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Didattica a distanza in 9 scuole su 10. Ma il 48% degli studenti è escluso e al 54% non piace

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Il 92% delle scuole ha attivato la didattica a distanza, la maggior parte con lezioni in diretta su varie piattaforme (85%) e una durata media a lezione fra i 40 e i 60 minuti (69%). Buona la valutazione del lavoro svolto dai docenti in questa nuova veste (per il 60% degli intervistati). Ma si conferma il grave problema della esclusione di tanti studenti che – per lo più per mancanza di device, per scarsa connessione e in parte anche per condizioni familiari difficili – non partecipano alle videolezioni. A segnalarlo il 48% dei 1245 soggetti, fra genitori, insegnanti e studenti, coinvolti in un sondaggio civico promosso da Cittadinanzattiva sulla didattica a distanza. È ricorrente il fatto che alcuni ne siano esclusi principalmente per: connessione inadeguata (48,5%), condivisione del dispositivo fra più fratelli o familiari (33,5%), assenza di dispositivi (24,5%), assenza di connessione (16,4%).

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Le proposte

Videolezioni in diretta

La modalità sincronica, cioè “in diretta”, è quella predominante (85%) ma non mancano le video lezioni registrate (10%) o la compresenza di entrambi gli approcci (5%). La durata media di una video lezione va da un’ora (39%) a 40 minuti (30%).  Nel 61% delle classi, tutti i docenti usano la stessa piattaforma.

Il 46% giudica buono il servizio di videolezione e il 41% è soddisfatto della preparazione dei docenti.

Troppi compiti

I compiti sembrano essere una costante della scuola italiana, anche in tempi di Covid 19: se nel 43% dei casi la quantità sembra rispecchiare quella consueta, nel 27% addirittura si registrerebbe un aumento.

Scuola on line: 54% degli studenti la boccia

La scuola via web non piace al 54% degli studenti, un terzo dichiara che è più faticoso
concentrarsi durante le lezioni e il 15% circa che la possibilità di poter utilizzare Pc e smartphone diventa una tentazione per non seguire le lezioni. Agli studenti manca la presenza fisica a scuola e anche il contatto con i compagni. Sono i risultati di un altro studio battezzato “Giovani e quarantena” promosso dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Gap, Cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, su 9mila studenti tra gli 11 e 20 anni evidenzia gli effetti del lockdown sui giovanissimi e raccolti sempre da Cittadinanzattiva.

L’80% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di aver cambiato i propri ritmi sonno/veglia e circa la metà dichiarano di subire risvegli notturni. Tutti mangiano di più e a tutte le ore.

Cambio nel ritmo del sonno

Negli ultimi due mesi, i ragazzi hanno passato online molto più tempo, il 25% dice di essere stato sempre connesso mentre a gennaio 2020, gli “iperconnessi” erano appena il 7%. La fetta più consistente (54%), però, continua a essere quella che ha trascorso online tra le 5 e le 10 ore al giorno, percentuale raddoppiata rispetto a gennaio scorso.

Questi dati arrivano invece da una ricerca svolta da Università di Firenze insieme a Skuola.net per conto di Generazioni Connesse, sotto il coordinamento del ministero dell’Istruzione su 5.308 giovani fra i 14 e i 20 anni. La maggior parte del tempo è stata assorbita dalle attività di didattica a distanza: il 24% è rimasto connesso con la scuola in media 3 ore al giorno, il 26% si è assestato sulle 4 ore, il 20% sulle 5 ore, il 18% è andato anche oltre.

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