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#DRF16. Digitalizzazione, da Londra la sfida globale che la Ue (unita) può vincere

digital regulation forum

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Le nuove regole per il mercato unico digitale, il ruolo dei regolatori nazionali, quello delle piattaforme online. E ancora, la questione del consolidamento del mercato delle telecomunicazioni, il dibattito sulla net neutrality, il lancio del 5G. sono questi alcuni dei tempi trattati al Digital Regulation Forum, svoltosi a Londra il 20 e 21 aprile alla presenza dei principali operatori del mercato tlc e OTT- tra cui AT&T, BT, Deutsche  Telekom, Facebook, Google, Orange, KPN, TeliaSonera, Verizon, Vodafone – di diversi esponenti del mondo politico e regolatori tra cui il presidente del Berec, Wilhem Eschweiler.

In apertura della prima giornata di lavori,  Franco Bassanini – presidente Metroweb e Special advisor del premier Matteo Renzi – si è soffermato sostanzialmente su due aspetti: la necessità di realizzare il Digital Single Market e l’urgenza di creare un ambiente il più favorevole possibile agli investimenti privati, a partire dal terreno della regolazione e dei sistemi fiscali.

Il mercato unico digitale, ha detto Bassanini “è uno degli strumenti decisivi per fronteggiare una delle principali minacce che l’Europa ha davanti a sé oggi: il rischio di una crescente perdita di competitività”, di una crescita debole, con conseguente impatto sul tasso di disoccupazione e sulla sostenibilità del welfare. E se spingere su ricerca, innovazione e industria 4.0, è la risposta, accelerare sulla via della digitalizzazione ne è la premessa indispensabile. Per questo l’Europa non può che riservare risorse pubbliche alle aree di fallimento di mercato.

La Ue, ha poi spiegato Bassanini, dovrebbe “operare con più decisione” verso l’obiettivo di incentivare gli investimenti privati, aggiornando innanzitutto le regolamentazioni sulla concorrenza e sul divieto di aiuti di Stato. Queste regole, ha aggiunto,  vanno applicate da tutti (dalle Autorità di Bruxelles come da quelle nazionali) tenendo conto che i mercati non sono più locali e che le imprese competono, in quasi tutti i settori, in un mercato globale. Un dato di fatto ormai scontato, ma che – è stato denunciato a Londra – regolatori e arbitri sembrano spesso ignorare.​

La revisione del quadro regolamentare: la Ue non tolga poteri e competenze alle Authority

 

Wilhelm Eschweiler, attuale Chairman del BEREC – l’organismo che riunisce i regolatori nazionali del mercato delle telecomunicazioni –  ha indicato come l’attuale evoluzione della scena digitale richieda un pari cambiamento del framework regolatorio europeo che sia efficiente, proporzionato e il meno intrusivo possibile. Nel corso del suo intervento Eschweiler ha indicato la necessità di mantenere quel “coerente equilibrio” tra regolazione europea e libertà dei regolatori di intervenire sulle circostanze particolari dei propri paesi che è alla base dell’attuale framework.

Secondo il Berec l’ambito del framework regolamentare sulle telecomunicazioni non dovrebbe essere esteso a tutti i nuovi servizi OTT: occorre valutarne l’applicazione su questi servizi “caso per caso” e “la regolamentazione dovrebbe essere proporzionata in modo da non minare questo segmento altamente innovativo del mercato”. Per quanto riguarda il coordinamento dei criteri e delle procedure che sovrintendono all’assegnazione delle frequenze a livello europeo il Berec ritiene importante la promozione di approcci armonizzati, che dovrebbe avvenire in maniera bottom-up, ad esempio attraverso il Radio Spectrum Policy Group (Gruppo dei Regolatori europei del radiospettro) in stretta collaborazione con il Berec.

