health care e Ai

Dottor Google e Mister AI, quando l’health care diventa affare di tutti

di Rachele Zinzocchi, Digital Strategy R&D - laboratorio Digital Education |

DeepMind di Google è accusato di avere ricevuto «impropriamente e illegalmente» i dati di 1,6 milioni di pazienti dal Britain’s National Health Service.


Hai capito bene. Da anni Big G ha ingaggiato la lotta contro le malattie, per la tua salute, lavorando costantemente sul piano dell’HealthCare: oggi quanto mai, anche grazie ai potenti strumenti offerti dall’Artificial Intelligence, l’«Intelligenza Artificiale».

Impegno ormai peraltro comune a molti: non solo i big players del settore, ma anche compagnie più piccole che, però, stanno rivoluzionando metodi, procedure, tempi ed efficacia a livello di diagnosi, cura e prevenzione delle principali patologie. L’#AI d’altronde sembra in grado di apportare qui benefici davvero significativi: come dimostra il fenomeno del fiorire anche già solo di semplici Bot e Chatbots quali MD, Ada, Babylon Health, che sembrano davvero aiutarti come medici persino contro l’infarto o mali cosiddetti «incurabili» nel linguaggio comune come i tumori: basta guardare la validità, ad esempio, di Cancer Bot, o l’intensa attività di singoli fisici, medici, accademici, per usare l’Intelligenza Artificiale al fine di «individuare il cancro, non solo i gatti». Guarda il video di questo robot in azione, guardane la simpatia, la tenerezza.

Potresti mai sognare un medico migliore, in una situazione tanto difficile e delicata?

Gli esempi potrebbero continuare: con App come Vodafone-SaveLIFE Road Safe, che disabilita automaticamente ogni alert o notifica del tuo telefono mentre sei alla guida, o l’attività di due giganti quali Microsoft, anch’essa attivissima nella lotta contro il cancro, IBM Watson Health o, appunto, Google. Fresca della con Waze, la già nota App che ora non solo ti terrà aggiornato su code, traffico e blocchi stradali ma, molto più importante, su incidenti, specie con vittime o feriti gravi, affinché ogni autorità, servizio competente – chiunque possa dare una mano – sia immediatamente pronto a scattare per portare aiuto.

E poi c’è DeepMind, appunto. Voluto da Google per «rendere il mondo un posto migliore», anche e proprio grazie all’Intelligenza Artificiale, come dichiarato d’altronde dalla società stessa in un altisonante post del 28 settembre 2016, ove si annunciava la «Partnership on AI to Benefit People & Society». Per far del bene, insomma, alla gente e alla società tutta.

E di bene, in effetti, ha fatto e sta facendo parecchio: «Google DeepMind si unisce all’NHS per usare il machine learning nella lotta alla cecità», titolava The Guardian già quasi un anno fa,  sottolineando come l’attività di ricerca portata avanti dalla compagnia sul Deep learning avrebbe «insegnato» alla rete neurale a identificare I primi segni di eventuali degenerazioni agli occhi.

Certo, anche qui la tecnologia non si smentisce. «Risolve tanti problemi… e ne crea altri».

Come già infatti lasciato intravedere da uno studio condotto da scienziati dell’Università di Nottingham, pur sostenitore della «bontà» e proficuità dell’avanzamento della ricerca per il bene dell’umanità, possibili criticità in termini di privacy, nella gestione di tanti e tanto sensibili dati personali, potevano e possono nascere eccome.

Ecco, infatti, la notizia, ecco il problema, anche per DeepMind: accusato, giusto in queste ore, di avere ricevuto «impropriamente e illegalmente» i dati di 1,6 milioni di pazienti dal Britain’s National Health Service.

A lanciare l’allarme, un’inchiesta di Sky News, che va avanti già da qualche tempo: a far scattare definitivamente la bomba, una lettera «trapelata» e firmata da Dame Fiona Caldicott, National Data Guardian al Department of Health, che ha contribuito alla ricerca investigativa. Qui e qui le due pagine dello scottante documento, che come immaginabile hanno fatto subito il giro della rete.

E dire che gli intenti sono ottimi: lanciato a febbraio 2016, Il progetto Google DeepMind ha come mission creare App che aiutino al meglio medici e pazienti. Peccato che ciò accada a discapito della tua privacy.

Evidentemente, ancora una volta, la privacy è il prezzo del gratis – e anche della tua salute.

Di questo e molti altri temi ho parlato giusto venerdì scorso al Copernico di Milano, nel convegno che ho avuto il piacere di organizzare con CrowdM, «Bot, Chatbot, #AI: come usarli al meglio per farti vivere un’esperienza davvero memorabile», e ove sono stata anche Keynote Speaker con la mia vision – «Bot, Chatbots, #AI: belli e buoni (e proficui). O spietati (e dannosi). Come la vita» – insieme a Francesco Piersoft Paolicelli, Silvio Stafuzza, Founder & Ceo di CrowdM, e Edoardo Ramella, Strategic Planning Director di CrowdM.

Proprio oggi poi, sul mio quotidiano TG della #Digital #Education su Telegram, a commento della notizia ho lanciato un sondaggio. Tu che scegli?… Sicurezza o trasparenza? Protezione o privacy? Sarebbe bello se volessi dirci la tua! Qui nei commenti, o rispondendo su Telegram qui o… facendomelo sapere direttamente qui!

La questione riguarda tutti noi. Il dibattito è aperto e la risposta tutt’altro che scontata.