Quadruple play

#DRF16. Antonio Nicita: ‘Le sfide regolatorie della convergenza’

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Pubblichiamo di seguito l’intervento di Antonio Nicita, Commissario Agcom, al recente Digital Regulation Forum (Londra 20-21 aprile 2016).

Uno dei temi regolatori che caratterizzerà sempre di più la società digitale riguarda le offerte cosiddette quadruple play ovvero offerte integrate che includono servizi tradizionali di telecomunicazione fissa e mobile, accesso a internet, servizi audiovisivi.

I processi di convergenza sono senza dubbio positivi per il consumatore finale perché riducono i costi di transazione, sono generalmente associati a forme di flattizzazione dei prezzi e di semplificazione delle offerte, arricchiscono i servizi base tipicamente offerti alla clientela.

A fronte di questi vantaggi e al connesso miglioramento dell’efficienza aggregata, i fenomeni di convergenza possono far emergere nuovi rischi concorrenziali laddove alla convergenza corrisponda una riduzione e non un incremento della concorrenza sul mercato.

Dal punto di vista regolatorio, occorre garantire che tanto gli operatori tradizionali di comunicazione elettronica, quanto gli operatori audiovisivi possano replicare le scelte dei concorrenti, in un processo virtuoso di imitazione con ricadute positive per l’innovazione e la libera scelta dei consumatori.

Questo significa prevenire forme di concorrenza del tipo ‘the winner takes all’ specie dal lato dei contenuti, per il tramite di esclusive reciproche tra soggetti dominanti ciascuno su un dato mercato rilevante tradizionale (ad esempio sul mercato della telefonia fissa e su quello della tv a pagamento) o di esclusive che, per la scala dei prodotti audiovisivi interessati, sia tale da precludere una concorrenza efficace nel merito.

Da questo punto di vista i tradizionali criteri di replicabilità, come suggerito recentemente da un position paper dell’OCSE, andrebbero estesi dai tradizionali elementi di rete che costituiscono risorse essenziali non duplicabili a tutti gli input che, come determinati contenuti ‘driver’, possano esser decisivi per attrarre la domanda dei consumatori finali. Ciò può comportare, sotto questo profilo, una espansione dell’attuale dimensione regolatoria, dai singoli servizi ai cosiddetti ‘bundle’.

Al tempo stesso, affinché il fenomeno della convergenza possa dispiegarsi pienamente con effetti benefici sull’efficienza aggregata e sull’innovazione, possono essere necessarie forme di progressiva deregulation o di nuova diversa regolazione. Ciò proprio in ragione del fatto che le offerte a pacchetto possono comportare, a loro volta, una convergenza di mercati rilevanti adiacenti, livellando, nel tempo, pregresse posizioni dominanti.

Queste due tendenze, in parte opposte, tra maggiore regolazione per prevenire il rischio di leveraging di posizioni dominanti in nuovi mercati e minore regolazione finalizzata a generare un level playing field tra i diversi operatori possono anche rappresentare due fasi di un più ampio processo la cui velocità dipende dalle scelte e dalle strategie che gli operatori sapranno intraprendere.

I crescenti fenomeni di convergenza telco-media vanno quindi incoraggiati sia per rafforzare la capacità competitiva in un contesto sempre più globalizzato, sia per offrire maggiore libertà di scelta ai consumatori. Ma valutando, allo stesso tempo, l’impatto atteso sul mercato e assicurando che gli accordi e, in generale le forme di integrazione, siano replicabili (anche con riferimento alle esclusive). Vanno anzi incoraggiate forme di apertura nell’accesso ai contenuti, ad esempio permettendo, come ribadito dalla Commissione europea, la portabilità dei contenuti oggi ostacolata da una versione troppo rigida del cosiddetto ‘geoblocking’ che impedisce all’utente di fruire di contenuti dal proprio fornitore quando si trovi a fruirne in un diverso paese europeo.

Infine, non va dimenticato il crescente ruolo, specie con riferimento all’accesso a internet e ai nuovi servizi a valore aggiunto, dei cosiddetti over-the-top e del ruolo che accordi del tipo zero rating possono giocare nell’offerta dei ‘pacchetti’ o comunque di accesso ai contenuti. Qui il tema è più complesso perché si tratta di comprendere innanzitutto se e come estendere i tradizionali poteri regolatori sulle reti di comunicazione e sui servizi audiovisivi alle piattaforme digitali e alle relazioni tra ott e provider. Quest’ultima rappresenta la sfida regolatoria più importante, anche in vista della costruzione del Digital Single Market.

Una piena ed esaustiva valutazione delle offerte quad play non può infatti ignorare i rapporti che sussistono nella triangolazione tra consumatore, OTT e i fornitori di servizi di comunicazione elettronica. Diventa quindi importante dotare il regolatore di nuove competenze ma al tempo stesso richiamare l’attenzione su un nuovo approccio regolatorio che sia meno vincolato alla definizione ex-ante dei mercati e più orientato a massimizzare il benessere aggregato, sbloccando i bottleneck laddove essi si presentino, sulla base di linee guida determinate a livello europeo e che abbiano al centro la libertà di scelta del consumatore e la concorrenza dinamica.