Finestra sul mondo

Disordini in Iran, Nuovo accordo Cuba-Ue, La Norvegia e le perforazioni petrolifere nell’Artico

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Iran, procuratore generale Montazeri: “Proteste sono frutto di complotto internazionale”

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – I disordini in Iran sono frutto di un complotto ordito da Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita. Lo ha dichiarato oggi il procuratore generale della Repubblica islamica, Mohammad Jafar Montazeri, citato dall’agenzia di stampa iraniana “Irna”. Il progetto eversivo sarebbe stato preparato circa quattro anni fa per essere attuato nel 2018, ma la sua realizzazione e’ stata anticipata allo scorso dicembre. Il principale autore del programma eversivo e’ stato identificato dalle autorita’ iraniane in Michael D’Andrea, funzionario della Cia che, dal giugno del 2017, dirige le attivita’ dell’agenzia di intelligence statunitense in Iran. D’Andrea avrebbe agito in collaborazione con un non identificato membro del Mossad, servizio segreto israeliano, secondo Teheran. Da parte sua, l’Arabia Saudita avrebbe finanziato interamente il tentativo eversivo, aggiunge l’Iran. Per rovesciare la Repubblica islamica, gli autori del complotto avrebbero coinvolto diversi gruppi l’opposizione iraniana: dai sostenitori dello shah alla formazione marxista-leninista dei Mujaheddin del popolo (Mojahedin-e-Khalq, Mek), dai nazionalisti eredi di Mohammad Mossadeq (primo ministro iraniano dal 1951 al 1953) ai membri del partito comunista iraniano Tudeh, messo fuori legge nel 1982.

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Usa, sorteggio aggiudica ai repubblicani la maggioranza alla Camera dei rappresentanti della Virginia

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il repubblicano David Yancey, in seguito ad un sorteggio, e’ stato dichiarato il vincitore del seggio alla Camera dei rappresentanti dello Stato della Virginia negli Stati Uniti. Lo rende noto il quotidiano “Washington Post”, precisando che l’elezione di Yancey consegna ai repubblicani la maggioranza della Camera per due anni. Se avesse vinto la sfidante del Partito democratico, Shelly Simonds, non ci sarebbe stata una maggioranza, con entrambi i partiti attestati a 50 seggi ciascuno. I due si sono sfidati a colpi di riconteggi e ricorsi in tribunale in occasione della precedente tornata elettorale del 7 novembre 2017 dove era risultata parita’ di voti. Simonds anche in questo caso non esclude di usufruire del suo diritto ad un riconteggio.

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Usa, amministrazione Trump propone nuove regole per piani sanitari che escludono alcune protezioni Aca

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump ha presentato oggi nuove regole per rendere piu’ semplice per le piccole aziende e singoli individui l’acquisto di un piano sanitario da sempre auspicato dai conservatori che consentirebbe di aggirare alcune delle protezioni assicurative presenti nella riforma sanitaria ancora vigente (Aca). Le nuove regole sono state proposte dal dipartimento per il Lavoro statunitense e danno seguito all’ordine esecutivo che Trump ha firmato nell’ottobre 2017, volto ad allargare le alternative di scelta nella tipologia di assicurazioni sanitarie. I sostenitori del nuove regole ritengono che queste abbasseranno il costo dei piani sanitari, mentre gli oppositori, incluse le compagnie assicurative, temono che l’iniziativa ridurra’ gli standard di copertura, indebolendo il gia’ fragile mercato assicurativo previsto dall’Aca. La nuova iniziativa, pubblicata sul sito web dell’Office of Management and Budget (Ufficio per la gestione e il bilancio), e’ aperta alla discussione pubblica per 60 giorni, a partire dal 5 gennaio prossimo.

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Cuba-Ue, nuovo accordo per espandere le relazioni

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, e l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari Esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, hanno identificato una serie di aree di cooperazione utili ai fini del rafforzamento delle relazioni bilaterali nell’ambito del nuovo quadro giuridico. “Abbiamo tutte le disposizioni per avanzare nel quadro contrattuale che abbiamo stabilito di comune accordo e la volonta’ di progredire nella sua attuazione”, ha dichiarato Rodriguez in seguito all’incontro che si e’ svolto ieri all’Avana con la Mogherini. La notizia e’ stata riferita dal quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che ricorda come l’accordo raggiunto nel 2016 sia entrato provvisoriamente in vigore lo scorso 1° novembre. L’approvazione dell’accordo di dialogo politico e cooperazione tra Cuba e l’Unione europea apre un nuovo capitolo nelle relazioni tra le due entita’ politiche con nuove opportunita’ per espandere e approfondire legami economici reciprocamente vantaggiosi. La Mogherini ha aggiunto che tra i potenziali settori in espansione ci sono la cooperazione allo sviluppo, il commercio e gli investimenti, ma anche un nuovo dialogo politico per superare le possibili differenze e rafforzare il consenso globale. Prima di tornare a Bruxelles, la diplomatica italiana sara’ probabilmente ricevuta anche dal presidente cubano Raul Castro, gia’ incontrato durante la precedente visita nel 2016.