Nel suo breve intervento, l’europarlamentare Pilar del Castillio ha parlato del Digital Single Market come il grande fattore abilitante per realizzare la completa digitalizzazione della Ue, sulla base di tre principi: regolazione più semplice e proporzionata, coerenza delle norme e approccio più europeo. Del Castillo si è espressa favorevolmente alla proposta di maggior armonizzazione a livello europeo dello spettro da parte della Commissione e, inoltre, in tema di governance, ha auspicato un rafforzamento del Berec.

Il parere delle telco

I principali operatori europei – da Deutsche Telekom a Orange – si sono detti favorevoli ad una revisione del quadro normativo attraverso un regolamento, non una direttiva, e sostengono che tale revisione dovrebbe portare a una più corretta remunerazione degli investimenti e, appunto, far fronte alla significativa mancanza di investimenti nel settore ICT, che vede la Ue in posizione di svantaggio rispetto agli Stati Uniti.

Secondo Roland Doll, Vice President European Affairs di Deutsche Telekom la certezza del diritto è fondamentale. Servono regole precise, meno intrusive, valide in tutta la Ue e che garantiscano parità di condizioni lungo tutta la catena del valore di Internet (valgano, cioè, sia per chi investe nelle reti che per chi non lo fa). Più nello specifico, occorrerebbe semplificare, riducendo gli obblighi all’ingrosso e abbandonando la regolamentazione dei prezzi, che a giudizio di Doll è inutilmente invasiva. Quanto allo spettro radio, risorsa preziosissima ma limitata, c’è bisogno di accessibilità e di assegnazioni più rapide.

Internet speed and quality beyond 2020

 

Markus Reinisch, Public Policy Director di Vodafone è intervenuto per sostenere la necessità di un adeguato intervento normativo per creare un ambiente favorevole agli investimenti e alla concorrenza. Reinisch ha quindi citato ad esempio della validità di questa tesi l’investimento nazionale in fibra in Portogallo e Spagna.

La direttrice della European Competitive Telecommunications Association (ECTA), Erzsébet Fitori, ha riproposto il tema della difesa della pressione competitiva per sostenere gli investimenti. Investimenti che, di per sé, non necessariamente portano beneficio all’economia e alla società, ma  sono piuttosto un mezzo per rendere la società più connessa.

Tre, quindi, le necessità evidenziate da Clive Carter dell’Ofcom:  quella di proteggere i consumatori (da scarsi risultati, inclusi prezzi eccessivi o bassa qualità del servizio); di proteggere e promuovere la concorrenza (consentire e incoraggiare gli investimenti nelle infrastrutture da parte di una serie di operatori differenti); e di promuovere nuove tecnologie e velocità più elevate, ma anche una migliore qualità del servizio per i clienti e le imprese, su reti esistenti e nuove.

Lo sviluppo delle piattaforme online

Theo Bertram (European Policy and Strategy Team, Google) e Kevin Martin (Vice President for mobile and global access policy, Facebook) nel corso dei loro interventi hanno sottolineato le molte aree di collaborazione tra i diversi OTT e le telco, che incrementerebbero il valore dei rispettivi mercati di riferimento. Si pensi per esempio al 5G, all’eHealth o alle connected cars. Per entrambi i rappresentanti dei colossi americani, si sono intraprese proficue conversazioni tra i diversi operatori.

Per Theo Bertram la revisione del quadro regolamentare è una sfida importante, ma bisogna sfatare il mito secondo il quale per gli OTT non esisterebbe – allo status quo –  alcuna regolamentazione.

“Su di noi – ha detto – gravano molti regolamenti quali il diritto all’oblio e gli obblighi in materia di privacy e dei dati”.

L’Europa, ha proseguito, ha bisogno di un unico regolatore e il tanto atteso quadro europeo delle telecomunicazioni deve tener conto degli OTT.

 

 

La fine del consolidamento nei mercati mobile nazionali?

 

I lavori della seconda giornata sono stati aperti dal presidente dell’Antitrust italiano Giovanni Pitruzzella, con un intervento sugli impatti del processo di revisione sul mercato e gli sviluppi tecnologici. La rivoluzione digitale sta trasformando l’economia, ed è giusto chiedersi se si deve anche trasformare la politica della concorrenza.

