Scrivere di Peter Thiel ormai è diventato un must. Farlo su key4Biz, uno spazio dove le tecnologie diventano decisioni e strategie, e quotidianamente si misura il gioco di potere fra calcolanti e calcolati è meno scontato.
Tanto più se in realtà parliamo di un libro- Momento Straussiano (LiberiLibri)- scritto nel 2004, ciò è alcune ere geologiche fa, nella tempistica digitale.
Ma come diceva Victor Hugo, “Non c’è nulla di più potente di una idea quando viene il suo tempo”.
Il libro di Thiel, 60 pagine, esplode con una sua geometrica potenza, diceva un cattivo maestro del terrorismo negli anni 70, proprio in questi mesi, trasformando la tecnologia in una teologia.
Anzi con quelle poche pagine lette oggi si comprende come quelle tecnologie – Google, Facebook, Amazon, Twitter– nascevano non a caso qualche mese dopo il trauma dell’11 settembre che, come Pearl Harbour, 60 anni prima, mostrò all’America la sua fragilità.
La coincidenza fra l’attacco alle torri gemelli e le piattaforme della sorveglianza, per dirla con Shoshanna Zuboff, è sempre stata esorcizzata dai ragazzotti della Silicon Valley, con le sneekers ai piedi e le t-shirt provocatorie. Loro erano quelli del “dont be devil”, e del mai con i militari.
Thiel invece la rivendica, con il candore di chi non ha complessi di colpa e soprattutto non teme cali di immagine: sono io che creo le immagini, dice.
Una sincerità raggelante, che freddamente illustra un piano di guerra e ti fa comprendere senza contorsioni, che non si scherzava, nemmeno quando ci raccontavano del ping pong in ufficio e dei pizza party ad ogni nuovo successo commerciale.
Il saggio crudamente spiega che cosa in realtà si voleva fare nella Silicon Valley, perché lo si è fatto così, e con chi è stato fatto.
E mentre scriveva il saggio Thiel, per non lasciare dubbi sulla sua determinazione, creava PayPal, la diffusissima applicazione che ha smaterializzato i pagamenti in tutto il mondo, accumulando miliardi di dollari e, insieme, dati sensibili sulle transazioni commerciali in tutto il pianeta a livello industriale. Partecipava alle principali invenzioni come Facebook e Twitter, e soprattutto dava forma a Palantir– il nome deriva dalle pietre parlanti del Signore degli Anelli, la azienda di data mining predittivo che supporta ormai in maniera totalizzante le strategie del pentagono e le intelligence militari della Nato. Teoria e prassi, diceva Marx e Thiel esegue, certo a modo suo.
La sua visione poggia su un sillogismo spietato: la libertà è solo sicurezza, la sicurezza la assicura la tecnologia che non deve escludere la variabile della violenza. Attraverso questa lente quel circo barnum della Silicon Vally cambia aspetto.
Quando si fugge da un nemico che continua a combattere alla fine si Perde, scrive Thiel aprendo le porte ad una razionalizzazione dello scontro militare come prosecuzione non della politica, come avrebbe detto von Clauswitz, ma della tecnologia. Questa è la chiave che propone il miliardario filosofo: non stiamo lavorando per il mercato ma per la supremazia. Una supremazia che non ha bisogno di quella bardatura burocratica che per l’autore è la democrazia.
Una concezione che ci riporta al passaggio fra repubblica e impero nell’antica Roma.
Thiel è uno che ha studiato, anche molto, costruendosi un meticciato culturale che combina filosofia, teologia e fisica, per arrivare ad una rivisitazione del passato, come un templare moderno.
A differenza dei suoi colleghi innovatori, lui pensa che le tecniche servano a preservare un percorso a ritroso nella storia, per recuperare una dimensione del potere estremo, senza condizionamenti procedurali. È la tecnologia che decide non la politica scrive anche se ha sempre imbastito piani che subordinano le istituzioni al potere del sapere.
Prima con i neo conservatori di Bush, poi il primo Trump, infine ora sta preparando, sempre pubblicamente, senza nascondersi, tanto è il suo senso di superiorità, la successione del vice presidente Vance che già interpreta il ruolo del dio della guerra quando in un’intervista del 2022, ruminando le teorie del suo sponsor tecnologico dichiarava ad una radio del movimento MAGA (Make America Great Again) che ha riportato Trump alla Casa Bianca, che “dovremo spingerci abbastanza oltre, in modo piuttosto estremo, e perseguire strade che al momento mettono a disagio molti conservatori“.
Forse abbiamo individuato uno di quei “Dottor Stranamore” a cui si riferiva il presidente Mattarella. Ma non è un film, e soprattutto non è folklore, siamo nel cratere di una eruzione imminente, mezzi, culture e decisioni sembrano coincidere nelle mani di poche determinate e lucidissime persone. Sarebbe magari utile che proprio i protagonisti della scena tecnologica che leggono questa testata prendano coscienza e conoscenza di quanto sta incubando il mercato.
