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‘Donation Crowdfunding, lo sport solidale fa bene alle imprese’. Intervista a Valeria Vitali (Rete del Dono)

Sin dagli albori della storia, le iniziative di solidarietà sociale, promosse da enti benefici o anche da privati, hanno da sempre raccolto fondi presso le proprie comunità di riferimento. L’avvento di Internet, nonché dei sistemi online di pagamento, ha però consentito la creazione di “piattaforme” che abilitano e semplificano la presentazione delle iniziative e le modalità di donazione.

Tali piattaforme, cosiddette di “donation crowdfunding”, sono ormai una realtà consolidata nel mondo e anche in Italia stanno crescendo a ritmi molto sostenuti.

Parallelamente, le grandi imprese hanno capito di essere punti di riferimento per le comunità più ampie, generando un fenomeno di marketing sociale definito Customer Social Responsibility (CSR), in base al quale diventa vitale dimostrare ai propri clienti, attuali e potenziali, di avere a cuore non solo il proprio profitto, ma anche il loro eco-sistema di riferimento.

Rete del Dono, è una delle prime piattaforme italiane di donation crowdfunding e sicuramente una delle più attive. Abbiamo chiesto a Valeria Vitali, sua fondatrice insieme a Anna Siccardi (vedi foto), di spiegarci la ragioni di questo successo e come viene interpretato il rapporto con le imprese.

Fabio Allegreni. Rete del Dono ha raccolto in totale €3 milioni, per dare un riferimento è quasi quanto l’intero movimento dell’equity crowdfunding. Come spiega questo successo?

 

Valeria Vitali. Crediamo fortemente nel binomio sport e solidarietà. Rete del Dono nasce di fatto con un’anima running. Il nostro amore per lo sport è stato e continua ad essere il principale driver del nostro lavoro sul territorio. Fin dal principio abbiamo puntato a coinvolgere la community del runner e in generale degli sportivi. La nostra mission è avvicinarli alla cultura del dono e alla bellezza di affiancare alla propria sfida sportiva quella solidale, correndo e raccogliendo fondi a sostegno di una buona causa ovvero facendo personal fundraising.

Parallelamente abbiamo lavorato a stretto contatto con organizzazioni non profit.

Ad oggi il circa il 64% dei fondi che raccogliamo è sfrutto delle attività di personal fundraising dei nostri sportivi solidali. Il restante 36% deriva da progetto di puro crowdfunding donation based, in ambito culturale, di assistenza sociale e ricerca scientifica.

Fabio Allegreni. Sulla piattaforma è dato molto spazio ai personal fundraiser. Chi sono?

 

Valeria Vitali. Il personal fundraiser è un individuo che crede fortemente in un progetto e decide di sostenerlo non solo facendo la sua donazione, ma promuovendolo attivamente all’interno della propria cerchia sociale, invitando amici, parenti e conoscenti a donare.

Fabio Allegreni. Quando si attiva?

Valeria Vitali. Le occasioni sono molteplici: dalla realizzazione di una sfida sportiva – come la prima maratona, la scalata dell’Hymalaia o la traversata di un lago a nuoto – o di una sfida personale, – la laurea, il matrimonio o il compleanno. Ogni scusa è buona per sostenere la sua buona causa.

Ad oggi Rete del Dono ha coinvolto circa 2.300 personal fundraiser che hanno raccolto una media di 850euro pro capite.

Fabio Allegreni. Gli eventi sportivi, soprattutto le maratone, hanno una notevole rilevanza. Qual è il meccanismo?

 

Valeria Vitali. Sempre più eventi sportivi italiani hanno integrato il Charity Program, un vero e proprio programma di solidarietà che consente alle organizzazioni non profit del territorio di partecipare e coinvolgere in prima persona gli sportivi iscritti all’evento, invitandoli a raccogliere fondi.

Fabio Allegreni. Ad esempio?

 

Valeria Vitali. Milano Marathon è stata apripista assoluta in questo senso. Ha creato un Charity Program legato alla sua gara a staffetta, Milano Marathon Relay. Non solo. Da quest’anno tutti i runner che si iscrivono all’evento devono farlo attraverso una delle non profit iscritte al charity program. Una grande opportunità per le organizzazioni di allargare il proprio network di sportivi solidali e di invitare i più virtuosi a raccogliere fondi in prima persona, aprendo una pagina di raccolta fondi su http://www.retedeldono.it/. Quest’anno sono stati raccolti oltre 350mila euro su www.retedeldono.it grazie al virtuoso coinvolgimento di individui e aziende che hanno deciso di partecipare all’evento impegnandosi anche nella raccolta fondi.

Fabio Allegreni. Il CSR (Corporate Social Responsibility) è una leva di marketing che le aziende stanno sempre più utilizzando. In che modo RetedelDono favorisce questo approccio?

 

Valeria Vitali. Sempre più aziende scelgono la solidarietà per creare dei momenti di aggregazione e team building con i propri dipendenti.

La nostra piattaforma dà l’opportunità alle aziende di creare una propria pagina di raccolta fondi e consentire ai dipendenti più virtuosi di creare la propria iniziativa personale di raccolta fondi, legandola a quella aziendale. Ciò che è vincente è la trasparenza e la possibilità di condividere i risultati raggiunti. Da oggi Rete del Dono mette a disposizione delle aziende un profilo corporate, ovvero una scheda aziendale che sintetizza i loro risultati di raccolta fondi dando anche evidenza del loro storico ovvero delle campagne di raccolta fondi avviate sul portale anche in passato e a sostegno di più buone cause.

Interessante evidenziare che per l’edizione 2016 di Milano Marathon quasi il 30% dei fondi raccolti arrivano dal mondo corporate. Non solo, la maggior parte delle aziende ha anche dimostrato il proprio diretto coinvolgimento facendo un Charity Match Giving – ovvero donando la stessa cifra raccolta dai dipendenti – o dando a priori un proprio generoso contributo al progetto di solidarietà.

Fabio Allegreni. Come vede il futuro del donation crowdfunding in Italia e del crowdfunding in generale?

Valeria Vitali. I risultati raggiunti sono per noi estremamente incoraggianti e ci spingono a continuare a lavorare sull’educazione del mondo non profit e della cultura della donazione. Ciò in cui crediamo molto è la crescita del presidio web da parte delle organizzazioni non profit, oltre ad una più matura consapevolezza di cosa significhi fare crowdfunding. Solo l’esperienza sul campo può dare loro gli strumenti per farlo meglio e in modo più strutturato.

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