Nello stesso panel è intervenuta Benno Buheler, Chief Economist Team del DG Competition della Commissione europea il quale ha sostenuto che la stragrande maggioranza delle fusioni non rappresentano una minaccia per il processo competitivo. Alcune fusioni possono, tuttavia, essere dannose per la concorrenza, ad esempio quando si rimuovono i concorrenti vivaci dal mercato o si creano imprese con un eccessivo potere di mercato. In tali casi, la Commissione deve intervenire al fine di mantenere la competitività dei mercati. Diverse lezioni si possono dai recenti casi in Austria, Irlanda e Germania.

La prima è che i mercati di telefonia mobile sono ancora nazionali. Notevoli sforzi sono in corso per creare un mercato unico europeo delle telecomunicazioni, ma è probabile che tale processo possa prendere tempo prima che i consumatori possano scegliere il proprio operatore di telefonia mobile da qualsiasi paese dell’Ue.

In secondo luogo, ha sottolineato Buheler, i mercati possono essere analizzati  efficacemente focalizzandosi su differenti segmenti di prodotti e servizi wholesale e retail e, infine, in mercati oligopolistici, come quelli per i servizi di telecomunicazioni mobili, la Commissione è particolarmente attenta alla pressione concorrenziale  e all’effetto che questa ha sui prezzi retail.

Dalla discussione – in particolare lato autorità –  è emerso che una riduzione del numero di player da 4 a 3 nei mercati domestici potrebbe portare a prezzi maggiorati per i consumatori, ma non necessariamente a maggiori investimenti a favore degli utenti e a un incremento dell’innovazione nel settore, anzi fusioni ed eccessivo consolidamento del mercato delle tlc rischiano di ridurre gli incentivi a innovare sui mercati nazionali.

 

Sviluppi, sfide e opportunità legate a spettro e frequenze

 

Andreas Geiss, (Head of Unit for Spectrum Policy, DG CONNECT) ha centrato il suo intervento sulla connettività, la quale viene considerata come uno degli obiettivi chiave della strategia della Commissione per il mercato unico digitale. Senza un adeguato sfruttamento dello spettro i consumatori non saranno in grado di usufruire di servizi Internet di alta qualità. Maggiore armonizzazione e coordinamento sono quindi necessarie nell’allocazione delle frequenze.

“Attualmente stiamo lavorando con gli Stati membri e il Parlamento europeo al fine di rendere disponibile la banda 700 MHz per la banda larga senza fili. La sfida è quella di trovare il momento giusto per il passaggio di questa banda ai servizi del mobile, pur tenendo conto dell’impatto su tutte le parti coinvolte. Occorre ridurre al minimo il costo del cambiamento, massimizzando i benefici per i consumatori”, ha affermato Geiss.

La proposta 700 MHz della Commissione è solo un primo passo di una politica dello spettro lungimirante. Obiettivi politici comuni, condizioni di licenza coerenti e regole convergenti per l’assegnazione dello spettro sono gli obiettivi  che la Commissione si è prefissata, e andranno raggiunti attraverso un più efficace assetto istituzionale.

Nel corso della discussione è emersa l’importanza della flessibilità nel processo di assegnazione dello spettro, al fine di salvaguardare le peculiarità nazionali.

 

Valutare gli effetti della neutralità

Peter Alexiadis (Visiting Professor del King’s College), ha evidenziato la complessità e i paradossi del risultato normativo del regolamento TSM sulla net neutrality. “Ci si muove in un contesto regolamentare  complesso dove gli spazi di libertà degli operatori sul traffic management garantiscono una certa propensione all’innovazione rispetto ad uno scenario di net neutrality pura”.

 

Conclusioni

Nel corso del forum sono emerse le diverse aspettative di operatori e investitori sulla proposta di riforma del quadro normativo europeo in materia di tlc, prevista per fine settembre. Eccole in sintesi:

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