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Digitanomalie. Uber, non è colpa del software l’incidente che ha ucciso il pedone negli Usa

andrea monti

La notizia ha fatto il giro del mondo: in Arizona un pedone è stato ucciso mentre attraversava la strada, investito da una vettura a guida autonoma che faceva parte di una sperimentazione di Uber.

Immediate le polemiche sulla “responsabilità” della macchine-robot e su quelle della “intelligenza artificiale” e non sono mancati i “gridi di allarme” sui pericolo della tecnologia.

Ma, almeno in questo caso, si tratta di affermazioni infondate e ignoranti perchè nessun essere umano, e men che meno, un software, può violare le leggi della fisica.

Il video dell’incidente diffuso dalla polizia locale, dimostra infatti chiaramente che:

A questi fatti, aggiungiamo che:

Da questo ragionamento deriva una e una sola conclusione: nel caso specifico, l’impatto era inevitabile, anche se il conducente avesse fatto in tempo a rimettere le mani sullo sterzo.

Le critiche – passatemi il gioco di parole – “acritiche” a questo tragico evento partono da un presupposto fattualmente sbagliato: che l’impiego di tecnologia di assistenza alla guida possa eliminare gli incidenti. Questo, semplicemente, non è vero nel campo dell’automotive come in qualsiasi altro settore, medicina compresa (dove le persone si ostinano ad illudersi di avere il diritto a essere guariti invece che “semplicemente” curati).

La tecnologia può senz’altro ridurre la frequenza e la numerosità di incidenti, ma da sola non può eliminarli.

D’altra parte, e lo dico essendo estremamente consapevole della delicatezza dell’affermazione che sto per fare, il progresso reclama le sue vittime.

Pensare che le scoperte e le loro applicazioni possano avvenire a costo (umano) certo è un ragionamento sbagliato, dimostrato tale dalla storia della ricerca scientifica.

Ecco perché è inutile cercare di imporre per legge obblighi che sono fuori dal controllo normativo: perché in fisica, a differenza del diritto, non si decide per alzata di mano.

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