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digitaldetox. Il multitasking? Ecco cosa serve per valorizzare il business e la persona 

di Alessio Carciofi |

Come tutte le più grandi Rivoluzioni, anche nella Digital Economy c’è un’inquietante lato oscuro: il sovraccarico di distrazioni digitali sta portando ad una frammentazione dell’attenzione.

digitaldetox è una rubrica settimanale a cura di Alessio Carciofi, fondatore di  Your Digital Detox, che promuove il benessere digitale nel business. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Parte oggi la nuova rubrica di key4biz dedicata al digital detox, ovvero ai rischi di saturazione da uso multitasking dei device e delle mansioni: un fenomeno del nostro tempo che sta assumendo proporzioni preoccupanti.

La rubrica, di cui oggi pubblichiamo il primo contributo, sarà curata da Alessio Carciofi e Stefania Sabatini, impegnati da tempo su queste tematiche (www.yourdigitaldetox.it)

Come tutte le più grandi Rivoluzioni, anche nella Digital Economy c’è un’inquietante lato oscuro: il sovraccarico di distrazioni digitali sta portando ad una frammentazione dell’attenzione.

Se poi consideriamo che il lavoro sta diventando impegnativo e complesso perché molti di noi ormai lavorano in condizioni di 24h, 7 giorni su 7 dove la distinzione tra tempo lavorativo e tempo privato sfuma tra ansia e burnout, allora è forse il caso di fermarsi a riflettere su alcuni numeri.

La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è, come è noto, l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che non sono in condizione di rispondere in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere. Le conseguenze possono essere molto gravi e possono manifestarsi in:

  1. a) deterioramento dell’impegno nei confronti del lavoro,
  2. b) deterioramento delle emozioni originariamente associate al lavoro,
  3. c) un generale problema di adattamento tra persona ed il lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest’ultimo.

In tal senso il burnout diventa una sindrome da stress in qualsiasi organizzazione di lavoro e la connessione costante al mondo che ci circonda contribuisce fattivamente a creare questa condizione.

Secondo un sondaggio di Regus il livello di stress dei lavoratori è in aumento, con oltre la metà della forza lavoro globale (+53%) vicina alla sindrome del burnout.

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) i lavoratori di tutto il mondo spendono in media dalle 34 alle 48 ore di lavoro alla settimana, e molti di essi lavorano in attività correlate anche dopo l’orario di lavoro.

Mc Kinsey Quarterly suggerisce che “always-on e ambienti di lavoro multitasking stanno uccidendo la produttivitàà, smorzando la creatività, e rendendoci infelici”.

Il risultato più significativo nelle varie indagini dal mondo accademico del business è che sia nelle aziende grandi sia in quelle piccole i dipendenti sono accomunati da un fattore trasversale: rimangono “collegati” anche nel week end.

Questa cultura “always-on” ad alte prestazioni richiede costante attenzione, per capire dove porterà squilibrio e se rischia di determinare una mentalità fortemente improduttiva perché non riesce a prendere in considerazione il tempo di recupero.

Anche ai migliori atleti delle varie squadre si richiede tempo per riposare e recuperare.

Da qui il trend che sta emergendo in alcune aziende dove non ci saranno più messaggi di posta elettronica dopo le 8 di sera o nei fine settimana.

Tendiamo a credere che facendo diverse cose allo stesso tempo, siamo in grado di gestire meglio le informazioni ed essere più efficienti: niente di più falso come sottolineano le ricerche.

Il neuroscienziato, ricercatore educativo e autore Joann Deak osserva che il multitasking tipicamente “raddoppia la quantità di tempo necessario per eseguire un compito e di solito raddoppia il numero di errori

Inoltre il multitasking ci rallenta perché il nostro cervello è progettato per concentrarsi su un compito alla volta.

Ricerche attestano come i dipendenti che frammentano durante il giorno attività, incontri e discussioni diminuisce loro il pensiero creativo.

I ricercatori hanno scoperto che i soggetti che “vivono” il multitasking mostrano livelli più elevati di ormoni dello stress.

Un sondaggio di manager condotto da Reuters ha rivelato che due terzi degli intervistati ritiene che il sovraccarico di informazioni ha diminuito la soddisfazione sul lavoro e ha danneggiato le loro relazioni personali. Un terzo ha danneggiato la loro salute fisica e mentale.

Quindi, se il multitasking non è la risposta esatta alla produttività aziendale, la sfida per i nuovi manager e tutti noi, è che l’esecuzione di strategie di produttività in un ambiente always-on è più difficile di quanto mai vissuto nelle epoche precedenti.

Si richiede un enorme quantità di auto-disciplina nel team e si ha bisogno di stabilire una serie di norme che sostengono un modo più produttivo di lavorare.

Il Mc Kinsey Quarterly individua 3 tattiche, semplici e veloci:

  1. Rimanere sul focus: individuare le priorità e affrontare un task alla volta e prima di passare al successivo fare una piccola pausa
  2. Filtrare le mail: rispondere solo a quelle più importanti. Alcuni leader, si rifiutano di rispondere a qualsiasi e-mail e se rispondono lo fanno in alcuni “momenti specifici” della giornata
  3. Dimenticare: è importante dare al nostro cervello tempi di inattività per elaborare nuovi input intellettuali. E’ un elemento di apprendimento che favorisce il pensiero creativo.

La gestione del multitasking sarà un aspetto da prendere seriamente in considerazione, specie se tale aspetto vi permetterà di aumentare la produttività e la felicità del vostro dipendente.