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Democrazia Futura. Mai così battute le vie della diplomazia

Giampiero Gramaglia

Questa parte centrale del mese di settembre è caratterizzata da tre importanti visite: quelle di “Zelens’kyj negli Stati Uniti, del cardinale Zuppi in Cina, e di Kim Jong-un in Russia”. “Mai così battute le vie della diplomazia” è il titolo dell’articolo di Giampiero Gramaglia.  Il viaggio di Zelens’ky coincide con l’assemblea generale dell’Onu, che entrerà nel vivo martedì 19 settembre – ma non è sicuro che il presidente vi interverrà […].
La missione di Zuppi suscita speranze …. A Pechino, dove è rimasto da mercoledì 13 a venerdì 15 settembre, il cardinale Zuppi ha incontrato Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari euroasiatici, mediatore cinese designato nella vicenda ucraina, ma non ha visto – come si era ipotizzato – il premier Li Qiang. Il Ministero degli Esteri cinese sottolinea che “la Cina è sempre impegnata a promuovere la pace ed i colloqui e a collaborare con tutte le parti”.
Quella di Kim Jong-un allarma Kiev e l’Occidente. Gli Stati Uniti d’America chiedono a Pyongyang di non dare armi a Mosca. C’è il timore che la Corea del Nord ottenga in cambio tecnologie per mettere in orbita satelliti e dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare. Pyongyang ha ‘celebrato’ a modo suo l’incontro Kim – Putin con l’ennesimo lancio di missili balistici”.

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In settimana il presidente ucraino Volodymyr Zelens’ky farà una visita a Washington: sarà alla Casa Bianca e al Congresso, che sta varando l’ennesimo pacchetto di aiuti militari e umanitari (21 miliardi, questa volta) all’Ucraina impegnata a respingere l’invasione russa.

In 19 mesi di conflitto, le vie della diplomazia di pace (e di guerra) non sono mai state così battute. Il cardinale Matteo Zuppi è stato in Cina per “continuare a tessere la difficile tela della pace”, dopo le tappe a Kiev, Mosca e Washington. E il presidente nord-coreano Kim Jong-un ha visto in Russia il presidente russo Vladimir Putin per barattare armi e munizioni con tecnologia ed aiuti ed ha poi visitato installazioni militari e spaziali dell’Estremo Oriente russo.

Secondo fonti di stampa statunitensi, la visita di Zelens’ky, che incontrerà il presidente Joe Biden, è stata voluta dalla Casa Bianca, nella speranza di smussare le resistenze dei repubblicani, che frenano sugli aiuti all’Ucraina.

Il viaggio di Zelens’ky coincide con l’assemblea generale dell’Onu, che entrerà nel vivo martedì 19 settembre – ma non è sicuro che il presidente vi interverrà –, ed è stato preceduto da una sorta di ‘testacoda della diplomazia’ sul fronte ucraino: l’inviato di Papa Francesco è arrivato a Pechino da Berlino, dove c’era l’incontro ‘L’audacia della pace’ promosso da Sant’Egidio; il dittatore nord-coreano ha invece viaggiato da Pyongyang a Vladivostock sul suo treno blindato personale, che al confine ha dovuto sostare per adeguarsi al diverso scartamento dei binari russi.

La missione di Zuppi suscita speranze. Quella di Kim Jong-un allarma Kiev e l’Occidente. Gli Stati Uniti d’America chiedono a Pyongyang di non dare armi a Mosca. C’è il timore che la Corea del Nord ottenga in cambio tecnologie per mettere in orbita satelliti e dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare. Pyongyang ha ‘celebrato’ a modo suo l’incontro Kim – Putin con l’ennesimo lancio di missili balistici.

L’intreccio di contatti segue il Vertice del G20 a New Delhi e avviene mentre il conflitto al fronte ristagna, a parte le reciproche – e spesso letali – gragnuole notturne di missili e droni. Fonti e media occidentali – fra gli ultimi, il Financial Times – sono sempre più scettici sulle possibilità di successo della controffensiva ucraina, ma Zelens’ky non demorde:

“L’iniziativa – dice – è nelle nostre mani… L’eroismo ucraino determinerà la fine di questa guerra…”.

Secondo fonti della difesa ucraina, le truppe russe state respinte indietro di tre/quattro chilometri, lungo diversi tratti del fronte Sud. Ma le stesse fonti avvertono:

“Dobbiamo liberare una striscia almeno di 30 chilometri perché la controffensiva sia davvero efficace”.

Prima di vedere Kim Jong-un, Putin, parlando al Forum economico orientale di Vladivostock, aveva risposto al segretario di Stato statunitense Antony Blinken, secondo cui Kiev tratterebbe, se Mosca mostrasse interesse per la diplomazia.

“Per ballare il tango bisogna essere in due”,

la frase di Blinken. Putin ribatte così:

“Se gli Stati Uniti ritengono che l’Ucraina sia pronta per i negoziati, allora facciano annullare il decreto del presidente ucraino che li vieta”.

Un po’ controcorrente, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, sulla stampa tedesca, torna a battere sul tasto della “lunga guerra”:

“Vogliamo tutti una pace rapida, ma dobbiamo riconoscere che se gli ucraini smettono di combattere il loro Paese non esisterà più, se i russi depongono le armi avremo la pace”.

 Stoltenberg aggiunge che “non v’è dubbio” che “prima o poi” l’Ucraina entrerà nella Nato.

Zuppi in Cina, quarta tappa della missione diplomatica

A Pechino, dove è rimasto da mercoledì 13 a venerdì 15 settembre, il cardinale Zuppi ha incontrato Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari euroasiatici, mediatore cinese designato nella vicenda ucraina, ma non ha visto – come si era ipotizzato – il premier Li Qiang. Il Ministero degli Esteri cinese sottolinea che

“la Cina è sempre impegnata a promuovere la pace ed i colloqui e a collaborare con tutte le parti per continuare a svolgere un ruolo costruttivo per allentare e raffreddare la situazione”.

