Digital transformation, un terzo dei knowledge workers si sente a rischio

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Studio “The way we work”: il 35% dei lavoratori della conoscenza pensa di perdere il proprio lavoro nei prossimi 5 anni per l’avanzare dell’economia on-demand e digitale a livello globale

Oltre un terzo dei “knowledge workers” (35%), coloro il cui lavoro è più di pensiero che fisico, ritiene che l’attuale ruolo professionale sia destinato a scomparire entro i prossimi cinque anni, mentre il 65% si aspetta che il proprio lavoro non sarà più lo stesso.

Questo può derivare dalla rapida trasformazione degli ambienti di lavoro, dall’economia on-demand o dalla trasformazione digitale globale, con un impatto di questo cambiamento percepito nel mondo del lavoro a tutti i livelli aziendali.

Queste sono alcune delle rivelazioni contenute nello studio “The Way We Work” commissionato da Unify. Lo studio ha coinvolto 9.000 knowledge workers su scala globale, con domande relative a inclinazioni e aspettative rispetto alla propria vita professionale attuale e futura.

Ufficio Virtuale vs. Ufficio Reale

La ricerca evidenzia inoltre che “virtuale” è la nuova realtà per molti gruppi di lavoro. Oltre la metà dei knowledge workers (52%) afferma di far parte di diversi gruppi virtuali (distribuiti in più uffici e sedi) più di quanto mai avvenuto in passato ed è convinta che sia una cosa positiva. Per il 42% dei dipendenti intervistati, i team virtuali possono essere più efficaci dei gruppi attivi nello stesso luogo, e quasi la metà (49%) riferisce che l’azienda in cui lavorano affida l’operatività alla tecnologia e alla comunicazione piuttosto che agli uffici e alla sede fisica. Inoltre, più di un terzo (36%) sottolinea che pensare in modo creativo è uno dei maggiori vantaggi derivanti dal lavorare con persone al di fuori del tradizionale ufficio. I team virtuali sono resi possibili dalla tecnologia cloud, che oltre la metà degli intervistati (57%) afferma di utilizzare sotto forma di strumenti on-demand (internet/cloud based) per il lavoro in team, la gestione dei progetti o la collaborazione virtuale.

Oggi, i knowledge workers hanno una libertà mai vista prima, nelle modalità con cui si connettono e coinvolgono gli uni gli altri. Questo in generale ha potuto realizzarsi grazie alla tecnologia,” ha affermato Riccardo Ardemagni, CEO Unify Italia. “Il rapporto The Way We Work mostra il grande impatto che tecnologia, trasformazione digitale ed economia on-demand stanno avendo in ambito professionale. Crediamo che questi dipendenti vorranno sempre più essere padroni del “come”, del “quando” e del “dove” lavorano. Sta alle aziende rendere questa tendenza una realtà, facendosi motore di ulteriori cambiamenti”.

Mentre i ruoli dei knowledge workers sono in continua evoluzione, anche l’ufficio per come lo conosciamo sta rapidamente cambiando. Lo studio suggerisce che il lavoro non è più solo un luogo in cui si va o si vuole andare. In media, i dipendenti intervistati trascorrono un quinto del loro tempo (20%) al di fuori dell’ufficio tradizionalmente inteso e oltre uno su quattro (il 27%) vuole trascorrere dal 26 al 50% del proprio tempo in questo modo.

Il 69% suggerisce inoltre che disporre di un singolo ufficio fisico quale luogo di lavoro sia meno importante di quanto lo fosse in passato. Inoltre, quasi tre quarti degli intervistati (74%) ritiene che la tecnologia digitale, internet e i social media abbiano mutato radicalmente il modo in cui essi vivono il posto di lavoro. Comunque, non è ancora tempo di dire addio all’ufficio. Solo il 7% dei lavoratori dice che trascorrerebbe dal 75 al 100% del tempo fuori dall’ufficio tradizionale – il che dimostra che in qualche modo c’è ancora posto per la tradizionale scrivania.

Dal posto fisso a liberi professionisti

Ci confrontiamo sempre più con un’economia di freelance e on-demand. Un quinto di tutti i knowledge workers intervistati (21%) lavora attualmente come freelance o a contratto. E più della metà (53%) afferma che, se ricevesse un’offerta, potrebbe considerare il passaggio a un modello di lavoro freelance o on-demand piuttosto che l’impiego tradizionale.

Il posto di lavoro ideale

I knowledge workers hanno inoltre le idee molto chiare su cosa vogliono da un posto di lavoro ideale. Negli attuali ruoli, descrivono le proprie aziende come di successo (30%), collaborative (28%) e di supporto (26%). Ma siamo ancora lontani dal posto di lavoro ideale gli intervistati vogliono che la loro azienda sia di successo (51%), ma anche creativa (50%), stimolante (45%) e innovativa (41%).

Il bilanciamento vita-lavoro

I knowledge workers hanno sempre più il controllo del proprio tempo sia al lavoro che tra le mura di casa. L’equilibrio tra vita privata e lavoro non sembra più essere un problema, con il 95% dei lavoratori intervistati che afferma di avere raggiunto un buon equilibrio in questo senso, mentre oltre il 50% afferma che questo equilibrio tra lavoro e vita privata è andato sempre più migliorando negli ultimi cinque anni.

Il rapporto The Way We Work dimostra che siamo alla vigilia di alcuni cambiamenti radicali nelle aziende interessate dai nuovi modi di lavorare. Mentre i knowledge workers continuano a plasmare il futuro del proprio lavoro, le aziende devono necessariamente tenere il passo. La tecnologia giocherà un ruolo fondamentale perché permetterà a queste figure professionali di realizzare le proprie aspirazioni, assicurando al contempo che i migliori talenti rimangano comunque legati alle loro organizzazioni” aggiunge Ardemagni. “Spetta alle aziende riconoscere questo trend e fornire gli strumenti che i knowlede workers desiderano maggiormente soluzioni che renderanno possibile quel livello di creatività e innovazione che i dipendenti richiedono”.