recensione

“E Noi Come Stronzi Rimanemmo a Guardare”: il nuovo film di PIF fra algoritmi e dati personali rubati

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Alla Festa del Cinema è arrivato il film "E Noi Come Stronzi Rimanemmo a Guardare", il nuovo film di PIF fra algoritmi, ologrammi e dati personali rubati di Pierfrancesco DILIBERTO in arte PIF.

Alla Festa del Cinema è arrivato il film “E Noi Come Stronzi Rimanemmo a Guardare“, il nuovo film di PIF fra algoritmi e dati personali rubati di Pierfrancesco DILIBERTO in arte PIF (La Mafia uccide solo d’estate; In Guerra per Amore) alla sua terza prova da regista, e anche stavolta fa centro con un film amaramente divertente e fortemente ironico, che ci porta in un futuro non troppo lontano, dove le nuove tecnologie, i nuovi media, che avrebbero dovuto supportarci, prendono il sopravvento sulle persone, lasciandole sempre più sole e indifese in balia di un capitalismo feroce e disumano.

Un film che consolida l’abilità di PIF nel raccontare e descrivere avvenimenti politici e sociali importanti e seri, ma sempre con il sorriso sulle labbra, una capacità che gli permette in questo modo, di parlare anche al grande pubblico, come nella migliore tradizione della commedia all’italiana, di cui è indubbiamente, un degno erede.

Il film è stato scritto a quattro mani da Pif e Michele Astori, ispirandosi liberamente al soggetto Candido del collettivo I Diavoli, è un prodotto SKY Original realizzato da Wildside, del gruppo Freemantle e distribuito da Vision.

Uscirà in sale selezionate, come evento speciale, il 25, 26 e 27 ottobre.

Gli interpreti principali sono i bravissimi Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli e lo stesso Pif.

Trama

Arturo (Fabio DE LUIGI) è un manager che per le Risorse Umane della sua Azienda ha creato un algoritmo di cui  rimane lui stesso vittima: per l’ algoritmo infatti lui viene ritenuto superfluo e viene così, cortesemente, licenziato.

Lo stesso giorno, la sua fidanzata, dopo aver fatto con lui un test di affinità di coppia su una App ed essendo risultati incompatibili, lo molla.

Solo e senza stipendio Arturo inizia a cercare lavoro, ma si rende conto dai test a cui cerca di rispondere, che dopo i 40 anni (lui ne ha 48), non c’è neanche la possibilità di fare un colloquio di lavoro, perché gli algoritmi scartano direttamente quelli di età superiore.

Sconsolato e preoccupato per il suo futuro, subaffitta il suo appartamento a Raffaello (PIF) un laureato solitario  e disperato come lui, che per arrotondare lo stipendio fa l’hater e (talvolta anche il lover.. sempre per arrotondare ) sui social.

L’unica possibilità di lavoro gli arriva dalla mega Azienda di nome FUBER, un colosso che gestisce una grandissima quantità di dati e di App ma con cui non riesci mai a comunicare direttamente, e che gli offre l’opportunità di fare il Runner, consegnando pizze e altro cibo a domicilio .

Il mondo in cui vediamo muoversi Alfredo, è un mondo di solitudine, un mondo in cui il contatto umano è sempre più raro, tanto che Alfredo cerca consolazione parlando e,  pian piano innamorandosi, con un ologramma, interpretato da Ilenia Pastorelli, scaricato da una App. L’ologramma lo capisce al volo, conosce i suoi gusti e interpreta i suoi desideri… peccato che questo sia il frutto di un mega furto di dati personali che FUBER, in un mondo avveniristico, ma neanche poi tanto, gestisce e con cui si arricchisce. Un mondo sempre più nelle mani di grandi colossi dell’economia che impoverisce i lavoratori e gli esseri umani.

Ma tranquilli, una speranza c’è sempre e l’amore vincerà.

“E Noi Come Stronzi Rimanemmo a Guardare”: tra Ologrammi, algoritmi e dati personali

Un capitalismo feroce e disumano quello descritto da PIF, che potrebbe per certi aspetti riportarci alla serie Squid Game. C’è una scena nel film infatti, lo stanzone dormitorio della Torre di Mumbai, dove Alfredo va a cercare il suo amore, che ricorda, (sicuramente per caso, essendo stato girato il film pre-Covid) in modo sorprendente la stanza dormitorio della famosa serie. Con le dovute enormi differenze però la serie e il film descrivono la stessa  inquietante e spietata  società capitalistica attuale, dove il denaro e il lavoro sono le uniche cose qualificanti per l’essere umano, senza le quali non  si esiste neppure.

Un film lungimirante, se calcoliamo che è stato girato in India a novembre e pre-covid come ha raccontato PIF in conferenza stampa “involontariamente è diventato moderno e contemporaneo perché il protagonista è solo, si fidanza con un ologramma, parla con il suo datore di lavoro che è in India, è sempre solo, ed è quello che abbiamo vissuto con il Covid”.

Inoltre “anche il balletto fascista iniziale sulle note di “Faccetta nera” racconta Pif“ dopo quello che è successo negli ultimi giorni con l’assalto alla CGIL fa pensare. Se noi rimaniamo impassibili di fronte a questi atti, e come stronzi restiamo a guardare, fra 30/40 anni troveremo gente che ballerà sulle note di Faccetta Nera non perché è fascista, ma perché non sa che significa”.

E “forse anche prima” ha giustamente commentato Astori.

“Sono persone che vengono dal mondo dell’economia quelle che hanno scritto il libro al quale ci ispiriamo“ racconta De Luigi “e vedono la possibilità che pian piano ci si ritrovi sempre più soli, schiacciati da questa tecnologia alla quale ci affidiamo”.

Tra le chicche del film i voli low-low cost, in cui i passeggeri stanno in parte seduti e in parte in piedi e i contratti dei runner senza la retribuzione scritta sul contratto, tutte cose che, ha raccontato PIF, sono state prese dalla realtà : Ryanair aveva realmente pensato a dei voli come quelli descritti nel film, e veramente sui contratti dei rider non c’era scritta la retribuzione.

Un merito speciale va alla scelta delle location in grado di descrivere, insieme a una bellissima fotografia, un modo futuro povero di vita e di rapporti umani.

Un film per tutti, da vedere, che diverte e fa riflettere.