Key4biz

Deep fake e bot, da più parti richieste pressanti per l’intervento normativo

Non solo fake news. Ma anche deep fake e bot. Per contrastare gli strumenti di disinformazione politica veicolata, in modo virale, sui social network alcuni esponenti politici chiedono un intervento legislativo.

Manzella (Mise): “Sul deep fake serve un intervento normativo”

“Un intervento normativo sul deep fake, una tecnica pericolosa che tocca la politica, la società, l’economia”. Ad auspicarlo è il sottosegretario allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella, nel corso della conferenza “La minaccia del deep fake“, organizzata da Videocittà oggi a Roma. “La politica, le istituzioni e i legislatori inseguono sempre la tecnologia. Ora a inseguire sono soprattutto gli Stati Uniti, dove il deep fake è nato e dove si teme un’interferenza nelle elezioni presidenziali del 2020″, ha spiegato Manzella. La Darpa, agenzia del Dipartimento della Difesa Usa, “sta sviluppando un programma che riconosce automaticamente i deep fake, e al Congresso c’è una proposta di legge in materia”. Anche in Italia occorre un intervento normativo, e “un nuovo modo di fare le regole”, che si sviluppi anche attraverso “un confronto costante con gli operatori”, ha evidenziato il sottosegretario. La necessità di norme ad hoc èstata condivisa da Claudio Galoppi, consigliere per gli Affari giuridici del presidente del Senato, che ha sottolineato “le conseguenze economiche ma anche sociali e culturali del deep fake, una tecnica con cui viene “completamente alterato e falsato il rapporto tra individuo e realtà”. Di fronte a questo, “da un lato servono formazione e conoscenza; dall’atro c’è la necessità di fornire un contributo, soprattutto normativo: occorre sensibilizzare anche in termini propositivi, il legislatore, per passare da un vuoto normativo a una regolamentazione efficace del fenomeno”, ha detto Galoppi. 

Rutelli: la politica intervenga contro il deep fake

Contro il deep fake, “ci aspettiamo che il 9 dicembre, nell’incontro che avremo al Senato, si possa arrivare a definire, con i nostri interlocutori parlamentari e governativi, delle regole che ci permettano di segnalare come non autentici i video che si spacciano come reali e di poterli rimuovere quando si tratta non di satira, ma di falsificazione della realtà”, ha affermato Francesco Rutelli, presidente di Anica e di Videocittà, al margine della conferenza “La minaccia del deep fake“.

“Per la prima volta in Italia si tiene un convegno sul deep fake, una tecnica con cui si supera San Tommaso (‘se non vedo, non credo’), perche’ non basta piu’ vedere per poter credere”, ha affermato Rutelli. In ballo c’è “la manipolazione delle immagini e delle identità stesse delle persone”, ha evidenziato. “Per questo occorre anche innalzare la consapevolezza dei cittadini, l’essere sia meno ingenui nel diffondere immagini di sé che possono essere usate in modo perverso o perfido, sia stare piu’ attenti a cio’ che vediamo, innalzando il livello della coscienza critica”.

Ciardi (Polizia postale): “Deep fake si presta a crimini gravissimi”

Il deep fake, cioè la nuova tecnica che sfrutta l’intelligenza artificiale per sovrapporre il volto di una persona a un’altra ripresa in un video, “può essere usato per tanti scopi criminali gravissimi, nel mondo politico ma anche finanziario”. Lo ha detto Nunzia Ciardi, direttrice del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, intervenendo alla conferenza sul deep fake. “Le aziende negli ultimi anni sono preda di truffe informatiche sempre piu’ sofisticate e in alcuni casi milionarie, portate avanti usando il social engineering, ad esempio con email che sembrano inviate dall’amministratore delegato dell’impresa”, ha spiegato Ciardi. “Con il deep fake, si potrebbe arrivare a simulare una videoconferenza dall’ad”. Ad oggi il 96% del deep fake si concentra nel mondo del porno, ma i rischi di questa tecnica “non vanno sottovalutati“, prosegue il capo della PolPost. “Siamo abituati a chattare con persone a cui attribuiamo l’immagine che vediamo in una foto, rischiando di incappare, ad esempio, in una truffa sentimentale. Attribuiamo credibilita’ alle immagini che vediamo, mala tecnologia – rileva – riesce ingannare i nostri sensi, e il deep fake è un’evoluzione che rende ancora più deflagrante questo impatto”. In un tale contesto, “va reso sufficientemente sicuro l’ecosistema digitale, e ciò spetta alle istituzioni, alle grandi aziende e alle forze come la PolPost, ma è necessario che anche il singolo cittadino sia culturalmente attrezzato e preparato”.

Marattin (ItaliaViva): “Petizione online per chiedere l’apertura di profili social con documento di identità”

Ha colto la proposta del regista Gabriele Muccino e l’ha trasformata in una petizione onlineper chiedere l’apertura di profili social con documento di identità”. L’iniziativa è di Luigi Marattin, deputato di ItaliaViva: “Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo con un valido documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così”, ha annunciato su Twitter.

Exit mobile version