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Disinformazione, qual è il vero costo per le imprese al tempo dell’AI?

Disinformazione, un pericolo multiforme e miliardario: dai danni finanziari all’alterazione dei mercati

La disinformazione, che si manifesta sotto forma di notizie false, account social media hackerati e, più recentemente, deepfake (contenuti digitali creati o alterati con intelligenza artificiale avanzata per produrre immagini, video e audio realistici ma falsi), sta infliggendo danni finanziari e reputazionali incalcolabili alle aziende di tutto il mondo.

Questa minaccia, ha spiegato Jesus Serrano in un approfondimento per il World Economic Forum, amplificata esponenzialmente dai social media e dalle tecnologie più avanzate, come l’intelligenza artificiale (AI) può portare a crolli dei prezzi azionari, perdite di fatturato e, soprattutto, a una profonda erosione della fiducia dei consumatori.

Secondo uno studio del 2019 condotto dal Professor Roberto Cavazos dell’Università di Baltimora, in collaborazione con l’azienda di cybersecurity CHEQ, il costo annuale delle fake news era stimato in 39 miliardi di dollari in perdite del mercato azionario e ulteriori 17 miliardi di dollari in decisioni finanziarie sbagliate derivanti dalla disinformazione.
Il rapporto complessivo stimava il costo totale intorno ai 78 miliardi di dollari all’anno a livello globale.

L’impatto si estende ben oltre le borse valori. Un esempio lampante è stato l’hack del 2013 all’account Twitter di The Associated Press, che, riportando falsamente due esplosioni alla Casa Bianca e un infortunio a Barack Obama, ha causato una perdita di 136 miliardi di dollari nel valore dell’indice S&P 500 in soli tre minuti, come riportato da Reuters.

Il fenomeno delle recensioni false e l’impatto sull’’ecommerce

Ma la disinformazione colpisce anche a livello più granulare. Le recensioni online false, ad esempio, hanno un’influenza enorme. Uno studio Trustpilot del 2020 ha rivelato che l’89% del fatturato globale dell’e-commerce è influenzato dalle recensioni online, con il 49% dei consumatori che considera le recensioni positive tra i primi tre fattori di acquisto.

Le recensioni false, secondo uno studio del 2021 sempre di Cavazos, costano alle aziende 152 miliardi di dollari a livello globale. Casi emblematici includono una società idraulica californiana che ha subito un calo del 25% del suo business e licenziato due dipendenti a causa di recensioni false di un concorrente, e un chirurgo plastico australiano che ha visto la sua attività diminuire del 23% nella settimana successiva a una recensione fasulla.

L’AI è anche un acceleratore di rischi

Il World Economic Forum ha classificato la disinformazione come uno dei principali rischi globali per il 2025, sottolineando come le “falsità guidate dall’AI si diffondano più velocemente e più ampiamente che mai“.

I deepfake sono al centro di questa escalation. Un rapporto del Financial Times del 2024 ha confermato un caso in cui un dipendente finanziario ha autorizzato trasferimenti per 25 milioni di dollari dopo essere stato ingannato da una videochiamata con una versione deepfake del suo direttore finanziario.

Inoltre, un’indagine recente della società forense Regula ha evidenziato che il 42% delle aziende considera il furto d’identità il rischio maggiore associato ai deepfake.
Si stima che solo nel 2024, metà di tutte le imprese siano state vittime di attacchi deepfake, con perdite medie per incidente di quasi 450.000 dollari.

La capacità dell’AI di generare contenuti realistici e convincenti, unita alla predisposizione umana a retwittare notizie false (ricercatori del Massachusetts Institute of Technology nel 2018 hanno scoperto che le notizie false hanno il 70% di probabilità in più di essere ritwittate rispetto a quelle vere), amplifica i rischi reputazionali a livelli senza precedenti.

Secondo l’Edelman Crisis & Risk Thought Leadership Report del 2024, otto su dieci dirigenti sono preoccupati per i danni reputazionali che la disinformazione guidata dall’AI può causare, e oltre un terzo ammette che le proprie aziende non sono adeguatamente preparate ad anticipare, identificare e gestire queste minacce.

Come ha sottolineato Julian Payne, presidente globale di Edelman Crisis & Risk, “La fiducia non è più un lusso, ma una necessità strategica“. In un’economia guidata dalla percezione, la reputazione è diventata uno degli asset più preziosi per un’azienda, con circa il 63% dei consumatori che acquisterà marchi di cui si fida e oltre l’80% che afferma di aver bisogno di fidarsi di un marchio prima di effettuare un acquisto, secondo la ricerca Edelman.

Strategie di difesa nell’era digitale e dell’AI

La protezione delle imprese dal fallout finanziario della disinformazione richiede un approccio strategico e proattivo.

Ad esempio, è considerato cruciale collaborare con fact-checker di terze parti e utilizzare strumenti di monitoraggio basati sull’AI per tracciare e contrastare la diffusione della disinformazione prima che sfugga al controllo.

È indispensabile avere piani di risposta validati e portavoce fidati per reagire in tempo reale. Simulazioni e esercitazioni di comunicazione possono aiutare le aziende a non farsi cogliere impreparate.

Investire nella formazione del personale per individuare e segnalare la disinformazione è una buona pratica per ridurre il rischio. La “pre-bunking”, ovvero la condivisione di informazioni fattuali prima che una falsità inizi a diffondersi, si è dimostrata efficace nel contrastare le narrazioni virali.

Iniziative come la Global Coalition for Digital Safety del World Economic Forum stanno accelerando la cooperazione pubblico-privata per affrontare i contenuti dannosi online. Anche la regolamentazione gioca un ruolo crescente, come dimostra il Codice di condotta dell’UE sulla disinformazione, parte del Digital Services Act, che fornisce un quadro per mitigare le falsità online preservando la libertà di parola.

In un mondo in cui il valore di un’azienda si basa in gran parte sulla fiducia dei suoi clienti, la necessità di proteggere la propria reputazione non è mai stata così grande. Il costo finanziario dell’inazione contro la disinformazione è semplicemente troppo alto per essere sostenibile.
Le imprese devono evolvere le loro strategie di gestione della crisi, del rischio e della reputazione per mantenere il passo con le minacce sempre più sofisticate dell’era dell’AI.

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