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Norvegia, respinto il ricorso contro le perforazioni petrolifere nell’Artico

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il governo della Norvegia ha vinto la causa intentata dagli ecologisti per bloccare nuove trivellazioni petrolifere nell’Oceano Artico: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times” riferendo della sentenza con cui ieri giovedi’ 4 gennaio il tribunale distrettuale della capitale norvegese Oslo ha respinto il ricorso presentato dalle organizzazioni ambientaliste Greenpeace Norway e Nature and Youth, oltretutto condannandole a pagare le spese processuali; la causa norvegese e’ importante, afferma il “Financial Times”, perche’ era la piu’ nota delle tante azioni giudiziarie che i gruppi ecologisti stanno intentando in diversi paesi per costringerne i governi a rispettare gli accordi internazionali in materia di riduzione dei gas serra e di lotta ai cambiamenti climatici. In Norvegia gli ambientalisti avevano contestato la decisione del governo di aprire nuove aree alle prospezioni petrolifere del Mare di Barents, ben aldila’ del Circolo Polare Artico: a loro parere, le licenze concesse nel 2016 a compagnie come Statoil, Chevron, ConocoPhillips e Lundin Petroleum erano incostituzionali perche’ contrarie all’impegno preso dalla Norvegia nell’ambito della Conferenza Onu sul cima di Parigi di contribuire a limitare l’aumento delle temperature; ora il tribunale ha sentenziato che la questione e’ eminentemente politica e che dunque deve essere affrontata in Parlamento e non per via giudiziaria. La disputa sulle perforazioni petrolifere, ricorda il quotidiano britannico, giochera’ assai probabilmente un ruolo molto importante nelle trattative iniziate questa settimana in Norvegia per la formazione del nuovo governo: il Partito liberale corteggiato dall’attuale esecutivo di minoranza di centro-destra, infatti, si oppone a nuove prospezioni off-shore e particolarmente nel mare intorno alla pittoresca isoletta di Lofoten. I gruppi ambientalisti sconfitti in tribunale stanno considerando l’ipotesi di ricorrere in appello, ma intanto sostengono che la causa ha contribuito ad aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica sulla questione: un sondaggio condotto alla fine dello scorso anno ha rilevato per la prima volta che la maggioranza dei cittadini norvegesi ora pensa che sarebbe meglio lasciare un po’ di nuovo petrolio nel sottosuolo dove si trova.

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In Italia Matteo Renzi lotta per forgiare un’alleanza e tentare di tornare al governo

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – In Italia il Partito democratico (Pd) di centrosinistra sta lottando per riuscire a forgiare una serie di alleanza in vista delle elezioni parlamentari del 4 marzo prossimo: lo racconta sul quotidiano britannico “The Financial Times” il corrispondente da Roma James Politi, in un reportage in cui afferma che si sta facendo sempre piu’ stretto il cammino del Pd verso una vittoria alle urne ed un ritorno al potere del suo leader Matteo Renzi; un cammino minato dai sondaggi in calo e dalla scissione dei dissidenti di estrema sinistra. Le difficolta’ del Pd questa settimana sono state messe in luce dalle tensioni, sorte a causa di questioni tecniche legate alla nuova legge elettorale italiana, con la veterana radicale Emma Bonino ed il suo movimento “+ Europa”, che pure e’ un alleato naturale in politica estera ed in materia di diritti civili. Perdere la Bonino sarebbe solo l’ultimo colpo inferto al tentativo di Renzi di allargare la sua base di consensi: nelle scorse settimane l’attuale ministro degli Esteri Angelino Alfano ha annunciato che non correra’ alle prossime elezioni, lasciando la ministra della Sanita’ Beatrice Lorenzin come unica possibile alleata centrista di un qualche rilievo; ciononostante ci sono tensioni anche con lei, a causa dell’uso del simbolo di partito. Anche l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha rinunciato ad un seggio nel prossimo Parlamento, lasciando appena una manciata di suoi seguaci, poco noti a livello nazionale, come gi unici possibili alleati di Renzi alla sinistra del Pd. Nonostante il fatto che i sondaggi attribuiscano alla lista della Bonino appena l’1 per cento delle preferenze degli elettori, e numeri simili agli altri possibili alleati del Pd, il suo apporto potrebbe essere decisivo per una vittoria nelle urne di marzo, dato che si prevede una corsa al foto-finish: nelle rilevazioni il Movimento 5 stelle e’ in testa nelle preferenze ed anche la coalizione di centro-destra guidata dall’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e’ ben piazzata per la vittoria finale. Renzi, come ricorda James Politi sul “Financial Times”, e’ soprannominato “il Rottamatore” per il suo atteggiamento combattivo che pero’ gli ha fatto bruciare gran parte die ponti con quasi tutti i possibili partner politici: e ora i pochi seggi che gli alleati minori potrebbero strappare sono essenziali al Partito democratico per sperare di poter tornare al potere, o quantomeno di poter partecipare ad una futura coalizione di governo.

