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Ecco perché Open Fiber deve rimanere italiana. Serve trasparenza

Grazie a Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia e delle Finanze, ed alla sua pervicace ostinatezza, che pochi comprendono, rischiamo di trovarci in una situazione paradossale senza via di uscita e rischiamo di distruggere definitivamente il sistema delle telecomunicazioni italiane.

Un sistema che da quasi due decenni è privo di una politica industriale degna di questo nome, in un contesto di margini vistosamente contratti, scarsi investimenti e con una domanda di rete senza precedenti, a causa dell’emergenza sanitaria. 

Tanti politici di diversi partiti, sia della maggioranza che dell’opposizione hanno manifestato più volte, nell’ultimo anno, la necessità che la rete di telecomunicazioni del Paese rimanga in mani italiane. Lo impongono ragioni strategiche di sicurezza e di sovranità digitale, la stessa invocata da Ursula von der Leyen, Presidente dell’Unione Europea.

Enel – Open Fiber: l’incredibile scelta di Gualtieri che oggi richiede chiarezza e trasparenza

E cosa fa il ministro Roberto Gualtieri?

Spinge, anzi costringe in modo del tutto irrituale, l’Enel a vendere la propria quota in Open Fiber, che finirà in mano a un fondo straniero addirittura australiano (che potrebbe imbarcare anche altri partner esteri al momento non noti).

Oggi abbiamo quindi in Italia una società come Open Fiber controllata da due entità italiane come Cassa Depositi e Prestiti (CDP), pubblica, ed Enel, a controllo pubblico, che per questa pressione indebita del governo finirà nelle mani straniere.

Bel risultato! 

E ora Enel investirà solo all’estero

Enel incasserà 2,6 miliardi e ha già dichiarato che investirà all’estero per creare una Open Fiber fuori dal nostro Paese.

Avremo dunque varie Open Fiber in giro per il mondo, solo fuori dall’Italia e non più nel nostro Paese. 

Bel risultato!

Facilitiamo gli investimenti italiani all’estero e li impediamo in Italia

Enel è uno dei pochi veri campioni nazionali che abbiamo in Italia (è la società numero 1 in Italia), con capacità finanziaria e visione industriale che tutti i mercati internazionali gli riconoscono e la costringiamo ad investire all’estero, dopo avergli fatto creare una esperienza di successo come Open Fiber, destinata peraltro a crescere ulteriormente di valore, per poi obbligarla a cederla.

Bel risultato signor ministro Gualtieri!

Dall’altra parte c’è TIM, sempre in mano a stranieri, notoriamente e fortemente indebitata, con una discutibile strategia industriale, con una disponibilità di risorse da investire dubbia, considerato che è stata costretta a sua volta addirittura a vendere parte della sua rete secondaria ad un altro fondo straniero. Infine con una presenza della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che non riesce ad avere alcun ruolo sulle sue scelte strategiche.

Bel risultato!

Rete Unica: un pasticcio all’italiana che reclama trasparenza e rispetto dell’interesse nazionale

Insomma un bel pasticcio. Ma come ne usciremo, se ne usciremo?

Il rischio è che TIM ed Open Fiber possano paralizzarsi per mesi, se non addirittura per anni, rallentando i piani per gli investimenti nelle nuove reti in fibra in attesa di un nuovo governo

Bel risultato signor ministro Roberto Gualtieri, ora attendiamo di conoscere i prossimi passi della sua agenda sul tema!

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