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Editori, la battaglia con le web company si sposta sui social

Facebook

La battaglia tra editori e web company si sposterà su social? Gli ultimi dati che ci forniscono il traffico che parte da Facebook verso i siti dei media internazionali ci fanno capire che l’annosa querelle che contrappone da tempo giornali e motori di ricerca, Google in primis, potrebbe presto allargarsi anche alle reti sociali. E mentre in Europa gli animi si scaldano, specie in Spagna e Germania dove si è arrivati al muro contro muro, ecco che all’orizzonte si profila un nuovo problema: Facebook.

Del resto nell’ultima audizione in Commissione Trasporti, la responsabile Relazioni Istituzionali di Google Italy, Giorgia Abeltino, ha annoverato proprio Facebook tra i competitor del gruppo.

Il social network più popolare del mondo, secondo i dati diffusi dalla società di analisi, SimpleReach, oggi veicola il 20% del traffico sui siti dei media internazionali. Un settore in crescita esponenziale soprattutto nel mobile. Non solo. Circa il 30% degli adulti negli Stati Uniti leggono le news sul social network ha recentemente rivelato uno studio del Pew Research Center.

E tutto questo, scrive il New York Times, è legato a un algoritmo sviluppato dal 26 enne Greg Marra che permette a Facebook di capire quali notizie possano piacere a un suo utente e poi proporgliele nel suo News Feed. Oltre a questo scrive il quotidiano, la fortuna di un nuovo sito di informazioni è strettamente legata a come questo algoritmo lavorerà sui suoi contenuti.

Gli utenti preferiscono leggere un singolo articolo, arrivandoci da un social network, piuttosto che andare sull’edizione digitale completata del giornale.

Le persone non scrivono più WashingtonPost.com”, ha detto Cory Haik, responsabile digital news del quotidiano di Washington. “Fanno ricerche sui social network”, ha detto. Ma questo cambiamento sta aumentando le preoccupazioni su come gli algoritmi gestiscono le notizie, un ruolo tradizionalmente svolto dai redattori e dai direttori di un quotidiano e oggi (ma sempre più in futuro) lasciato a un computer.

Per i vertici di Facebook, indirizzare i lettori verso articoli che potrebbero piacergli, in base a una rigorosa formula matematica, potrebbe essere molto vantaggioso anche per gli editori che potranno aumentare le entrate pubblicitarie e magari spingere gli utenti ad abbonarsi ai loro giornali.

E se qualcuno avanza i rischi di un’informazione comunque filtrata, dall’altro lato c’è già chi si domanda se agli editori starà bene questo modello di lettura o se non vorranno pagati, come avviene per Google News, i diritti per gli articoli che vengono pubblicati sulle bacheche degli utenti Facebook.

Un dato appare ormai certo, come per i contenuti televisivi, il consumo è sempre più personalizzato e ritagliato su misura degli interessi degli utenti.

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