Non più finanziamenti diretti agli editori ma graduali, fino a sparire, al sistema editoriale. Obiettivo dichiarato: Promuovere una cultura dell’informazione di qualità incentivando l’acquisto di abbonamenti digitali e finanziando start up innovative”.

“Tipo?”, si domanda il Manifesto, “Il sottosegretario cita solo Fanpage, un gruppo nato essenzialmente con i video virali su Facebook ma che di recente ha assunto qualche decina di giornalisti professionisti”, scrive il quotidiano, che chiosa “Chiaro infine che incentivare il digitale causerà morti e feriti in una lunga filiera dell’informazione cartacea che a tutt’oggi vale 4 miliardi di euro a fronte dei 200 milioni scarsi di vendite e abbonamenti delle testate solo digitali (dati Agcom IES 2016). Un mondo importante ma venti volte più piccolo della carta stampata”.

La lettera a Crimi e i 10 quotidiani con i maggiori contributi statali diretti 

L’audizione di Crimi e il piano del Governo di rivedere i criteri per l’erogazione dei finanziamenti pubblici diretti e indiretti ha stimolato anche la lunga lettera che Pier Luca Santoro, esperto di marketing, comunicazione & sales intelligence, ha scritto al sottosegretario con delega all’Informazione e all’Editoria: “Ho scritto la ‘lettera aperta’ a Vito Crimi”, ha detto Santoro a Key4biz, “sia per accentuare alcuni aspetti, a cominciare dall’informatizzazione delle edicole, sui quali gli editori si sono dimostrati fortemente refrattari, sia per approfondire alcuni aspetti che dal documento di Crimi non emergevano, o quanto meno non emergevano con chiarezza, quale tutta la parte conclusiva dedicata a innovazione”.

Santoro, che ci ha fatto poi sapere che Crimi gli ha risposto, ha aggiunto: “Sono favorevole a forme di sostegno all’editoria in nome del principio di pluralismo, ma che certamente non lo sono nei termini nei quali in passato, ed in buona parte ancora oggi, i finanziamenti vengono erogati. In tal senso, ritengo essenziale un repulisti definitivo di cooperative fittizie…”.

Ecco il piano di finanziamenti pubblici 2.0 secondo Pier Luca Santoro: “Finanziamenti sì, ma con trasparenza e giudizio anche qualitativo oltre che quantitativo. Trasparenza che si può ottenere, per quanto riguarda gli aspetti quantitativi, grazie all’informatizzazione delle edicole e dunque all’effettiva tracciabilità delle vendite. Elemento che può essere abbinato ad aspetti qualitativi come, ad esempio, l’introduzione di un tetto secondo il quale se una testata ha più del 30% di ricavi dalla vendita di spazi pubblicitari non le vengano riconosciuti contributi”.  

Santoro si occupa da anni dei finanziamenti statali all’editoria e per DataMediaHub ha elaborato i dati dei contributi alla stampa 2016:

Questi, invece, sono i fondi stanziati dallo Stato alla stampa nel 2017, la cui erogazione termina il 31 marzo 2019.

Vedremo se il Governo M5S-Lega in questa legislatura riuscirà a rovesciare il paradigma alla base dei finanziamenti pubblici diretti e indiretti alla stampa. Tecnicamente sarebbe interessante capire come avverrebbe l’erogazione dei fondi non più agli editori, ma al cittadino che vuole acquistare l’abbonamento cartaceo e/o digitale. Buono sconto, voucher o detrazione d’imposta?