La visita e gli incontri di Zuppi a Pechino sono in sé eccezionali: le relazioni diplomatiche tra Cina e Vaticano sono interrotte dal 1951.

Per Asia News, il viaggio del cardinale segna “indubbiamente” un passo avanti nei rapporti tra Pechino e la Santa Sede, dopo le frizioni sulle nomine dei vescovi. E si svolge pochi giorni dopo la mano nuovamente tesa da Papa Francesco alle autorità cinesi, durante il suo viaggio apostolico a Ulan Bator.

Per la Santa Sede,

“la visita costituisce un’altra tappa della missione voluta dal Papa per sostenere iniziative umanitarie e la ricerca di percorsi che possano condurre a una pace giusta”.

La Cina ha peso e ruolo cruciali per la pacificazione tra Russia e Ucraina o almeno per l’apertura di trattative.

Il cardinale Zuppi dice:

“Siamo contenti … La preghiera ecumenica interreligiosa è motivo ulteriore per cercare con fiducia il dono della pace, che è un dono per tutti, di tutti e che tutti devono trovare…”; la guerra è “un incendio terribile che non risparmia nessuno”.

Papa Francesco lo sprona:

“Continuiamo a pregare per la pace …, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini… Non abbiamo paura di divenire ‘mendicanti di pace’… Chiediamo che si aprano vie di pace, soprattutto per la cara e martoriata Ucraina…”.

Per le fonti vaticane, dall’incontro tra Zuppi e Li emerge la volontà di “unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace “:

“Il colloquio, svoltosi in un clima aperto e cordiale – riferisce il Vaticano -, è stato dedicato alla guerra in Ucraina e ai suoi drammatici effetti… È stato anche affrontato il problema della sicurezza alimentare, “con l’auspicio che si possa presto garantire l’esportazione dei cereali, soprattutto a favore dei Paesi più a rischio”.

Echi a Mosca e a Kiev

Da Mosca, arriva un’eco positiva e un’ipotesi di ulteriore sviluppo della missione di pace vaticana:

“L’inviato del Papa per l’Ucraina ha in programma un secondo viaggio a Mosca” e le autorità russe sono “pronte” a parlare con lui,

dice il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, citato dai media russi. Nel mese di giugno, Zuppi a Mosca non era stato ricevuto né da Putin né da Lavrov. La Russia – aggiunge Lavrov – rimane pronta a “rispondere a tutte le proposte serie”, ma la palla per avviare negoziati è “nel campo ucraino“.

Kiev è più tiepida. L’Ucraina con le sue “ferite sanguinanti” è stato il tema di un incontro tra il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk e la stampa accreditata in Vaticano. L’arcivescovo maggiore di Kiev ha commentato le recenti “incomprensioni” – come le ha definite – tra l’Ucraina e Papa Francesco:

“Non sono sicuro che il governo ucraino abbia chiuso tutte le porte alla Santa Sede”,

ha detto.

Giorni or sono, il consigliere del presidente ucraino Mikhailo Podolyak aveva affermato che Kiev non ha bisogno della mediazione del Papa. perché “è filorusso”. Secondo Shevchuk, quella di Podolyak è “un’opinione privata” -.

“Il Papa – ha riferito il prelato – ci ha detto: io sono con voi. Ora sta a noi portare questo messaggio in Ucraina … La parola pace viene purtroppo desacralizzata, le vengono dati tanti significati: deve essere giusta, stabile, autentica”.

Kim Jong-un in Russia, armi per tecnologia

Vladimir Putin e Kim Jong-un si sono incontrati nel centro spaziale Vostochny, nell’Amur, Estremo Oriente russo: prima un caloroso benvenuto, un breve colloquio, un giro turistico delle installazioni spaziali; poi, l’incontro vero e proprio, durato due ore, e uno sfarzoso banchetto, presenti numerosi ministri dall’una e dall’altra parte. Con Kim, c’era la potente sorella Kim Yo Jong, assente però ai colloqui.

L’Occidente assiste sul chi vive, ma, intanto, Washington sdogana la cessione all’Ucraina di armi all’uranio impoverito e mette la sordina al fatto che il primo a legittimare il dittatore nord-coreano fu Donald Trump, che, senza ottenere nulla, lo incontrò tre volte durante la sua presidenza e mise addirittura piede sul territorio nord-coreano.

In cambio del sopralluogo su un sito di assemblaggio e lancio di razzi russi e dell’impegno a dargli tecnologia spaziale, Kim Jong-un avalla l’invasione dell’Ucraina – “una guerra sacra”, in cui la Russia “difende la sua sovranità” – e si mette al fianco di Putin “contro l’imperialismo”. Il dittatore brinda “a nuove vittorie” per la Russia, mentre Putin alza il calice al “rafforzamento della cooperazione” e alle “prospettive di cooperazione militare” tra i due Paesi.

Tornato a Mosca Putin, Kim Jong-un visita ancora, fra l’altro, la fregata missilistica Admiral Shaposhnikov della flotta di Mosca, all’ancora a Vladivostok, scortato dal ministro della Difesa Sergej Shoigu, e riceve in dono da autorità locali – scrive la Tass – cinque droni esplosivi, un drone da ricognizione e un giubbotto anti-proiettile.

Se teme un flusso di armamenti dalla Corea del Nord alla Russia, il Pentagono continua a vagliare con preoccupazione la possibilità di furti delle armi occidentali inviate in Ucraina.

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