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Digital Education. Telegram tra presente e futuro, le novità degli update e dei Bot

Dopo aver passato in rassegna Gruppi, Supergruppi, Canali, continua la nostra guida a Telegram nell’ottica dell’Educazione Civica Digitale. Difficilmente però oggi potremmo andare oltre senza citare il recente aggiornamento dell’App alla versione 5.2: ricca di novità. Prima di procedere, pertanto, nell’analisi (che ci porterà stavolta a far conoscenza con i Bot), cerchiamo di individuare le news principali della attuale release.

Proprio sui gruppi, infatti, si registrano alcune novità essenziali. Il limite di membri, intanto, innalzato a 200.000: una città in pratica. Non a caso lo staff di Telegram scherza sul blog: «Divertiti a fare il giro dei gruppi delle dimensioni della città di Kassel!». Scompare inoltre la differenza tra i supergruppi e i gruppi di base, che sono semplicemente «gruppi». Bastano inoltre pochi tocchi per rendere pubblico qualsiasi gruppo, aggiungere amministratori o attivare la cronologia persistente.

Gli amministratori possono inoltre impostare permessi predefiniti per impedire a tutti i membri di pubblicare tipi specifici di contenuti. Non si è mai voluto un gruppo con adesivi o gif? Nessun problema, ora è possibile impedirne in assoluto la pubblicazione.

Quando si elimina una chat o si cancella la cronologia, si riceve una finestra di dialogo di conferma e un’opzione per ripristinare la chat entro i successivi 5 secondi. «Eliminare la chat sbagliata raramente è divertente, ma ora avrai la possibilità di riconsiderare I tuoi gesti prima che divengano definitivi», scrivono sul blog. «Quando elimini una chat o cancelli la cronologia chat, riceverai una finestra di dialogo di conferma dettagliata e un’opzione per ripristinare la chat entro i successivi 5 secondi. Una volta scaduto il tempo, la chat è irrimediabilmente persa nelle fauci dei distruggi-documenti sotterranei di Telegram».

Da notare poi nuove opzioni di ordinamento dei contatti, miniature migliori, animazioni migliorate, una nuova barra di ricerca su iOS, una modalità scura migliorata su Android. «Ora puoi ordinare i tuoi contatti in base al nome e all’ultimo tempo visto su iOS e Android», scrivono.

Inoltre «le barre di ricerca su Telegram per iOS e il tema della modalità scura su Android hanno fatto il lifting», commentano. «L’App Android ti consente anche di configurare un’immagine del profilo quando crei un account, quindi aspettati di vedere più amici con i volti d’ora in poi».

«Nel frattempo sul desktop…». Ebbene sì, ci sono grosse novità anche sul piano dell’Applicazione desktop. Le nuove autorizzazioni di gruppo, infatti, funzionano anche su fisso. Da notare inoltre «il supporto per il download automatico di file e musica e la scelta di dispositivi d’input e output per le chiamate».

Infine, l’annuncio: «Un altro glorioso aggiornamento di Telegram arriverà tra una settimana o due, quindi STAY TUNED!».

Nell’attesa, dunque, dei nuovi update, torniamo a noi e cerchiamo di proseguire nella conoscenza degli altri cittadini ed abitanti del villaggio Telegram che ancora non abbiamo visto con la dovuta cura. A chi ci riferiamo? Anzitutto ai Bot.

Che cosa sono? Anch’essi vanno sotto la categoria «Preferiti». Specie se integrati con i Canali. Che intendo? Procediamo un passo alla volta.

Due, intanto, gli elementi decisivi da analizzare: il DNA del Bot, la sua natura a prescindere da Telegram, decisiva per comprenderne invece poi, a seguire, la sua proficuità unica per Telegram stessa, e, in seconda battuta, una distinzione troppo spesso dimenticata, la differenza fondamentale cioè tra Bot, Chatbot e Artificial Intelligence.

Il DNA del Bot

Che cosa sono, in generale, i Bot? Leggiamo anzitutto la risposta, davvero sintetica e semplice, che ci giunge dallo staff di Telegram: «Si tratta di account speciali, designati per scambio automatico di messaggi». Sono, cioè, account Telegram gestiti da un software, con molteplici funzionalità, in grado di offrire risposte immediate e completamente automatizzate. Introdotti il 24 giugno 2015 con la Telegram Bot Revolution, appaiono come quei «nuovi interlocutori» degli utenti che potranno interagire con essi «inviando loro messaggi di comando, privatamente o in gruppo».

