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Digital Networks Act, Pietro Labriola lancia confronto su Linkedin. Ma Tim e Asstel non partecipano a consultazione Ue

Pietro Labriola, Ceo di Tim, lancia una interessante e partecipata discussione su LinkedIn a proposito del Digital Networks Act, avanzando una posizione piuttosto critica rispetto alla normativa ex ante attualmente in vigore ed esprimendo una serie di pareri molto circostanziati sul mercato Tlc con particolare attenzione all’accesso alle infrastrutture. “Dobbiamo superare lo schema “incumbent vs new comer” e costruire un quadro normativo che guardi avanti, non indietro”, si legge.

Il Ceo di Tim lancia un confronto aperto, raccolto da diversi soggetti che commentano sulla piattaforma. La consultazione Ue si è appena chiusa.

Ma ciò premesso, sono in molti a chiedersi se in questo contesto Pietro Labriola stia parlando in quanto Ceo di Tim, a titolo personale o magari in qualità di presidente di Asstel, anche alla luce della lettera siglata da un gruppo do operatori alternativi la scorsa settimana, che sulle proposte emerse in seno alla consultazione pubblica sul DNA (apri qui la pagina della Ue sulla consultazione pubblica) hanno scritto una lettera alla Commissione, chiedendo a gran voce di non smantellare il quadro regolatorio ex ante, che riguarda appunto l’accesso alla rete dell’ex incumbent (in Italia Fibercop).

Perché Tim e Asstel non hanno partecipato alla consultazione?

La domanda non è peregrina, perché fra le 326 risposte giunte un po’ dappertutto alla consultazione sul Digital Networks Act che si è chiusa alla mezzanotte dell’11 luglio, la proposta di legge in tema di reti che promette di modificare profondamente il quadro europeo della industry delle Tlc e di Internet, non ci sono le proposte né di Tim né di Asstel.

Ci sono invece le posizioni di molti altri player che hanno risposto.

Sono in totale 326 risposte e molte sono dall’Italia.

C’è anche la risposta della GSMA, l’associazione che raccoglie le principali telco Ue, fra cui anche Tim e Asstel. Forse che la posizione di Tim e Asstel sia quella della GSMA?

Non c’erano altre cose più specifiche da segnalare, proprie del mercato italiano tout court?

Folta partecipazione dall’Italia

Scorrendo le risposte giunte alla consultazione nei termini fissati, si vede che molte arrivano dall’Italia. Tra l’altro, diverse posizioni sono consultabili in chiaro, come ad esempio quella di Open Fiber e quella di Fibercop. Molte altre, quelle più recenti, sono in allegato PDF non ancora scaricabile.  

Fra le altre, ci sono, ad esempio, le posizioni e le proposte di Coop e Ugl, di iliad, Vodafone Group, INWIT e di molti altri fra cui l’AIIP, che da tempo conduce una battaglia contro il DNA.

Manca invece la posizione di Tim e anche quella di Asstel, l’associazione confindustriale che raccoglie le principali telco del Paese.

Rispondono anche fondi e OTT

Una mancanza che nella industry delle Tlc non è passata inosservata. Molti si domandano perché, dal momento che così tanti altri soggetti italiani apparentemente meno coinvolti (anche Confartigianato e CRTV, il braccio confindustriale che si occupa di radio-televisione e frequenze e chiede di perpetuare fino al 2040 l’uso dello spettro del digitale terrestre) hanno detto la loro.  

Altri pareri interessanti per la industry (in chiaro) sono arrivati da CDP, primo azionista con il 60% di Open Fiber, e Macquarie, il fondo australiano che detiene il restante 40%. 

Agcom ha risposto, ma la risposta non è ancora stata caricata.

Disponibile per il download, invece, la risposta dettagliata e circostanziata di Google. Mentre fra i rispondenti c’è anche Amazon, che ha deciso di rispondere in base alle diverse anime, in qualità di Amazon contenuti, Amazon Kuiper ma anche di AWS.   

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