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Dichiarazione dei redditi, ecco come funzionerà il chatbot per il MEF (video). Ma si basa sull’AI di quale società?

MEF e Sogei hanno sviluppato un chatbot AI sperimentale per l’analisi delle dichiarazioni fiscali

La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione va progressivamente a migliorare la qualità e la produttività di ogni settore. Comporta anche una revisione radicale e quindi profonda del modo in cui tramite la tecnologia si esamina, si tratta e si gestisce l’enorme volume di dati relativo ai redditi degli italiani.

Il Dipartimento delle Finanze – Direzione studi e ricerche economico fiscali del ministero dell’Economia e delle finanze (MEF) ha illustrato al FORUM PA 2025, un’applicazione sviluppata in collaborazione con Sogei che attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) consente di migliorare la produttività delle attività di analisi dei dati del Dipartimento assicurando un accesso più celere ed efficace ai dati e consentendo l’utilizzo di tecniche avanzate di analisi.

Un nuovo assistente virtuale, “ad uso interno”, in aiuto di funzionari e dirigenti delle Finanze per analizzare e tradurre le migliaia di variabili che offrono i documenti inviati da 42,5 milioni di contribuenti italiani tra modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche” e “730”, oppure indirettamente tramite la comunicazione dei sostituti d’imposta, secondo dati ufficiali del ministero.

Durante l’intervento del Direttore della Direzione studi e ricerche economico fiscali, Maria Teresa Monteduro, e dalla Dirigente dell’Ufficio IV, dott.ssa Barbara Bratta, è stato spiegato il funzionamento dell’assistente virtuale progettato per l’analizzare sia documenti di testo, sia dati aggregati relativi alle dichiarazioni fiscali.

L’IA offre grandi potenzialità per la PA, ma deve essere adottata in modo responsabile, etico e collaborativo. La sfida non è solo tecnica, ma anche culturale e organizzativa.

AI, design user-friendly e supervisione umana

Come spiegato da Monteduro nella sua presentazione dal titolo “L’Intelligenza Artificiale: nuove frontiere e nuove potenzialità per la gestione di banche dati statistiche”, l’intelligenza artificiale svolge ormai già oggi un ruolo sempre più importante nella Pubblica Amministrazione, in particolare nell’ambito della gestione e valorizzazione dei dati fiscali e statistici.

Nel contesto del Dipartimento delle Finanze, l’AI è già applicata per gestire i dati fiscali, che vengono raccolti, verificati e pubblicati con l’obiettivo di “garantire qualità e affidabilità”. La grande mole di dati e la necessità di elaborazioni rapide e accurate hanno portato “all’implementazione di chatbot basati su tecniche di machine learning”.
Questi strumenti non solo consentono di “velocizzare i processi e migliorare l’efficienza operativa”, ma permettono anche di “rendere più fluido il rapporto tra cittadino e istituzione”.
In particolare, il chatbot sviluppato dal Dipartimento è in grado di “analizzare dati aggregati e documenti testuali relativi alle dichiarazioni fiscali, elaborando le informazioni per generare risposte, report, tabelle e grafici”, contribuendo così a un significativo miglioramento della produttività della PA.

Un punto centrale della presentazione è l’importanza di “un approccio antropocentrico e collaborativo nella progettazione dei sistemi di intelligenza artificiale”. L’IA, infatti, dovrebbe essere pensata per supportare l’utente e semplificarne le attività quotidiane, attraverso “un design intuitivo e user-friendly”, evitando di introdurre inutili complicazioni. Inoltre, è fondamentale che la tecnologia sia in grado di adattarsi alle esigenze specifiche di ogni individuo, mantenendo sempre il controllo umano nei processi decisionali e operativi.

La relatrice affronta poi le principali sfide etiche legate all’uso dell’AI, tra cui la “protezione dei dati personali”, che deve essere sempre conforme alle normative come il GDPR.

Un altro nodo critico è rappresentato dalla “tracciabilità” e dalla “comprensibilità dei modelli”, che spesso si presentano come “black box”, rendendo difficile ricostruire il ragionamento alla base delle risposte fornite.

A tutto ciò si aggiunge la necessità di “garantire la responsabilità delle decisioni, attraverso una chiara accountability” e una costante supervisione umana. Viene anche sottolineata l’“importanza di riconoscere e mitigare i bias algoritmici”, favorendo l’utilizzo di dataset diversificati per prevenire distorsioni nei risultati.

Come funziona il chatbot

Il chatbot sperimentato dal ministero rappresenta un’innovazione importante nella digitalizzazione della pubblica amministrazione, unendo linguaggio naturale, analisi dei dati e visualizzazione interattiva in un’unica piattaforma. Grazie alla sua architettura ibrida (LLM + RAG + interpreti), è in grado di fornire risposte affidabili, verificabili e ricche di contenuto, contribuendo a una gestione più intelligente e strategica delle informazioni fiscali.

