Key4biz

Digital Education. Guida Telegram, come funzionano gruppi, supergruppi e canali

Con i messaggi – diversi nei loro possibili livelli di segretezza, ma comunque sempre sicuri, riservati, e al contempo veloci ed efficienti, come abbiamo visto qui –  siamo solo al principio della nostra conoscenza dei cittadini di quel borgo davvero speciale che è Telegram. Chi sono i prossimi da incontrare? Ovviamente, per conoscerli, dobbiamo andare là, dove questi si raccolgono: i punti di ritrovo, i novelli «bar sotto casa», i loro «circoli», ove si riuniscono per fare business o anche, semplicemente, due chiacchiere al termine della giornata.

Lì possiamo assumere maggior dimestichezza con gli «attori», i protagonisti già visti di Telegram – i messaggi, appunto – ma anche con coloro che i messaggi se li scambiano: i contatti, gli utenti della piattaforma, attivi più che mai in questi rinnovati «strusci di paese». A che, e chi, ci riferiamo? A Gruppi, Supergruppi e Canali.

Non poche tra loro le differenze. Come sempre, cerchiamo di analizzarle una a una, procedendo passo dopo passo.

  1. Gruppi e Supergruppi. Apparentemente, specie se ci si riferisce ai Gruppi, si tratta di una della features più simili a quelle della rivale WhatsApp. Le differenze, però, sono numerose.

I Gruppi di Telegram, intanto, sono ideali per condividere contenuti con gli amici e la famiglia, o collaboratori in piccoli team. Possono avere fino a 200 membri e, per impostazione predefinita, chiunque può invitare nuove persone e cambiare il nome e la foto del gruppo.

Per creare un Gruppo, è sufficiente, su iOS, aprire un nuovo messaggio, premendo l‘icona nell’angolo in alto a destra nei Messaggi, quindi cliccare su «Nuovo Gruppo». Su Android, invece, basta premere l‘icona rotonda della matita nella lista chat – e quindi poi, anche qui, cliccare su «Nuovo Gruppo». Infine, su Windows Phone, si preme l‘icona «+» nella barra centrale – e quindi, anche qui, si clicca su «Nuovo Gruppo».

Se il Gruppo cresce e si espande, è possibile aggiornarlo e, senza perdere niente, renderlo un Supergruppo più centralizzato.

Sul piano poi della Customer Experience, i vantaggi sono ancora maggiori. Ogni brand, infatti, può attivare un proprio canale di comunicazione rivolto alla clientela, nella sua globalità o targettizzata secondo differenti criteri, facendo pervenire a ciascuno informazioni mirate in base alle esigenze di ogni ciascuno. Esempi? Quelli che, con grande cautela e facendo attenzione a non confondere i piani, potremmo comunque definire modelli di comunicazione analoghi alle Newsletter più  tradizionali – ma che nel nostro caso, appunto, risulterebbero rinnovate e più fresche. O, ancora, offerte promozionali, iniziative dedicate, Tips&Tricks, How-To, istruzioni per l’uso, avvisi su prodotti e servizi già acquistati e in uso o, per i prospect, di loro interesse.

Questo però sarebbe ancora niente. In realtà, il fattore decisivo consiste in un elemento che ancora, a distanza di anni, sembra non essere stato colto da quasi nessuno degli ormai sempre più numerosi creatori di canali e che, proprio per questo, non possono essere in grado di realizzarli al meglio, sfruttarne sino in fondo vantaggi e redditività. Solo comprendendo quest’aspetto, infatti, sarà possibile creare una comunicazione via canale davvero proficua per chi sbarca sulla piattaforma. Mi riferisco alla qualità, al valore unico del network di seguaci che si va così a creare e raggiungere.

Chi fa parte dei membri di un Canale l’ha scelto: ha deciso o, comunque, accettato proattivamente di seguirlo. Magari scommettendo per la prima volta su una piattaforma ancora poco nota come Telegram. Il pubblico dev’essere davvero interessato: ecco il vero engagement. Non è come un Like su Facebook o una Newsletter passivamente subita in email. Qui non si è soggetti al News Feed, al Dio Algoritmo, un novello Zeus che ti oscura se non paghi. Molto più facile sarà dunque raggiungere la rete di contatti: comunicare con loro, coinvolgerli, prendersene cura. Fino a che non compreranno o ri-compreranno.

Ecco un nuovo esempio di quell’ottimizzazione del rapporto qualità-prezzo, di quell’avere tanto a costo quasi zero, di cui parlavamo sopra. Da qui il potenziale di efficacia tanto peculiare del Canale Telegram, anche in termini di raggiungimento del ROI. Su Telegram non vale il principio: «O paghi in #SocialAds o farò in modo che nessuno ti veda» – neppure coloro che, magari, dalle mie comunicazioni potrebbero eccome essere interessati.

Vero, dunque: gli utenti Telegram potranno anche essere relativamente pochi, specie se paragonati a quelli di giganti come Facebook o WhatsApp. Ma di che parliamo se poi, alla fine, delle mie anche centinaia di migliaia di fans sulla Facebook Page solo lo 0,0001% di loro ha la possibilità tecnica di visualizzare i miei post, a meno che non abbia fatto investimenti in pubblicità? Su Telegram, invece, tutti possono vedermi, tutti possono scegliere se seguirmi o no. Non ci sono barriere all’ingresso: niente preselezioni secondo criteri non meritocratici.

A maggior ragione, però, la posta in gioco è alta. L’azienda o la persona, per qualsiasi scopo agisca – professionale o personale, sociale, educativo o di business – dovrà essere tanto smart da dar buone ragioni al cliente, al «contatto-amico» in rete, per convincerlo alla scommessa di raggiungerlo su Telegram. Se vuoi essere seguito, qui dovrai solo farti valere. Lì «si parrà la tua nobilitate». Tanto più dovrai esser affidabile e autentico, per dar un buon motivo agli altri per seguirti. Se però il tuo cliente tale o potenziale, il tuo amico in rete, sceglierà alla fine di scommettere su di te e seguirti, quell’unico contatto varrà come 10.000 su Facebook. E ti renderà 10.000 volte di più. Con tanti saluti all’algoritmo di Facebook.

Exit mobile version