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Democrazia Futura. Riprogettare la rete… ma come?

polo strategico nazionale
Pierpaolo Marchese

La comprensione della complessità dell’ecosistema internet e del funzionamento delle moderne reti di telecomunicazioni, spiegata in dettaglio nell’articolo, dovrebbe essere alla base di qualunque processo decisionale che voglia affrontare con chiarezza i nodi del settore. 
Quattro “Considerazioni finali sui trend tecnologici in atto e i loro condizionamenti  sulle scelte e sulle strategie più appropriate” a fronte della “defisicizzazione della rete”, del ruolo crescente dell’edge computing, della convergenza by design e, infine dell’automazione di rete resa possibile dalla virtualizzazione e dal progressivo impiego dell’Intelligenza Artificiale: “Riprogettare la rete… ma come?” questo l’interrogativo finale dell’Ing. Pierpaolo Marchese, Independent ICT Consultant. 

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La comprensione della complessità dell’ecosistema internet e del funzionamento delle moderne reti di telecomunicazioni, spiegata in dettaglio nell’articolo, dovrebbe essere alla base di qualunque processo decisionale che voglia affrontare con chiarezza i nodi del settore. 

In uno scenario di cambiamento come l’attuale, in cui passati equilibri economici all’interno della catena del valore delle reti non sono più validi e vanno rivisitati, è probabilmente utile ribadire alcuni trend tecnologici in atto che, lungi dall’essere delle variabili indipendenti rispetto a criteri di governance e assetti di proprietà, possono condizionare la bontà futura delle scelte di oggi. Senza pretesa di esaustività, ne possiamo individuare quattro di particolare rilevanza per il dibattito in corso sulla evoluzione della rete del principale Operatore nazionale e dei suoi asset.

  1. La defisicizzazione della rete. L’avvento di internet ha portato a una lunga stagione di dispiegamento in campo di black box sempre più’ complessi, interconnessi e gestiti centralmente, con grande quantità di risorse (investimenti, test, spazi, energia, lavori in campo). Le nuove reti stanno riducendo al minimo l’HW, e si sta diffondendo a tutti i livelli, anche all’accesso, lo sviluppo SW delle funzioni di rete, replicando i modelli di erogazione servizi già in uso nei Cloud Data Centre: virtualizzazione, separazione dei dati dalla capacità computazionale, Application Programming Interfaces (API), composizione modulare di moduli omogenei (microservizi), separazione del controllo dal flusso informativo (user plane). Questa defisicizzazione riduce notevolmente le barriere all’ingresso di nuovi attori, allarga l’orizzonte dei Service Provider e trasferisce sempre più il valore dall’infrastruttura fisica di connettività al controllo e alla orchestrazione delle funzioni e dei contenuti in cloud. I leader tecnologici di questa evoluzione sono Stati Uniti d’America e Cina.

Da qui si pone un quesito dirimente.

Sapremo, come sistema-Italia e come sistema-Europa, cogliere appieno le opportunità e le sfide di questo cambio di paradigma?

Occorrerà costruire e gestire reti nuove non più sulla base del “solito” incremento dì velocità trasmissiva (bps, Throughput), ma anche, forse soprattutto, sulla minimizzazione della latenza, l’affidabilità della connessione, la capacità di condivisione computazione tra terminale e rete.

Non solo: la sicurezza della distribuzione dei dati e delle applicazioni, la flessibilità dei dispiegamenti e dell’attivazione delle risorse (anche per una maggiore efficienza energetica) saranno criteri di progettazione prioritari. Molti modelli architetturali, dal Multiaccess Edge Computing (MEC) al Central Office Redesigned as a Data Centre (CORD) stanno già ridisegnando la struttura dei Point of Presence (POP) periferici delle Telco con sempre maggiori sinergie tra applicazioni/ servizi e funzioni di connettività e trasporto.

Da qui sorgono tre interrogativi:

  1. Potrà la separazione orizzontale delle reti (ad esempio tra Network Companies e Service Companies) garantire efficacemente nei nuovi scenari la relazione tra attori differenti tramite Service Level Agreement (SLA) concordati aprioristicamente?
    1. Quali livelli di apertura (Exposure) si dovranno garantire in una rete ad intelligenza decentrata?
    2. E quale impatto sulle azioni di monitoraggio del traffico e aspetti critici come l’intercettazione legale (Legal Intercept)?

Sapranno i tavoli regolatori, in Italia ed in Europa, stare al passo di questi sviluppi e non continuare a privilegiare politiche di segregazione dei mercati e di pura attenzione alla concorrenza all’interno di confini sempre più indefiniti?

Questi scenari impattano, come naturale, sulla forza lavoro del settore almeno altrettanto quanto gli assetti societari e si porrà sempre più un problema di skills e formazione. Inoltre, per essere efficace l’automazione comporta anche la raccolta e la condivisione di enormi moli di dati dalla periferia della rete ed una visione end to end che superi le barriere tra differenti segmenti e livelli di rete.

Da qui emerge un ultimo interrogativo.

Sapranno le nuove reti integrate orizzontalmente impiegare nuovi modelli di collaborazione compatibili con i benefici dell’automazione e l’incremento dell’affidabilità complessiva richiesta dai clienti?

Domande complesse che richiedono certamente risposte complesse ma che dimostrano una volta di più che la tecnologia non solo induce al cambiamento ma anche orienta la ricerca e la selezione di nuovi assetti.

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