Memorie

Democrazia Futura. Il lungo Novecento di un paladino dell’obiettività: ricordo di Sergio Lepri

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, presidente uscente di Infocivica |

Per la Rubrica Memorie nostre Giampiero Gramaglia già direttore dell'Ansa, traccia un Ricordo di Sergio Lepri ripercorrendo "Il lungo Novecento di un paladino dell’obiettività".

Giampiero Gramaglia

Per la Rubrica Memorie nostre, Giampiero Gramaglia già direttore dell’Ansa, traccia un Ricordo di Sergio Lepri ripercorrendo “Il lungo Novecento di un paladino dell’obiettività”.

“La morte di Lepri  – scrive Gramaglia – priva generazioni di giornalisti dell’ANSA del loro Direttore e tutti i giornalisti italiani del loro patriarca, di un Maestro e di un punto di riferimento: Lepri, un paladino dell’obiettività, direttore dell’ANSA per trent’anni dal 1961 al 1990, fino al compimento del secolo, era rimasto attivo e continuava a perfezionare, sul suo sito, https://www.sergiolepri.it/, il suo ultimo lavoro, ‘1943 Cronache di un anno‘.

Sergio Lepri

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Sabato mattina 22 gennaio, la sala della Protomoteca in Campidoglio pareva ospitare una riunione di redazione dell’ANSA: una riunione della fine degli Anni Ottanta. A dire addio a Sergio Lepri, scomparso a 102 anni due giorni prima, c’erano tutti i colleghi superstiti testimoni della sua epoca e della sua direzione. E c’era anche l’ANSA del dopo Lepri e quella di oggi, il direttore Luigi Contu, che fu da lui assunto, l’ad Stefano De Alessandri, il presidente Giulio Anselmi, i vertici dell’Ordine e dell’Associazione, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Accanto alla bara, i tre figli Maria, Paolo e Stefano, tutti e tre giornalisti, e parenti, amici, tanti giornalisti. Sulla bara, i gagliardetti dell’Anpi, della cui tessera lui era orgoglioso., 

Nella sua cronaca, l’ANSA ha scritto: “E’ stata una cerimonia ricca di commozione e di affetto: l’abbraccio dei colleghi, che hanno ricordato i suoi insegnamenti, la sua vicinanza anche negli ultimi anni e il suo supporto nei momenti difficili, le immagini proiettate di alcuni momenti d’intimità familiare, i ritratti con l’amatissima moglie Laura scomparsa nel giugno 2011, e le tre nipoti Virginia, Laura ed Emma, che gli hanno dedicato tre poesie, tra cui l’Infinito di Leopardi”.

Le ceneri di Lepri sono deposte nel cimitero fiorentino di San Miniato al Monte, accanto a quelle della moglie.

L’uomo e il giornalista

La morte di Lepri priva generazioni di giornalisti dell’ANSA del loro Direttore e tutti i giornalisti italiani del loro patriarca, di un Maestro e di un punto di riferimento: Lepri, un paladino dell’obiettività, direttore dell’ANSA per trent’anni dal 1961 al 1990, fino al compimento del secolo, era rimasto attivo e continuava a perfezionare, sul suo sito, https://www.sergiolepri.it/, il suo ultimo lavoro, ‘1943 Cronache di un anno’ https://www.sergiolepri.it/1943-cronachediunanno/.

Mario Nanni, uno dei tanti suoi giornalisti – all’ANSA, qualcuno ha calcolato che ne assunse oltre 600 -, profondo conoscitore dell’Agenzia di cui fu capo del Politico e poi capo-redattore centrale, l’ha così ricordato:

“Un prestigioso direttore e un intellettuale nutrito, crocianamente, della religione della libertà. Della sobrietà, della misura, dell’antiretorica, condite di un fine umorismo, fece la sua cifra stilistica non solo professionale ma anche esistenziale”: E ha citato una frase da uno scambio di mail in occasione d’un compleanno: ‘’L’importante è che la morte, quando verrà, ci trovi vivi’’.

L’aneddotica fiorita intorno a Sergio Lepri è tutta basata su elementi reali: dalla frase iconica rivolta ai neo-assunti, “non le chiedo chi vota, ma non me lo faccia capire da quel che scrive”, nel segno dell’obiettività del giornalista d’agenzia; al brusco congedo a quanti lasciavano l’ANSA, attratti dalla maggiore visibilità e/o dalle migliori retribuzioni di altri media (“Tenga a mente che le porte non si riaprono, a chi se ne va”); ai dispacci cerchiati a penna rossa tracciati e inviati ai giornalisti per segnalare loro errori e incongruenze; alla capacità di capire le notizie e di darle con equilibrio (si cita spesso la gestione dei comunicati delle Brigate Rosse nei giorni difficili del sequestro Moro, che l’agenzia diffuse malgrado il dibattito sull’opportunità d’essere cassa di risonanza dei terroristi); alla straordinaria vitalità che gli consentì di giocare a tennis e di scarpinare in montagna ben oltre gli ottanta e i novant’anni.

Sempre coi mantra della professione chiari in mente: le notizie dell’ANSA doveva essere affidabili e verificate, obiettive e complete, tempestive e ben scritte.

