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Digital Education. Telegram, perché e come usarlo

«Telegram, perché?», ci siamo chiesti nella prima puntata di questa nuova sezione della rubrica Digital Education: una «Guida a Telegram» ragionata, tattico-strategica e immediatamente operativa, per insegnare a tutti il perché e il come dell’uso di uno strumento da usare bene per il bene, l’unica possibile exit strategy oggi dalla crisi.

Proprio questa è stata la risposta al nostro interrogativo, che spiega anche perché parlarne qui, in uno spazio dedicato all’Educazione Civica Digitale.

Telegram, si è detto, è la piattaforma oggi irrinunciabile per il business e la vita. Perché, dunque? Perché ti risolve la vita. Telegram, come braccio operativo della #Digital #Education – Educazione Digitale come Educazione Civica Digitale e, anzitutto, Educazione – è la risposta alla domanda chiave: come fare business oggi in tempi di crisi tramite il Digitale, usandolo bene, dunque proficuamente, in modo responsabile, etico e, così, produttivo e remunerativo. Telegram è il mezzo che aiuta a raggiungere il successo, i propri traguardi e obiettivi, nel lavoro e nella vita: a beneficio non solo nostro, ma della società tutta, sul piano educativo e istituzionale, dell’informazione e della comunicazione. Per questo, concludevamo, Telegram è la piattaforma ideale per un’Educazione Digitale predicata e praticata che porti alla meta. È l’App che consente al meglio di fare un uso digitalmente educato dello strumento Rete: la sola via d’uscita all’«era di povertà» spirituale e materiale tipica del nostro oggi.

Tutto questo, però, potrebbe apparire fumoso se non evidenziassimo in concreto la natura di Telegram e le sue features. Iniziamo allora, seguendo la cara vecchia regola delle 5W+1H.

Telegram, Who, What, Why. Che cos’è, per chi è, un decisivo perché. Anzi due

#What

Ai primi tre quesiti, di fatto, si è già risposto. «Telegram è Il braccio operativo dell’Educazione Civica Digitale», si è detto: di quello che abbiamo chiamato #HelpMarketing, #HelpFullNess. Per chi è? Per chi vuol raggiungere il traguardo pur nella crisi: per chi cerca la risposta, la soluzione al problema di tutti noi oggi. In tal senso, le peculiarità dell’App riguardano potenzialmente tutti, in ogni settore, sul piano professionale e personale. Perché? Per i quattro fattori chiave che costituiscono il suo «primo perché»: il suo valore in senso assoluto (velocità e sicurezza, l’unicità del network, l’assenza di barriere all’ingresso poiché progetto non commerciale, gratuito, e dunque il ROI al 100% che si ottiene usandola al meglio) e le caratteristiche principali del suo «secondo decisivo perché»: in senso «relativo», posto cioè in relazione alle altre App e social, contestualizzato nella nostra epoca, nel nostro  ecosistema digitale.

Occorre però conoscer meglio i «cittadini», gli abitanti di questo «villaggio» che ci si appresta a visitare in un novello «struscio di paese». Partiamo allora dal terreno su cui stiamo camminando, dalla sua «infrastruttura».

A dare la risposta migliore, più sintetica e chiara, alla domanda sul «che cos’è» di Telegram, sono proprio le FAQ: «Diversamente da WhatsApp, Telegram è un servizio di messaggistica basato sul cloud con sincronizzazione istantanea», si spiega. «Il risultato ti permette di accedere ai tuoi messaggi da diversi dispositivi contemporaneamente, inclusi tablet e computer, e condividere un numero illimitato di foto, video, file (doc, zip, mp3, etc.) con dimensioni fino a 1,5 GB per ogni documento. E se non vuoi salvare dati nel tuo dispositivo, puoi sempre tenerli nel cloud». Anche il video più pesante di How-To per la risoluzione di un problema, il keynote più massiccio da presentar domani in CDA, può essere inviato a clienti esterni e interni, seguendoli e inseguendoli ovunque siano, alla scrivania o in mobilità, qualunque dispositivo abbiano sottomano, garantendo loro di trovar sempre informazioni aggiornate in real time e con ogni tipo di contenuto. È il trionfo della Omni-Channel Experience: la omniscient customer experience tanto di tendenza adesso.

Il tutto con un’ulteriore conseguenza: «Grazie alla nostra infrastruttura con più Data Center e alla nostra crittografia, Telegram è anche più veloce e molto più sicuro. Oltretutto, Telegram è gratuito e lo sarà per sempre — nessuna pubblicità, nessun costo di abbonamento, per sempre». Non a caso «la nostra API è aperta, e gli sviluppatori che creano la propria App di Telegram sono i benvenuti. Abbiamo anche un’API per i Bot, una piattaforma per sviluppatori che consente a ognuno di creare strumenti personalizzati per Telegram. E questo è solo la punta dell’iceberg. Non dimenticarti di controllare questo paragrafo per funzioni ancora più esclusive».

Non esistono, dunque, server concentrati «in qualche strana parte del mondo» – come invece accade con WhatsApp e Facebook. Non ci sono finte casseforti di cui poi dare subito le chiavi a qualcuno. I Data Center sono e restano frazionati in ogni parte del mondo: porti di mari nelle cui acque subito si disperdono. Senza che nessuno legga i tuoi messaggi: neppure volendo. Non ci sono casseforti, non ci sono chiavi. Da oggi, anzi, ancor più velocità, privacy, sicurezza.