Come spiegato nella presentazione di Barbara Bratta, il sistema si basa sull’integrazione di grandi modelli linguistici, noti come LLM (Large Language Models), che vengono addestrati su grandi quantità di testo per comprendere e generare linguaggio naturale.
Tuttavia, questi modelli presentano limiti, tra cui la possibilità di produrre risposte inesatte (allucinazioni), la mancanza di tracciabilità delle fonti e l’incapacità di effettuare calcoli numerici complessi.

Per superare queste criticità, il MEF ha adottato un approccio che unisce la generazione testuale degli LLM con la capacità di recuperare informazioni da fonti esterne, attraverso la tecnica denominata RAG (Retrieval Augmented Generation). Questa combinazione consente di fornire risposte basate esclusivamente su documenti interni ufficiali, migliorando la qualità e la trasparenza delle risposte.

Un ulteriore elemento innovativo è l’integrazione con interpreti di codice. Quando l’utente formula una domanda, il chatbot è in grado di trasformarla in codice, che viene poi eseguito da un interprete capace di effettuare operazioni matematiche, produrre grafici e mappe geografiche. Questo rende possibile, utilizzando un linguaggio semplice e naturale, ottenere analisi complesse e visualizzazioni dinamiche dei dati fiscali.

Il risultato è un assistente virtuale altamente specializzato, pensato per uso interno, che consente ai funzionari del Dipartimento delle Finanze di interagire in modo semplice ed efficiente con enormi volumi di dati, migliorando la qualità delle analisi e accelerando i processi decisionali.

Ancora nessuna comunicazione ufficiale

Il dipartimento ha annunciato l’impiego del chatbot, ma al momento manca una comunicazione ufficiale del ministero e di Sogei.

Proprio in questi giorni comunque Sogei ha pubblicato una nota relativa al processo di integrazione dell’intelligenza artificiale nel suo piano industriale 2025-2027, evidenziando “il ruolo cruciale di questa tecnologia nel potenziare servizi, processi e infrastrutture pubbliche. Tale iniziativa si propone di generare benefici concreti per cittadini, imprese e istituzioni”.

L’Azienda è attivamente impegnata nello sviluppo di un’infrastruttura sicura e autonoma, sfruttando soluzioni di intelligenza artificiale generativa. È stato, inoltre, istituito un Centro di Competenza dedicato – si legge nella nota – che ha il compito di coordinare progetti in settori strategici come sanità, fiscalità e gestione del patrimonio pubblico”.

È chiaro che l’impiego dell’AI può essere una risorsa fondamentale per una gestione efficiente e ottimale di tale mole di dati, offrendo la possibilità di modernizzare la PA aumentando l’efficienza dei processi e delle mansioni e supportando decisioni più rapide ed efficaci.

L’AI di chi?

Le Pubbliche Amministrazioni devono essere un motore fondamentale nel processo di innovazione e cambiamento della nostra società, in quanto la disponibilità di una vasta quantità di dati di alta qualità rappresenta il contesto ideale per valutare le potenzialità dell’utilizzo dell’IA nella gestione delle banche dati statistiche pubbliche. Ma ci sono dei punti di criticità che vanno sollevati proprio per la rilevanza strategica sia di questo settore, sia della tecnologia che si va ad impiegare.

Non c’è nessun dubbio sulla necessità di impiego di tecnologie avanzate per lo studio, l’esame e il trattamento dei dati relativi ai nostri redditi o di altra natura. Ci piace un Fisco che usa l’AI, ma al giorno d’oggi non si possono annunciare novità così rilevanti senza il massimo livello di trasparenza che ci si aspetta dalla PA centrale e in questo caso dal ministero e per questo attendiamo un comunicato ufficiale più dettagliato.

Si tratta di applicare il principio chiave dell’“AI explainable”, o intelligenza artificiale spiegabile (nota anche come XAI – Explainable AI): un ramo dell’AI che si occupa di rendere comprensibili e trasparenti le decisioni e i comportamenti dei modelli di AI, in particolare quelli più complessi come le reti neurali e i modelli di deep learning.
L’AI spiegabile è una risposta etica, tecnica e normativa alla crescente adozione dell’intelligenza artificiale. Rende i sistemi non solo più trasparenti e affidabili, ma anche più controllabili e accettabili da parte di utenti, cittadini e istituzioni. In un mondo dove l’AI è sempre più pervasiva, capire il perché di una decisione è importante quanto la decisione stessa.
Un principio che assume un’importanza strategica e istituzionale nelle organizzazioni pubbliche, dove la trasparenza, la responsabilità e l’affidabilità dei processi decisionali sono fondamentali per il rapporto con i cittadini e per il rispetto delle normative.

Noi cittadini dobbiamo avere conto di chi fornisce la tecnologia di cui si parla. Tutto deve essere spiegato e illustrato in maniera chiara e accessibile, ad esempio, sapere su quale tecnologia si basa il chatbot e quale/quali società ha/hanno offerto le soluzioni tecnologiche di base. Un Paese moderno chiede soprattutto questo.

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