Qual è, però, il loro plus per l’User Experience di Employees e Customers in Telegram? Perché dovrebbero far felice cliente interno ed esterno, dipendente e consumatore?

Per rispondere, occorre fare una “piccola escursione d’approfondimento”. Bot: chi sono costoro, nelle loro caratteristiche intrinseche a prescindere da Telegram?

In primo luogo diciamo anzitutto ciò che non sono: una feature specifica della piattaforma di Durov. Non sono nati con essa, né con essa moriranno. Potremmo immaginarli come «sei (o mille) personaggi» più o meno «in cerca di autore», ma comunque esistenti su svariate altre piattaforme. Quali? Messenger, ma anche KIk, Slack, Line, Viber, o ancora il più familiare Twitter, giusto per citarne alcune fra le principali.

Prova a pensarli come attori che, da anni, calcano i palcoscenici dei teatri più diversi. Che poi siano finiti sotto i riflettori dopo il 12 aprile 2016, a seguito cioè de l’FBF82016 di Zuckerberg – l’annuale conferenza degli sviluppatori di Facebook in cui Mark annunciò l’apertura del suo Messenger agli sviluppatori per Bot e Chatbots – è senza dubbio un dato di fatto: che la dice lunga, nel bene e nel male. Se volessimo dunque dare una definizione più globale, in prima battuta li potremmo considerare come meccanismi automatizzati, «robottini» virtuali al servizio della nostra vita online e offline, capaci di interagire automaticamente col cliente, col contatto-amico in Rete, in modo tanto veloce e immediato, da garantirgli una Customer Experience davvero memorabile, qualsiasi sia il nostro scopo.

Già da questa definizione così globale non ti stupirai se ti parlo di un fenomeno noto come «Chatbot Revolution», di cui si discute ormai da anni, in sé, a prescindere da qualsiasi piattaforma. «Bot Gold Rush», «La nuova corsa all’oro», era stata più volte ribattezzata. «Bots Are The New Apps», titolava TechCrunch, che già da mesi andava ammonendo: «Forget Apps, Now The Bots Take Over». «Il panorama attuale dei Bot ricorda molto quello del web nel 1995, o delle App Mobile nel 2008»: «La Rivoluzione più grande dai tempi dell’iPhone». Per non parlare del caso più eccellente, rimasto nella storia: quello di Chris Messina, imprenditore, inventore dell’hashtag, innovatore per definizione. «2016 will be the year of conversational commerce», scriveva all’epoca, ribadendo il punto qui e più volte sul suo blog. Vuoi sapere che tempo fa? Lascia perdere le App. Basta «chiedere al Bot». O anche la profezia di Ted Livingston, fondatore di Kik, già nel 2016 molto avanti col suo Bot Store, la sua Bot directory e una piattaforma aperta agli sviluppatori: «The Future of Chat Isn’t AI. Instant interaction is key». «Questo è l’inizio dell’era dei Bot. Il prossimo più grande sistema operativo sarà basato sui Bot», continuava. Un «Bot OS», o come ha sempre amato chiamarlo, «BOS». «Chat Apps will be New Internet, chatbots the new websites»: ossia «Le applicazioni di chat saranno il nuovo browser, i Bot i nuovi new siti. Questo è l’inizio del nuovo Internet». «Chatbots: l’inizio di un nuovo Internet?», si domandava Digiday non a caso in quei giorni.

I Chatbots, insomma, sono stati presto visti e ritenuti come la «prossima frontiera» della software economy, «l’alba di un nuovo giorno». The Economist vi dedicò un dossier, ove i commenti dei lettori valevano tanto quanto il pezzo: a dimostrazione dell’interesse per questi «sostituti perfetti di tutte le App scaricate sinora sullo smartphone» (Business Insider). Conclusione? «No Apps. No Search Box». Un’occasione imperdibile insomma: la «Bot-Ortunity», quel treno che passa una volta sola e… o lo prendi subito, o l’hai perso per sempre. Perder tempo è perder denaro. E non è roba da Bot.

Di «Botageddon» aveva parlato Rob May. Un vero e proprio «BOTIFESTO» – ne discuteremo più avanti con maggiore ampiezza, data l’importanza decisiva – era stato steso a più mani da esperti del settore. E non a caso, si profetizzava su Wired, sarebbe stato destinato a segnare un’epoca, come un tempo Lutero con le sue «95 Tesi», inizio di una nuova era della cristianità, o, più laicamente, come il Cluetrain Manifesto, tuttora vero caposaldo nella storia del marketing e del digital.

