Smart grid

Droni e robot per trasmettere e distribuire energia elettrica, mercato da 13 miliardi di dollari nel 2026

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Le macchine entrano nel settore energetico: ispezionano le reti e fanno manutenzione; grazie all’internet delle cose possono trasmettere elettricità senza fili; con droni e robot renderanno più efficienti e sicure trasmissione e distribuzione; produrranno energia pulita.

Una volta generata energia elettrica questa va prima trasmessa e poi distribuita (transmission and distribution, T&D). Sono questi i tre passaggi chiave che consentono agli utilizzatori finali, consumatori e imprese, di alimentare gli ormai numerosi dispositivi elettronici di cui quotidianamente facciamo uso.

Servono però delle infrastrutture e delle tecnologie che consentano la massima operatività, la massima efficienza, la riduzione a zero di ogni tipo di dispersione e la massima sicurezza. La prima trasmissione di energia elettrica a grandi distanze è stata effettuata nel 1882 in Germania, nella provincia di Monaco di Baviera. Per l’esperimento si utilizzò del cavo telegrafico.

Nel 1890 già si era in grado di illuminare la città di Portland, nell’Oregon (Stati Uniti), trasmettendo elettricità su una distanza di 30 chilometri.

Le caratteristiche sopra menzionate (rapidità, sicurezza ed efficienza) possono essere garantite dai robot di nuova generazione. Macchine con proprietà di trasmettere energia elettrica e facilitarne la distribuzione grazie all’innovazione tecnologica accumulata a livello di software, hardware e applicazioni sviluppate.

Operatività, risparmio e sicurezza sono i tre elementi chiave su cui le imprese del settore energetico scommettono per vincere le sfide della competitività a livello mondiale”, ha spiegato Michael Hartnack, Research analyst di Navigant Research.

La robotica è in grado di migliorare l’efficienza nella trasmissione e nella distribuzione di energia elettrica sia per via di terra, sia per sospensione, sia per via aerea, grazie ai droni”.

Le potenzialità di questo nuovo settore derivato direttamente dalla digital transformation (DX) e che si rivolge principalmente alle utilities di tutto il mondo, sono rilevanti in termini di valore di mercato. Entro il 2026 l’area denominata “drones and robotics for transmission and distribution” (DRTD) è stimata superare nel 2016 i 13,2 miliardi di dollari.

Si può trasmettere elettricità con cavi superconduttori per la trasmissione di energia elettrica, con le torri di sospensione (che vediamo ovunque attorno a noi) e per via aerea con droni e altre macchine volanti (unmanned aerial vehicles, o UAV), ma è grazie all’internet delle cose che si potrà sviluppare a livello commerciale la trasmissione “senza fili”.

In Italia si è proceduto con il test del progetto per l’illuminazione del terzo piano della Torre di Cerrano, nell’Area Marina Protetta del Cerrano, in Abruzzo, e con l’Isola dei pescatori nel Lazio. Obiettivo dell’iniziativa portata avanti da Res On Network è sviluppare la trasmissione di elettricità (generata da fonti rinnovabili) senza fili.

L’esperimento in Abruzzo, si legge su una nota Adnkronos di luglio, ha dimostrato che “è possibile trasmettere energia a una distanza di 500 metri e di produrre e stoccare 1 kw e mezzo di energia al giorno e fra meno di un anno sarà pronto un primo prototipo che mostri il funzionamento delle bobine trasmettitrici a circa 20 km”.

I droni sono già entrati in funzione nel settore T&D, ma per la manutenzione delle linee, le ispezioni e la sorveglianza. Enel in Italia sta già usando dispositivi UAV per questo tipo di operazioni, ritenute molto pericolose per i tecnici e dispendiose in termini di tempo.

Nel settore energetico, inoltre, i droni potrebbero trovare un nuovo sorprendente utilizzo: la generazione di energia pulita dal vento. L’azienda tedesca E.On ha annunciato di voler investire 3 milioni di dollari in un nuovo progetto per integrare l’eolico sui droni. Grazie alla loro leggerezza e facilità di utilizzo, i droni potrebbero arrivare a quote molto elevate della troposfera, rimanendo in volo in un circuito statico (quello che è definito “un otto”), riuscendo a sfruttare le correnti in quota, che sono sempre molto tese, per generare energia pulita dal vento (si stima una capacità complessiva molto più alta degli impianti off shore, nonché un grande risparmio in termini di investimenti necessari).