la proroga

e-fattura per benzinai scatta da gennaio. Ok al decreto, Di Maio ‘Non si ritarda lotta evasione’

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È stato prorogato a gennaio 2019 l’obbligo della fatturazione elettronica per la vendita di carburante a soggetti titolari di partita IVA presso gli impianti stradali di distribuzione. La misura è contenuta nel decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri. Di Maio: 'Non vuol dire favorire l'evasione, ma le norme si approvano con il consenso del settore interessato'.

Alla fine il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge ad hoc per prorogare il termine di entrata in vigore degli obblighi di fatturazione elettronica per le cessioni di carburante. Il provvedimento rinvia al primo gennaio 2019 l’entrata in vigore dell’obbligo (previsto invece dalla legge di bilancio 2018 dal primo luglio prossimo) dell’e-fattura per la vendita di carburante a soggetti titolari di partita IVA presso gli impianti stradali di distribuzione.

In questo modo il decreto legge, approvato ieri sera dal CdM, uniforma la normativa generale sulla fatturazione elettronica tra privati, che scatterà, quindi, da gennaio prossimo. Quindi fino alla fine dell’anno potranno essere ancora utilizzati i vecchi metodi di pagamento come le carte carburante cartacee.

“Abbiamo mantenuto la promessa fatta”, ha commentato su Facebook il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio:“questo non vuol dire favorire l’evasione, ma le norme si approvano con il consenso del settore interessato”.

Così sia la proroga per l’e-fatturazione per i benzinai sia la misura per normare i rider della Gig economy sono state tolte dal decreto dignità, la cui approvazione è stata rimandata dal Consiglio dei ministri.
Perché?

Sta facendo il giro delle Sette Chiese, tra bollinature e cose che sto scoprendo solo adesso, ma il testo è pronto. Deve essere solo vidimato dai mille e uno organi di questo Paese”, ha detto, seccato, Di Maio.

I nodi da sciogliere

Il decreto dignità, che prevede intervenire su molti temi, dal divieto della pubblicità del gioco d’azzardo alle regole per le assunzioni, passando per l’abolizione di molte misure fiscali di lotta all’evasione e una tassa sulle delocalizzazioni, è stato stoppato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria per la carenza delle coperture finanziarie di alcune misure, giudicate insufficienti e inadeguate. A cominciare dall’abolizione dell’obbligo dello split payment, un meccanismo tributario applicato nei rapporti tra imprese e Pubblica amministrazione. In sostanza il meccanismo della “scissione dei pagamenti” funziona così: l’impresa privata riceve dalla Pa solo l’importo dovuto per l’erogazione di un servizio o prestazione senza l’IVA, che viene versata direttamente dalle pubbliche amministrazioni all’Erario. Una misura nata per evitare le numerose evasioni sulla tassa del valore aggiunto che interessa i consumi di beni e servizi.

La misura, introdotta nel 2015 dal governo di Matteo Renzi, ha dato ottimi risultati: nel biennio 2015-2016 c’è stato un maggior gettito Iva, pagata dai contribuenti disonesti, quantificabile in circa 3,5 miliardi.

“Il provvedimento sarà varato al massimo lunedì o martedì prossimo”, ha promesso Di Maio: “datemi ancora qualche giorno”.