nota diplomatica

Disastri presidenziali

di James Hansen |

Elezioni USA, i due presunti candidati, Biden e Trump, pareggiano—43% a testa—in termini di popolarità elettorale. Se resta tutto così, la scelta per gli elettori sarà tra l’inaccettabile (Trump) e l’inabile (Biden).

James Hansen

C’è grande attenzione intorno agli scivoloni e ai vuoti mentali dell’attuale Presidente americano, Joe Biden. Pure i suoi sostenitori, i Democratici, ritengono—a forte maggioranza, secondo sondaggi—che non ce la faccia più, anche se lui insiste  sull’idea di correre  per la presidenza nel 2024. Ad ora, i due presunti candidati, Biden e Trump, pareggiano—43% a testa—in termini di popolarità elettorale. Se resta tutto così, la scelta per gli elettori sarà tra l’inaccettabile (Trump) e l’inabile (Biden).

Tra i loro 46 presidenti, gli americani hanno avuto schiavisti (Buchanan), ubriaconi (Grant), semplici incapaci (Andrew Johnson), ex-boia (Cleveland) e patologicamente obesi (Taft). Una volta non importava: non si vedevano, non si sentivano. Oggi invece il Presidente degli Stati Uniti è tra le persone più in vista del pianeta, soggetto a una sorta di continua sorveglianza ogni volta che esce dalla Casa Bianca.

Perlopiù, la ‘cortesia giornalistica’ perdona e getta via le foto col dito nel naso, ma una caduta sulla scala di un aereo finisce in prima pagina. Poi, possono succedere cose talmente strabilianti da non poter essere soppresse.

Tra questi disastri presidenziali c’è un episodio del 1992, quando il Presidente George H. W. Bush (Bush ‘padre’), durante una visita di stato in Giappone, vomitò ampiamente addosso al Primo Ministro giapponese Kiichi Miyazawa tra la seconda e la terza portata di un formale banchetto protocollare. Ciò alla presenza di 130 diplomatici, nonché di una folta rappresentanza di giornalisti giapponesi e di corrispondenti esteri. In seguito si attribuì l’incidente a una gastroenterite acuta.

Bush fu Repubblicano. Semplice equità richiede di ricordare un altro incidente assurdo che coinvolse un presidente Dem, Jimmy Carter, aggredito nel 1979 da un coniglietto ‘inferocito’ mentre lui, in barca, pescava in un piccolo fiume. In quell’occasione il presidente aveva cercato un po’ di tranquillità. Il suo staff non era distante, ma dalla riva non poté intervenire. Carter tentò timidamente di respingere la creatura con una pagaia. Il coniglio, dopo un po’, si stufò del gioco e tornò a riva.

Di fatto non successe praticamente niente: senonché i testimoni, rientrati alla Casa Bianca, raccontarono il fatto ai colleghi in sede. Questi, sapendo che i conigli non sono tendenzialmente delle bestie acquatiche, non ci credettero. Così, saltò fuori la prova, una foto fatta sul posto da uno dei presenti. Qualcuno parlò e la cosa finì sui giornali—con titolazione sul genere de “L’attacco del coniglio assassino”…

Carter era considerato un brav’uomo, ma non un Presidente ‘forte’. Così, l’opposizione ebbe buon gioco a usare l’incidente come prova della sua presunta debolezza. Alcuni commentatori arrivarono ad asserire che la poca risoluzione dimostrata davanti al coniglio avesse perfino incoraggiato i Sovietici a invadere l’Afghanistan qualche mese dopo…