Sulla stessa linea è da intendersi il cosiddetto Bot Rulebook – del quale anche riparleremo – a firma di Amir Schevat, Head of Developer Relations per Slack, ove si mette nero su bianco la mission dei Chatbot: «Make human life better, to provide a helping hand, and to do so proficiently and courteously».

A dire il vero, secondo il Washington Post, sarebbe stato proprio Facebook, già allora, a voler «diventare il nuovo Internet» – se non ad esserlo già. C’imbatteremo di nuovo presto con questo tema, divenuto ben più scottante in seguito.

In ogni caso, tornando per ora alla molteplicità delle piattaforme su cui è possibile reperire i Bot più variegati, pensa ad alcune di esse, storiche, come Indoona, Slack, Catapush. O, per essere più aggiornato sulle news, da’ un’occhiata alle innumerevoli directories – novelle enciclopedie, fari nella notte e guide nella nebbia che ci orientano, esattamente come il buon Virgilio fu guidato nella oscurità della selva dantesca ai suoi tempi – di cui la rete è sin troppo affollata, ma delle quali qui, per facilitarti la vita, ti indicherò solo le 4 (+ 1) imperdibili, «definitive», come direbbero i guru americani e non solo:

Qualora ti avanzasse del tempo (?), guarda anche qui e qui. Già che ci sei, però, il nostro vero consiglio è non perderti ChatBots Weekly: più che una semplice directory, una newsletter settimanale ricchissima di spunti, per addetti ai lavori e appassionati del tema o, a maggior ragione, per chi appunto vuole imparare qualcosa di più sul tema.

Qualche esempio di piattaforma nel dettaglio? Basta cliccare sulla prima delle directory citate, Botlist: qui ne troveremo elencate per tutti i gusti ed esigenze. Da Amazon Echo a Android, da Cisco Spark a Discord, passando per Email, iMessage, iOS, Kik, LINE, Messenger, Skype, Slack, SMS, Telegram, e ancora Twitter, Viber, Web, WeChat. Guardati, però, anche quelle segnalate da Chatbots.Org: qui, infatti, in corrispondenza di ogni piattaforma, ti viene detto addirittura il numero di Bot e Chatbot disponibili. Esempi? AIM (10), Android (31), Download (20), Facebook (80), Fetion (1), Gadu Gadu (2), Google Talk (8), ICQ (2), iPhone (31), Live Messenger (134), Mobile Web (8), Ovi (1), Robot (2), Second Life (8), Skype (4), Twitter (15), Web (954), WhatsApp (3), Windows Mobile (1), Yahoo (7).

Spulciando sulle stesse directories, t’imbatterai anche nell’infinita molteplicità di settori, utilizzi e finalità per cui tali Bot possono essere utilizzati: su Telegram in primis, ma in generale ovunque. Prendendo a esempio quanto indicato in Chatbots.Org, si va dal settore Beauty (12) al Body health (56), passando per Career & education (58), Children (6), Cooking (23), Culture (40), Education, learn & lookup (80), Electronics & hardware (56), Environmental (8), Erotic (17), Fashion (22), Finance & legal (136), Gambling (1), Government (71), Home & living (61), Leisure (28), Mental & spirituality (13), Mobility (45), Music & radio (20), News & gossip (11), Pets & animals (2), Social (104), Sport (9), Telecoms & utilities (94), Trade (31), Travel (50), TV & gaming (43). E, tanto perché vogliamo essere cattivi, studiati pure alcuni quelli richiamati da Botlist: Analytics, Communication, Design, Developer Tools, Education, Entertainment, File Management, Finance, Food & Drink, Games, Health & Fitness, Lifestyle, Marketing, Payments, Personal, Productivity, Security, Shopping, Social & Fun, Sports, Task Management, Utilities.

Ti stai perdendo, in questa escursione speciale del nostro viaggio? La sintesi è semplice: mille Bot, per mille piattaforme, per mille usi possibili. Questo il punto decisivo. Certo, queste ultime voci, con particolare riferimento ai settori di applicazione, ai Bot principali, alla loro finalità che ne giustifica anche l’utilità e la produttività, devono forse ancora essere ben chiarite. Sarà il nostro compito nella prossima puntata: nel prossimo incontro di questa guida a Telegram, con un occhio al passato, al presente, e l’altro puntato verso il futuro, verso le novità che, con Telegram, ci attendono imminenti dietro la porta.

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