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Francia-Turchia, presidente turco Erdogan oggi a Parigi per incontrare Emmanuel Macron

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e’ atteso oggi all’Eliseo, dove sara’ ricevuto dal suo omologo francese, Emmanuel Macron. Ne parla la stampa francese, sottolineando che con questa visita il leader di Ankara vuole riallacciare i rapporti con l’Unione europea. “Le Figaro” scrive che al centro dei colloqui ci saranno principalmente le questioni regionali, come lo statuto di Gerusalemme e la crisi in Siria. Erdogan cerchera’ di rilanciare la candidatura turca per entrare nell’Ue, in un momento particolarmente difficile per Ankara. Il presidente sa che “la porta della Germania e’ chiusa” per questo “cerca un dialogo con il presidente Macron per restaurare le sua relazioni attraverso la Francia” . “Les Echos” nota come Macron abbia sempre mostrato un atteggiamento piu’ vago rispetto alla cancelliera Merkel per evitare strappi e continuare a cooperare in campi come quello della lotta al terrorismo o delle crisi migratorie. L’incontro potrebbe portare anche a nuovi accordi economici tra i due paesi. Il quotidiano ricorda che tra questi c’e’ quello in merito all’acquisto di nuovi missili prodotti dal consorzio franco-italiano Eurosam.

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Francia, il governo incerto sul futuro dei terroristi francesi arrestati in Siria e in Iraq

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Ieri il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, ha dichiarato ai microfoni di Bfm-tv che le jihadiste di nazionalita’ francesi arrestate in Iraq o in Siria dalle forze curde possono essere giudicate da un tribunale locale nel caso in cui venga garantito un processo equo e giusto. Nel parla “Libe’ration” , sottolineando che queste affermazioni “contraddicono quanto annunciato nelle settimane scorse dal presidente francese Emmanuel Macron, che ha promesso un analisi singola di ogni caso. Il governo francese mostra cosi’ di non avere una “risposta precisa” sull’argomento. Il quotidiano ricorda che il Kurdistan iracheno non e’ uno Stato universalmente riconosciuto e per questo sfugge agli accordi internazionali che regolano casi come l’estradizione. Secondo dati forniti da fonti governative, attualmente sarebbero una trentina i francesi incarcerati nella zona tra Iraq e Siria. Il quotidiano ricorda che i tribunali curdi e iracheni attuano una giustizia sommaria nei confronti dei terroristi, come ha piu’ volte ricordato l’ong Huma Right Watch. Una situazione che potrebbe portare la Francia a far rientrare i prigionieri. Da un punto di vista morale molti avvocati stimano che la Francia rispetterebbe i suoi valori democratici riammettendo i suoi cittadini scappati per combattere al fianco dell’Isis.

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Germania-Turchia, segnali di riconciliazione

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Le immagini della visita del ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd) ad Antalya, nel collegio elettorale del suo collega turco Mevlut Cavusoglu, potrebbero simboleggiare il rilassamento della crisi diplomatica in atto da un biennio fra Berlino ed Ankara. Gabriel ha invitato a sua volta Cavusoglu nella sua citta’ natale, Goslar, nella Bassa Sassonia, sabato prossimo. L’obiettivo di Ankara, dopo mesi di conflitti, e’ la normalizzazione delle relazioni. Giovedi’ scorso il governo di Ankara ha depositato la sua dichiarazione presso la Corte costituzionale turca circa la denuncia del corrispondente Deniz Yuecel di “Die Welt”, detenuto contro la sua volonta’. La Turchia accusa Yuecel di propaganda terroristica e sedizione basata sui suoi articoli. La Corte costituzionale ha concesso a lui e ai suoi avvocati un periodo di due settimane per rispondere alle accuse. Il caso e’ attualmente il maggiore ostacolo al ripristino delle relazioni bilaterali. La crisi, iniziata con la mozione del parlamento tedesco sulla strage degli Armeni e intensificatasi dopo il tentato colpo di Stato in Turchia, nel 2016, si e’ intensificata con l’arresto di cittadini tedeschi, che sono stati reclusi per ragioni politiche nelle prigioni turche. Yuecel e’ pertanto diventato un simbolo della crisi. Senza una soluzione nel caso, non ci puo’ essere normalizzazione dal punto di vista di Berlino. Tuttavia, Ankara ha cercato di rilassare l’atmosfera. Erdogan aveva accusato Yuecel a marzo di essere un “agente tedesco” e un “terrorista”. Ad ottobre Cavusoglu ha ammorbidito i toni, cercando di accelerare i tempi del processo. Il leader dei Verdi tedeschi Cem Oezdemir ritiene che l’apertura al dialogo di Ankara sia dettata da ragioni economiche. “Lo Stato turco ha problemi economici, e il paese ha urgente bisogno di turisti ed investimenti tedeschi”, ha dichiarato alla “Berliner Zeitung”. Tuttavia, attualmente, la crescita economica turca e’ superiore all’11 per cento. Cavusoglu ha dichiarato: “Se la Germania fa un passo verso di noi, la Turchia fara’ due passi verso la Germania. Questa non e’ una debolezza, viene dal cuore. Ma se la Germania minaccera’ la Turchia, la Turchia reagira’”.