Ci soffermeremo più avanti sulle differenze strutturali con WhatsApp, che peraltro non possono non emergere già solo parlando di Telegram. Ora però focalizziamoci sull’infrastruttura e domandiamoci: tutto chiaro sin qui?

In caso contrario, proviamo con una metafora. Immagina il cloud come una «fibra muscolare», forte quel tanto che basta per consentire all’applicazione di svolgere quelle funzioni così utili – non ultime lato business – come la sincronizzazione istantanea, le dimensioni e le tipologie praticamente infinite di contenuti e allegati dei messaggi, il numero limitato di iscritti a un canale o ormai quasi anche di un supergruppo (sino a 100.000 membri), in una comunicazione quasi illimitata. Immagina poi i dati trasferiti dai messaggi, nel momento stesso in cui, attraverso il cloud, passano da un capo all’altro del mondo, dal mittente al destinatario e magari viceversa. Nel trasferimento i dati non sono trattenuti o copiati dal server, che li chiude a doppia mandata in una fortezza. Al contrario questi, come un bicchiere di cristallo, nel passaggio si frantumano in mille pezzi, che vanno a disperdersi in ogni parte del globo. Così è quasi impossibile per chiunque ritrovare e ricomporre le tessere del puzzle: fosse anche un ipotetico impiegato Telegram. E anche qualora trovasse i frantumi, essendo questi come detto sparsi in ogni parte del globo e sotto diverse giurisdizioni, non è detto che… il Governatore del Bangladesh sia d’accordo a consentire l’accesso al «pezzo di vetro». Come detto, dunque, «non ci sono casseforti, non ci sono chiavi».

#Who

Se questo è dunque almeno un assaggio della «città Telegram» – del suo «che cos’è», del #Whatchi sono esattamente i suoi cittadini, gli abitanti che la popolano?

Per capire almeno in linee generali il suo #Who, iniziamo da quelli che incontriamo per primi: i messaggi, in primis le cosiddette Cloud Chats. D’altronde, Telegram è anzitutto un’applicazione di messaggistica istantanea. In che cosa però si differenzia dalle mille altre App di Instant Messaging?

Presto detto. I messaggi:

a. Arrivano… Dove? «Su tutti i tuoi dispositivi contemporaneamente», così da sincronizzarsi all’istante «su smartphone, tablet o computer». Qui non si ha a che fare, dunque, con una semplice applicazione per smartphone: fin dal principio si prevedono piuttosto client e App anche per tablet iOS o Android, per Web e, soprattutto, per Desktop. Tutte funzioni che «gli utenti business e i piccoli team potrebbero amare», ricorda lo staff. La versione computer puoi trovarla qui, per MacOS, Windus e Linux: «L’applicazione Desktop veloce e sicura, perfettamente sincronizzata con il tuo telefono», viene definita. Prova a immaginare che cosa possa aver significato questo già al momento della sua nascita, o anche solo quando i primi pionieri – tra cui umilmente la sottoscritta – iniziarono nel 2015-2016 a usarla e parlarne. Se WhatsApp si dimenava tra tentativi di applicazioni lato business, mostrava anche però, tra le maggiori criticità, proprio l’assenza di una versione Desktop, almeno un po’ simile a una dashboard di gestione operativa, come necessaria invece per le aziende, nelle Internal come nelle External Communications, nel Social CRM e Social Customer Service. Uno Slack per lo scambio informazioni nel team, insomma, o uno strumento di CRM per l’assistenza clienti. Finché si parla di piccoli casi – ma proprio per questo ancor più meritevoli di attenzione, come Brescia Mobilità o Nardi Elettrodomestici, di cui ebbi a scrivere più volte – può darsi anche che il volume dei messaggi scambiati fosse gestibile via smartphone. Il caso di Repubblica, però, che tentò lo stesso esperimento e andò in crash in ventiquattro ore, è emblematico. Neppure la successiva introduzione della versione Web e Desktop di WhatsApp ha risolto il problema.

In Telegram, invece, la situazione si rovescia. Se i messaggi e i loro contenuti vanno gestiti, come può accadere in un’azienda, per uso interno, di comunicazione con e tra i dipendenti, o esterno, ad esempio per il Social Customer Service, operare da desktop rende i processi gestibili con soddisfazione garantita per clienti esterni ed interni. Puoi scegliere qui la tua versione, o sperimentare la nuova Telegram X, così come le ulteriori possibilità per Android.

b. Inviando… Che cosa? Messaggi di testo, foto, video e filedi ogni tipo (doc, zip, mp3, etc.), con dimensioni sino a 1,5 GB, si è                      anticipato. Analizziamo però adesso in dettaglio.

c. Inviando, dicevamo… Ma a chi? Ai propri contatti, naturalmente. Per aggiungerne uno, però, qui non occorre il numero di telefono: basta lo username.

C’è di più, però. Le Cloud Chats non sono il solo esempio di messaggi presenti in Telegram. Ne esiste, infatti, un’altra tipologia, che apre le porte a un «monumento» nel «paese», che non si può non da visitare: la crittografia dell’App. Andando con ordine, l’altra versione, oltre ai messaggi «standard», ci sono le chat segrete. Che cosa sono le Secret Chats e perché dovrebbero essere importanti? Anche qui, faremo un passo alla volta: la prossima puntata.

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