La bozza

Dl Rilancio, per le Tv locali fondo emergenza da 20 milioni non basta

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Protesta da parte delle emittenti private per il fondo da 20 milioni previsto nella bozza del Dl Rilancio, giudicato troppo esiguo.

Protesta da parte delle emittenti private per il fondo da 20 milioni previsto nella bozza del Dl Rilancio. Secondo le emittenti, il “fondo emergenza emittenti locali pari a 20 milioni di Euro  risulta del tutto insufficiente ed inadeguato per un settore in crisi che dall’inizio della pandemia con coraggio e senso di responsabilità non ha mai interrotto la diffusione di una informazione puntuale ed affidabile continuando a svolgere  il proprio ruolo di servizio di pubblico interesse sul territorio”. Così in una nota congiunta Aeranti-Corallo, Associazione Tv Locali (aderente a Confindustria Radio Televisioni), Associazione Alpi e Associazione Radio Locali – FRT.

Migrazione banda 700

Nel contempo, a proposito della migrazione dalla banda 700, Aeranti-Corallo, Associazione Tv Locali (aderente a Confindustria Radio televisioni) e Associazione Alpi contestano la decisione del Mise di confermare la finestra temporale dal 4 al 30 maggio 2020 per il rilascio obbligatorio delle frequenze dei canali 51 e 53 Uhf. Canali  utilizzati dalle tv locali in Liguria, Toscana e Lazio e per l’eventuale rilascio volontario sull’intero territorio nazionale delle frequenze delle tv locali, senza, tuttavia, che siano stati ancora definiti gli importi degli indennizzi spettanti per tali dismissioni.

Urgente decreto indennizzi

“Per consentire alle tv locali di conoscere anticipatamente gli importi degli indennizzi e di ottenere rapidamente la liquidazione, si ritiene necessario che vengano confermati i criteri già adottati con il Decreto del Ministero dello sviluppo economico del 23 gennaio 2012 (relativo alla dismissione della banda televisiva 800 MHz) e con il Decreto del Ministero dello sviluppo economico del 17 aprile 2015 (relativo alla dismissione di ulteriori canali delle tv locali)”, si legge nella nota.”Tali criteri si basano sul riconoscimento di misure i cui importi vengono calcolati sulla quantità della popolazione nelle aree relative al diritto d’uso e sono indicati nei decreti ministeriali stessi. Tali Decreti prevedono, inoltre, che il pagamento degli importi dovuti avvenga entro 90 giorni dal rilascio delle frequenze con contestuale disattivazione dei relativi impianti di trasmissione”, chiude la nota.