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Germania, sul fronte della politica estera Berlino non e’ piu’ affidabile di Trump

05 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Dalla fine della Seconda guerra mondiale, i politici tedeschi di tutti gli schieramenti si prodigano di assicurare che la politica estera del paese e’ mossa unicamente da interessi sovranazionali. Si inserisce in questa narrativa, sottolinea la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, l’ostilita’ di Berlino al presidente nazionalista statunitense Donald Trump. Il mese scorso il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (socialdemocratico) ha lamentato il “ritiro degli Stati Uniti sotto Donald Trump dal ruolo di garante affidabile del multilateralismo in stile occidentale”. Successivamente, pero’ – sottolinea il quotidiano, rilevando una contraddizione – Gabriel ha difeso gli interessi nazionali tedeschi contro le sanzioni Usa alla Russia, ed ha dichiarato: “Queste sanzioni minacciano i nostri interessi economici esistenziali”. Il ministro si riferiva alle sanzioni statunitensi che rischiano di far affondare il progetto del controverso gasdotto Nord Stream 2, che consentirebbe alle forniture russe di gas alla Germania di bypassare le ex nazioni del blocco sovietico. Il Nord Stream e’ nell’interesse della Germania, scrive il quotidiano tedesco, ma non in quello dell’Europa. Gabriel ha chiesto all’Unione europea di “fare i primi passi per la rimozione delle sanzioni” se la Russia accettera’ un cessate il fuoco in Ucraina orientale, anche se “tale concessione e’ ben al di sotto dei requisiti previsti dall’accordo di Minsk”, scrive il “Faz”. Questa lettura selettiva della storia ha conseguenze reali. Secondo un sondaggio del Pew Research Institute effettuato in diversi paesi della Nato, i tedeschi sono i meno propensi ad un eventuale intervento a difesa degli alleati contro un attacco russo, come previsto dall’articolo 5 del trattato istitutivo della Nato. Nascondere il nazionalismo dietro la facciata di una retorica internazionalista e’ stata a lungo una delle peculiarita’ della politica estera tedesca del dopoguerra, scrive il quotidiano. Sia Gabriel che l’attuale presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, si sono dichiarati contrari alle manovre della Nato in Europa orientale, nel 2016. La Germania, riguardo ai suoi obblighi sulla sicurezza, “non e’ piu’ affidabile di Trump”, accusa il “Faz”. Sono circa il 28 per cento i tedeschi che preferiscono la Russia agli Stati Uniti (25 per cento) come partner. Secondo il quotidiano, persino il risicato budget della Germania per la difesa (solo l’1,2 per cento del Pil, contro il 2 per cento raccomandato ai membri della Nato) e le scarse dotazioni delle Forze armate sono ulteriori esempi del nazionalismo tedesco, che e’ esclusivamente improntato al mercantilismo. Essendo il paese piu’ popoloso e la maggiore potenza economica in Europa, la Germania dovrebbe contribuire molto di piu’ alla difesa comune del continente. I critici dell’innalzamento della spesa militare sostengono che l’ultima cosa di cui il continente ha bisogno sia una Germania ricostituita militarmente, dato il suo trascorso nazista. Oggi, pero’ – afferma il quotidiano – i tedeschi sono gli unici a temere la Germania: “Questa strumentalizzazione opportunistica della storia offre loro un alibi comodo e moralista al dovere di assumersi le proprie responsabilita’ sul piano globale”. Ma come dimostra l’ascesa dell’AfD (Alternativa per la Germania), il primo partito estremista di destra che si e’ seduto nel Bundestag dal Secondo dopoguerra, la Germania e’ sempre piu’ un normale paese europeo, e dovrebbe pertanto smettere di nascondersi dietro una presunta eccezionalita’.

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