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Democrazia Futura. Un Italiano alla guida degli Stati Uniti d’America?

Dom Serafini

Perché crescono le possibilità di due candidati italo americani all’investitura repubblicana per le prossime elezioni presidenziali. Ce lo spiega in un breve articolo da New York Dom Serafini, che sottolinea come fra i papabili candidati pronti a sfidare a Trump alle primarie del Partito Repubblicano, vi siano Ronald Dion DeSantis detto Ron e Mike Pompeo. Il primo dal 2019 è governatore dello Stato della Florida, il secondo è stato dal 2018 al 2021 Segretario di Stato (Ministro degli Esteri) durante la Presidenza di Donald Trump, dopo essere stato per quindici mesi direttore della CIA.

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C’era un periodo, non tanto tempo fa, quando per un cattolico era praticamente impossibile diventare presidente degli Stati Uniti. Poi questo problema è stato superato, prima con l’elezione di John F. Kennedy nel 1961 e, 60 anni dopo, con quella di Joe Biden nel 2021.

In seguito il problema si è spostato sugli italiani in generale, infatti nessuno dei candidati di origini italiane alla presidenza americana è mai riuscito nell’intento, a partire da Geraldine Ferraro, che era almeno riuscita ad entrare nel “ticket” presidenziale nel 1984 come candidata alla vice presidenza. Non ci sono riusciti: Mario Cuomo, che non accettò la sfida delle presidenziali del 1992 per motivi misteriosi; Rudolph Giuliani (il “sindaco eroe” dell’11 settembre) nel 2008; Chris Christie (ex governatore del New Jersey, italiano da parte di madre, la siciliana Sondra Grasso) nel 2016; ed infine l’ex sindaco di New York City, Bill De Blasio nel 2020.

Il popolarissimo Andrew Cuomo, primogenito di Mario Cuomo, non ha potuto nemmeno avvicinarsi alla campagna presidenziale del 2020 poiché ha dovuto dimettersi dalla carica di governatore dello Stato di New York a causa di accuse di molestia, in seguito rivelatesi infondate. 

Con l’elezione di Donald Trump alla presidenza nel 2017, la situazione è completamente cambiata ed ora i possibili candidati principali alle elezioni presidenziali sono di origini italiane: i repubblicani Ronald Dion DeSantis detto Ron e Mike Pompeo. Il primo dal 2019 è governatore dello Stato della Florida, il secondo è stato dal 2018 al 2021 Segretario di Stato (Ministro degli Esteri) durante la Presidenza di Donald Trump, dopo essere stato per quindici mesi direttore della CIA.

Come riportato dalla rivista che ho l’onore di dirigere VideoAge nel gennaio 2017, lo stesso Donald Trump pare abbia preso ispirazione dal modello di Silvio Berlusconi fino nei minimi dettagli: numero di figli (cinque ciascuno), mogli (tre), massiccio uso dei media (a partire dalla televisione), vicinanza ai dittatori (amicizia con Vladimir Putin), fonte di entrate (mercato immobiliare), il provenire dal di fuori del mondo politico ma vicini alla sinistra (Berlusconi all’ex leader socialista Bettino Craxi e Trump per un breve periodo aderente al Partito Democratico) e poi passati a destra, ed infine entrambi alle prese con cause giudiziarie.

La ricerca di papabili candidati pronti a sfidare a Trump alle primarie del Partito Repubblicano

Oggi gli stessi repubblicani conservatori protestanti, che in passato storcevano il naso ai candidati di origini italiane, sono alla ricerca di possibili papabili italiani per la presidenza degli Stati Uniti d’America.

É The New York Times, bastione dell’establishment liberale, ad elevare il quarantaquattrenne DeSantis ad erede di Trump, anzi al “futuro del Partito Repubblicano”.

Secondo lo stratega repubblicano Mac Stipanovich, Ronald Dion DeSantis è un personaggio “meno terrorizzante di Trump”. Si pensa che l’avvicinarsi a posizioni estremiste da parte di DeSantis sia unicamente dovuto alo scopo di vincere le primarie (dove l’afflusso degli elettori ultra-conservatori è elevato), ma che poi, durante la campagna elettorale generale, si sposterà verso posizioni moderate per convincere una fetta più ampia di elettori.

Secondo quanto scritto in un articolo apparso nel numero del New York Times Magazine del 18 settembre 2022, anche i media conservatori di Rupert Murdoch pensano che sia giunta l’ora di prendere le distanze (“passare oltre”) dall’ex presidente Donald Trump.

Strategicamente il Times, sempre pronto a descrivere nel dettaglio le origini dei personaggi politici, questa volta ha evidenziato che DeSantis è cattolico, ma nelle 12 pagine dell’articolo ha evitato di menzionare le sue origini italiane.

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