La nuova struttura per la Difesa digitale francese, la CND
La Francia prende la scena digitale europea con una novità molto importante che potrebbe segnare la storia futura della digitalizzazione continentale. Dal 1° settembre 2025, il Ministero delle Armate francese si dota di un nuovo “chef d’orchestre” per il digitale: il Commissariat numérique de Défense (CND).
Creato da un decreto pubblicato nell’estate 2025, il CND riunirà in un’unica entità tre strutture chiave: la Direzione generale del digitale (DGNUM), la Direzione interforze delle reti di infrastruttura (DIRISI) e l’Agenzia del digitale della difesa (AND).
Dal 2026 confluirà anche l’Agenzia ministeriale per l’intelligenza artificiale di difesa (AMIAD), segnale chiaro di quanto Parigi voglia integrare l’AI nel cuore della propria strategia militare.
La nuova struttura nasce con un obiettivo preciso: centralizzare competenze e risorse per migliorare la gestione dei dati, gestire in maniera efficiente gli investimenti e garantire la sicurezza dei sistemi d’informazione militari.
La Francia investe 20 miliardi di euro nel settore digitale e nell’AI
La missione del CND sarà duplice:
- fornire strumenti digitali resilienti e performanti alle operazioni militari, sul campo come nell’amministrazione,
- preparare il futuro sistema di combattimento fondato sul digitale e sui dati.
Non si tratta di un doppione rispetto al Comando della Cyberdifesa (COMCYBER), che resta responsabile delle operazioni e della protezione delle reti critiche. Il CND, invece, sarà l’architetto: costruirà e gestirà le infrastrutture digitali che COMCYBER utilizzerà per difendere lo Stato.
Questa trasformazione si inserisce nella Legge di programmazione militare 2024-2030, che destina 20 miliardi di euro al digitale. Una cifra senza precedenti, che darà al CND i mezzi per: modernizzare l’equipaggiamento delle forze armate, sviluppare infrastrutture sicure e resilienti, attirare e trattenere i migliori talenti nel settore digitale e dell’AI, rafforzare la sovranità tecnologica e la resilienza del Paese.
Al comando del CND il generale Erwan Rolland
A guidare questa nuova struttura è stato scelto un ufficiale con grande esperienza: il generale di corpo d’armata Erwan Rolland, 56 anni, già direttore della DIRISI. Diplomato a Saint-Cyr e all’École de Guerre, Rolland ha una lunga carriera nelle trasmissioni e nelle operazioni sul terreno: ha comandato il 28° reggimento trasmissioni di Issoire, partecipato all’operazione Barkhane nel Sahel e rappresentato la Francia presso la NATO.
Accanto a lui, come commissario aggiunto, ci sarà l’ingegnere generale dell’armamento Lionel Morin, diplomato Polytechnique ed Ensta ParisTech. Inoltre, il decreto di fine agosto ha nominato Cyrille Hoez vicecapo del servizio “fabbrica digitale” del CND.
I vantaggi per la Francia, i dubbi per l’Unione europea
Il digitale entra a pieno titolo nel cuore della difesa francese, con strutture unificate, leadership chiara e risorse certe. Per Parigi è una mossa che rafforza la potenza di combattimento delle proprie forze armate, per l’Europa potrebbe rappresentare un tassello essenziale verso una maggiore autonomia digitale e una maggiore coesione in termini militari.
Ma il punto dolente sta proprio qui e non è poca cosa.
La Francia si dota di una struttura nazionale potente, con 20 miliardi euro dedicati al digitale e all’intelligenza artificiale militare entro il 2030. Questa centralizzazione e affermazione di grandeur rischia di accentuare il gap con altri Paesi UE che non hanno mezzi simili (Italia, Spagna, Paesi Bassi, ecc.), producendo soluzioni francesi molto avanzate ma poco compatibili con quelle altrui.
In un’Unione europea dove già oggi convivono diverse visioni di cyberdifesa e diversi gradi di investimento, una tale mossa potrebbe rafforzare la logica delle “sovranità nazionali”, piuttosto che quella di una sovranità comune europea.
Sul piano industriale, il CND potrebbe privilegiare aziende francesi come Thales, Atos, Airbus Defence & Space, riducendo lo spazio per una reale concorrenza intraeuropea.
La questione vera sarà politica.
La Francia metterà il CND al servizio della leadership nazionale o lo presenterà come strumento europeo condivisibile?
L’UE, dal canto suo, sarà capace di armonizzare standard, protocolli e progetti comuni, o lascerà che ogni Stato corra da solo?