Il caso

Dieselgate: il Governo difende FCA. Delrio, ‘Da Berlino accuse irricevibili’

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Nessuna automobile FCA da ritirare in Europa: Il Ministro risponde alle insinuazioni del suo omologo tedesco, “I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali”

Continua il balletto di critiche e accuse tra la Fiat Chrysler Automobiles (FCA), gli Stati Uniti, l’Europa, la Germania e il nostro Paese. Al telegiornale di ieri su Rai3, il Ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha bollato come “totalmente irricevibile” la richiesta della Germania alla UE di una “campagna di ritiro delle automobili Fca”.

Abbiamo accettato di istituire una commissione di mediazione presso la Commissione Europea a Bruxelles esattamente perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali”, ha precisato il Ministro.

L’omologo tedesco Alexander Dobrindt aveva infatti rilasciato un’intervista al giornale Bild am Sonntag, in cui accusava senza mezzi termini l’Italia di essere a conoscenza dell’irregolarità del software in uso presso Fca che alterava i risultati dei test sulle emissioni di CO2.

La Germania, che fino all’anno scorso ha dovuto affrontare la grave vicenda che ha visto proprio negli USA la Volkswagen al centro del cosiddetto primo ‘dieselgate, ha subito preso la palla al balzo per puntare il dito contro la Fiat e l’Italia, e a detta di Delrio sta andando “contro le regole che ci siamo dati, di responsabilità di ogni nazione verso le proprie case produttive. Noi non abbiamo chiesto nessun ulteriore indagine da parte di Volkswagen, ci siamo fidati di loro, ed è giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproco”.

A breve, comunque, il nostro Governo presenterà a Bruxelles i risultati dei test fatti in casa per confrontarli con quelli di tutti i produttori: “L’Italia ha una posizione di totale trasparenza”.

Le nostre strategie mirano a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 nel trasporto stradale e per questo abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi, che alla fine di quest’anno entreranno in vigore i test di controllo direttamente su strada, dove il comportamento del veicolo è ovviamente più rispondente al comportamento usuale“, ha spiegato il ministro dei Trasporti.

Uno scontro quasi di natura istituzionale che ha preso il via subito dopo la notifica da parte dell’Agenzia per la protezione ambientale americana (Epa) a Fiat Chrysler Automobile e alla controllata statunitense Fca Us, relativa a una presunta violazione del “Clean Air Air”, la legge sugli standard sulle emissioni.

Si tratta dei veicoli Dodge Ram 1500, 3.0 Liter Diesel Engine (Model Years 2014-2016) (non commercializzato da FCA in Europa) e Jeep Grand Cherokee, 3.0 Liter Diesel Engine (Model Years 2014-2016). I veicoli in questione, ha precisato il Ministero, non sono omologati né commercializzati in Italia.

In un comunicato di giovedì scorso, Fca ufficialmente sosteneva che “i motori diesel di FCA US sono equipaggiati con hardware di controllo delle emissioni all’avanguardia, ivi incluso la tecnologia selective catalytic reduction (SCR). Ogni costruttore automobilistico deve utilizzare varie strategie per controllare le emissioni al fine di realizzare un equilibrio tra le prescrizioni di EPA relative al controllo delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e le prescrizioni relative alla durata, prestazioni, sicurezza e contenimento dei consumi. FCA US ritiene che i propri sistemi di controllo delle emissioni rispettino le normative applicabili”.

La nota concludeva con l’auspicio “di poter avere quanto prima la possibilità di incontrare l’enforcement division dell’EPA e rappresentanti della nuova amministrazione, per dimostrare che le strategie di controllo di FCA sono giustificate e pertanto non costituiscono defeat devices”.