Il percorso professionale e l’attualità dell’esempio

L’ANSA ha affidato il ricordo del suo storico direttore a Elisabetta Stefanelli, del cui articolo riprendiamo dati e passaggi: “Nato a Firenze nel 2019, dopo l’ingresso nella Resistenza e l’adesione al Partito d’Azione e poi al Partito liberale, Lepri iniziò  la sua avventura nel giornalismo dirigendo a Firenze, fra il 1943 e il 1944, il giornale clandestino del Partito liberale ‘L’Opinione’, quando – raccontò in occasione dei suoi 100 anni – ‘Fare un giornale e distribuirlo era rischiare la vita’, ricordando la Resistenza come ‘un periodo formativo per una parte della mia generazione’”.

Data degli anni di Firenze il sodalizio di colleganza e amicizia con Ettore Bernabei, sotto la cui direzione fu redattore capo al Giornale del Mattino, dopo essere divenuto redattore de La Nazione del Popolo, organo del Comitato toscano di Liberazione nazionale”.

Sempre con Bernabei, passò poi al Popolo, per il quale fu inviato speciale negli Stati Uniti e nell’Unione Sovietica e poi corrispondente da Parigi. E lui, laico, fu portavoce di Amintore Fanfani, democristiano, come presidente del Consiglio, prima di approdare all’ANSA”.

 “Dal 1961 al 1990 è stato, dopo un breve rodaggio come vice-direttore, il direttore responsabile dell’ANSA, sempre disponibile coi suoi redattori, ma insieme granitico nella sua integrità. Che aveva come presupposto dividere i fatti dalle opinioni. ‘Il privilegio di un serio giornalismo – diceva – è di non schierarsi. Io sono arrivato al giornalismo alla fine della guerra. Giovani come me decisero di fare il giornalista perché era uno strumento … di conoscenza, democrazia e libertà’”.

E Nanni rileva: “All’ANSA, Lepri ha dato giorno per giorno tutto se stesso: idee, passione, tempo, entusiasmo, dedizione pedagogica, forgiando per l’Agenzia, che con lui crebbe fino a diventare una delle grandi agenzie internazionali, un volto moderno, riconoscibile e accettato da tutti, con il sigillo di uno stile fatto di credibilità, prestigio e affidabilità”.

La sua seconda inesauribile vena – scrive la Stefanelli – è stata quella dell’insegnamento, che praticò con energia e ottimismo. Dal 1988 al 2004 insegnò ‘linguaggio dell’informazione’ alla Luiss. Ha scritto numerosi libri, molti dei quali ad impronta didattica hanno contribuito a formare generazioni di giornalisti. Autore di uno storico manuale, Lepri ha sempre sostenuto che ‘giornalisti si diventa’, pur di avere ‘curiosità di conoscere e capacità di analisi critica’ … Lepri è sempre stato un innovatore: dalla sua intuizione è nato ad esempio il Dea, l’archivio digitale delle notizie ANSA, il primo in Europa. ‘Erano gli Anni Settanta e milioni di notizie si accumulavano negli scaffali: ora sta tutto su un telefonino … E’ cambiato tutto … E’ cambiata l’informazione – diceva in occasione dei 100 anni – perché sono cambiati gli strumenti. Le nuove tecnologie sono state un grande modo per migliorare l’informazione’‘.

Il mio legame con Sergio Lepri

Sergio Lepri mi assunse all’ANSA il 1o gennaio 1980, direttamente nell’ufficio di corrispondenza di Bruxelles che, alla fine del 1979, era rimasto per diverse ragioni sguarnito: io ero lì, su piazza, corrispondente della Gazzetta del Popolo. Il nostro primo incontro avvenne a Parigi: mi diede appuntamento all’Hotel Florence, un alberghetto scevro di ogni lusso, vicinissimo all’ufficio dell’ANSA in Rue Tronchet vicino alla Madeleine – 19 anni dopo, ne sarei divenuto il responsabile per una breve stagione, un anno e mezzo -.

E fu ancora Lepri a farmi capo dell’ufficio di Bruxelles quattro anni dopo ed a chiamarmi a Roma alla fine del 1989, come caporedattore degli Esteri e poi, all’inizio del 1990, capo-redattore centrale, quando il passaggio di consegne al suo successore, amico e fino ad allora prezioso collaboratore, Bruno Caselli – scomparso lo scorso anno – era stato concordato. Il suo congedo dalla redazione dell’Agenzia, in una sala di piazza della Pilotta, fu un momento d’intensa commozione sua e di tutti i suoi giornalisti.

E fu sempre Sergio Lepri, nel 1982, a innescare il mio sodalizio con Media Duemila e col fondatore della rivista, Giovanni Giovannini, all’epoca presidente della Fieg e dell’ANSA, destinato anch’egli a divenire per me un punto di riferimento umano e professionale. Lepri mi telefonò dicendomi che il presidente Giovannini gli aveva chiesto un giovane collega cui fare capo a Bruxelles per una sua nuova iniziativa editoriale e mi chiese se poteva fargli il mio nome. Risposi, ovviamente, di sì, aggiungendo scherzosamente che mi serviva l’autorizzazione del direttore, senza la quale i cronisti dell’ANSA non potevano avviare collaborazioni.

Nel 2007, da poco divenuto direttore dell’ANSA, invitai Sergio Lepri a una riunione di redazione: fu una festa per tutti; e tutti gli fecero festa. In fondo, il Direttore era sempre rimasto, e sarebbe sempre rimasto, Lui.