L’Unione Europea sembra pronta a sacrificare alcuni dei capisaldi in materia di privacy per non frenare lo sviluppo dell’AI. E’ quanto emerge dalla bozza del pacchetto “digital omnibus” sull’AI che sarà presentato a novembre visionata da Politico ed Euractiv, che in due articoli separati riferiscono di fatto lo stesso messaggio di fondo: secondo la Commissione Ue, lo sviluppo dell’AI non va frenato, soprattutto per il bene delle nostre aziende.
Cosa emerge dalle bozze?
E così mentre si parla di semplici emendamenti “mirati”, le bozze di digital omnibus ottenute da Politico ed Euractiv mostrano che i funzionari stanno pianificando modifiche di vasta portata al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) a vantaggio degli sviluppatori di intelligenza artificiale.
La revisione proposta rappresenterà un vantaggio per le aziende che lavorano con l’intelligenza artificiale, mentre l’Europa si affanna per rimanere competitiva economicamente sulla scena mondiale.
Certo, mettere le mani sul GDPR solleverà un mare di interessi contrastanti.
Anche Draghi ha criticato il GDPR
C’è da dire che l’ex Primo Ministro italiano Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività del 2024 ha citato il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) come un ostacolo all’innovazione europea in materia di intelligenza artificiale.
Le autorità europee di regolamentazione della privacy hanno già rotto le uova nel paniere delle Big Tech in materia di intelligenza artificiale negli ultimi anni. Meta, X e LinkedIn hanno tutte ritardato il lancio di applicazioni di intelligenza artificiale in Europa dopo gli interventi della Commissione irlandese per la protezione dei dati. Google sta affrontando un’indagine da parte della stessa autorità ed è stata precedentemente costretta a sospendere il rilascio del suo chatbot Bard. L’autorità italiana ha precedentemente imposto blocchi temporanei a ChatGPT di OpenAI e a DeepSeek cinese per preoccupazioni relative alla privacy.
Allentamento delle norme sulla privacy
La bozza di proposta ottenuta da Politico mostra fino a che punto la Commissione Europea è disposta a spingersi per placare l’industria sull’IA.
Le modifiche alla bozza creerebbero nuove eccezioni per le aziende di IA, consentendo loro di elaborare legalmente categorie speciali di dati (come le convinzioni religiose o politiche di una persona, l’etnia o i dati sanitari) per addestrare e gestire le proprie tecnologie. La Commissione sta inoltre pianificando di riformulare la definizione di tali categorie speciali di dati, a cui sono garantite protezioni aggiuntive dalle norme sulla privacy.
I funzionari vogliono anche ridefinire cosa si intende per dati personali, affermando che i dati pseudonimizzati (in cui i dati personali sono stati oscurati in modo che una persona non possa essere identificata) potrebbero non essere sempre soggetti alle protezioni del GDPR, una modifica che riflette una recente sentenza della Corte Suprema dell’Ue.
Infine, vuole riformare le fastidiose norme europee sui cookie banner inserendo una disposizione nel GDPR che fornirebbe ai proprietari di siti web e app maggiori basi legali per giustificare il tracciamento degli utenti, oltre al semplice ottenimento del loro consenso. La bozza di proposta potrebbe ancora cambiare prima che la Commissione sveli ufficialmente i suoi piani il 19 novembre.
Una volta presentato, il pacchetto omnibus dovrà essere approvato dai paesi e dai legislatori dell’UE, che sono già fortemente divisi sull’opportunità di intervenire sulla tutela della privacy.
