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Draghi: “Nella Pa basta fuga dalla firma. Puntiamo su competenze per servizi puntuali, efficienti e di qualità”

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Per rilanciare il Paese il premier punta anche sulla formazione delle competenze. Ma come selezionare le persone per la Pa ed imprese? Le piattaforme con tecnologia blockchain sono un modo per certificare le skill.

Per il rilancio economico dell’Italia il premier Mario Draghi punta anche sulla formazione delle competenze, “quelle chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali”, ha sottolineato in Parlamento nel presentare le linee programmatiche del Governo.

Ed oggi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Contiil presidente del Consiglio ha ribadito l’importanza di puntare sulle competenze delle persone anche per “il rafforzamento della qualità dell’azione amministrativa”.

“Pa deve attrezzarsi per offrire servizi puntuali, efficienti e di qualità a cittadini ed imprese”

“È un diritto innegabile dei cittadini e le imprese di ricevere servizi puntuali, efficienti e di qualità. È un dovere delle Pubbliche Amministrazioni attrezzarsi perché ciò avvenga”, ha spronato il premier, ricordando “…occorre evitare gli effetti paralizzanti di quella che viene chiamata la fuga dalla firma”.

“Il nostro impegno”, ha concluso Draghi, “sarà quello di rafforzare la capacità amministrativa anche attraverso un’azione volta a selezionare le migliori competenze, a formare e riqualificare le persone, per realizzare un’amministrazione all’altezza dei compiti che il momento straordinario chiede a tutti noi”.

Come valutare e selezionare le migliori competenze? Chi certifica le skill?

Un modo innovativo in grado di attestare in modo puntuale, incontrovertibile, la presenza a un corso di formazione e le competenze è la certificazione attraverso piattaforme blockchain. 

“Il certificato digitale che attesti le presenze e/o le competenze acquisite dai partecipanti ad un corso di formazione è una soluzione cui guardiamo con crescente interesse; ciò è ancor più vero per l’attestazione delle competenze cosiddette ‘non formali ed informali’, ovvero di quelle competenze di granularità anche più fine rispetto ai titoli di studio, acquisite sia attraverso esperienze formative pianificate ma non strutturate come apprendimento formale (come ad es. una giornata di approfondimento su un tema), sia attraverso l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia o al tempo libero (come ad es. l’appartenenza associativa) e che un individuo accumula durante la sua intera vita lavorativa (life WIDE Learning  DLgs 13/2013)”, ci spiega Francesca Faggioni, docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Roma Tre, nonché Direttore del Corso di Perfezionamento in “Blockchain Technology and Management”, che inizierà il prossimo 26 febbraio.

Faggioni utilizzerà la piattaforma blockchain di Lirax, per svolgere la parte laboratoriale del Corso di Perfezionamento, “per certificare la presenza effettiva degli studenti durante il laboratorio e per costruire la loro identità digitale dei discenti”. 

Con le certificazioni digitali si ha un CV sempre a portata di mano

“Le certificazioni digitali”, continua Faggioni, “sono attestazioni di competenze verificabili in modo digitale (machine-readable), sicuro (integrità) e rapido (in tempo reale); sono generalmente utili per tutti i soggetti della formazione, sia dal lato dell’offerta, che dal lato della domanda e quindi per tutti gli enti di formazione e per i learner, perché, attraverso l’uso delle piattaforme è possibile emettere, archiviare e condividere i progetti formativi effettuati, i traguardi e le abilità acquisite. In sostanza, di un corso di qualsiasi tipo è possibile lasciare una traccia attraverso piattaforme in grado di certificare le skill acquisite e di raccoglierle anche in un eportfolio, o Libretto delle competenze, come una sorta di CV digitale, sempre a portata di mano e condivisibile”. 

“La certificazione delle competenze attraverso piattaforma blockchain si rivela pertanto uno strumento utile per le università, i centri per l’impiego e per gli enti di formazione che lavorano su fondi pubblici e su Fondi Interprofessionali. In questo ultimo caso, in particolare, si pensi all’incremento di credibilità e di trasparenza dei corsi erogati da enti formativi accreditati presso i Fondi Interprofessionali per la formazione aziendale finanziata e continua. Per cui”, ha concluso Francesca Faggioni,“intravedo tantissime potenzialità di questa tecnologia per la certificazione delle competenze, soprattutto in questi settori dove è necessario identificare in modo certo l’emittente; rendere immutabili le credenziali; identificare in modo certo il learner; consentire una verifica disintermediata; non diffondere i dati sensibili del learner pur attestandone le credenziali ed, infine, assicurare regolarità e trasparenza rispetto all’effettivo svolgimento del corso attraverso la credibilità dell’emittente”.

Una certificazione anche social

Come funziona la certificazione digitale delle skill? 

La certificazione viene emessa, attraverso una piattaforma blockchain, da una Università o da un ente formatore, in qualità di erogatori del corso e quindi come unici soggetti emittenti (issuers), con tre fattori abilitanti: identità, competenza e tempo di frequenza del partecipante.

Dal lato discente, infine, è persino possibile condividere sui social la certificazione attraverso il badge.